CAPITOLO 43

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VICTORIA

Ci eravamo baciati. Anzi, ero stata io a baciarlo.

Desideravo farlo da quando lo avevo visto scendere dalla sua auto, da quando si era anche solo avvicinato a me. Mi ero fatta prendere dall'istinto, da tutta la mia irragionevolezza, ma non avrei cambiato pensiero su di noi. In questo momento, Richard doveva tornare a New York senza di me.

Sentivo di dover restare a Conway ancora qualche giorno. La mia mente mi stava pregando di farlo, di non tornare ancora alla mia vita e di provare a usare questi ultimi momenti solo per me stessa.

Quindi al mio fianco non doveva esserci nessuno, nemmeno lui.

Passai quasi tutto il viaggio di ritorno dal Monte Washington con la testa inclinata contro il finestrino. Decisi di dormire anche un po', sentendo le tempie pulsare a causa del dolore. Qualche lacrima scorreva di tanto in tanto lungo il mio viso. Rapidamente cercavo di asciugarle in modo che nessuno potesse notarle.

Durante il tragitto, osservavo Richard seduto a qualche sedile più avanti al mio. Si reggeva il viso con la mano mentre fissava silenziosamente il paesaggio che scorreva velocemente di fronte agli occhi.

«Stai bene?» mi chiese Leila, mettendosi accanto a me e sostenendosi con le mani allo schienale della seduta davanti a lei.

«Vorrei stare meglio» parlai, non smettendo di guardare Richard.

«Perché non vai da lui?»

«Non lo so» abbassai lo sguardo sulle mie mani che non smettevano di torturarsi a vicenda. Mi sentivo così spaventata e confusa allo stesso tempo, che non sapevo cosa fare. «È difficile da spiegare.»

«Posso immaginarlo» mi sorrise «Ma ricordati che ha viaggiato tante ore per raggiungerti da New York fino a Conway e si è fatto tutti questi chilometri di escursione per starti accanto. L'hai visto mentre camminava immerso tra boschi, alberi e tutti quei sentieri? Nonostante le tante lamentele che bisbigliava sottovoce, ha comunque deciso di non fermarsi mai. E ha fatto tutto questo solo per te.»

«Richard non ama tanto questi posti così verdi» sorrisi spontaneamente.

«Però ama te.»

E io lui. Questi giorni lontani da Richard mi avevano fatta capire quanto realmente fossi innamorata. Quello che provavo era tutto vero, era amore.

Avrei voluto urlarglielo addosso, fargli sapere che era stato capace di prendersi anche quell'unico pezzo del mio corpo che cercavo sempre di proteggere da tutto e tutti. Richard Cooper era diventato il vero e unico proprietario del mio cuore. Il suo nome era inciso su di esso, e niente e nessuno sarebbe riuscito mai a cancellarlo.

«È stata veramente una bellissima giornata. Sono contento di avervi accompagnato in questo viaggio e spero che, in futuro, voi decidiate di ritornare a intraprendere una nuova avventura insieme alla nostra agenzia. Mi auguro di rivedervi tutti» concluse, sorridendoci apertamente.

Una volta giunti a casa ringraziai Sam e Leila. Mi diressi nella baita ignorando il fatto che Richard si trovasse ancora qui. Volevo che se ne andasse. Probabilmente se avessi continuato a mostrarmi così distaccata da lui, sarei riuscita a farlo tornare a New York.

Avremmo parlato, solo non adesso.

Entrai in casa e poggiai lo zaino che avevo portato con me sul pavimento. Mi avvicinai subito al camino e infilai la legna per accenderlo e riscaldare tutto il soggiorno. Il cielo si stava incupendo di nuvole nere, preannunciando sicuramente l'arrivo di un forte temporale.

Anima di GhiaccioWhere stories live. Discover now