CAPITOLO 21

3.1K 145 58
                                    

VICTORIA

Non ero proprio pentita di questo viaggio di lavoro, in fin dei conti mi sarei allontanata dai miei genitori e da New York per un paio di giorni. Ma mi stavo rendendo conto che avrei dovuto passare tanto tempo con lui.

Ricontrollai un'ultima volta tutte le cose nella valigia e girai la cerniera cercando di chiuderla. Feci un po' di pressione con tutto il corpo e la chiusi, poggiandola con le ruote sul pavimento.

Valigia pronta e casa in ordine.

Prima di fare un ultimo giro in tutte le stanze, sentii il mio telefono squillare. Lessi il nome di Richard e risposi alla chiamata. «Ciao, tra poco parto da casa» lo avvisai, mentre chiudevo la manopola del gas da sotto i fornelli «Se non trovo traffico non dovrei metterci molto.»

«Non è necessario» sentivo che fosse già in macchina «Sto venendo a prenderti.»

«Avevamo detto di vederci direttamente in aeroporto.»

«No, tu l'hai detto non io» precisò «È inutile andare con due macchine. Sono già nel tuo quartiere, cinque minuti e arrivo.»

Chiusi la porta a chiave e scesi, trovando Richard uscire dalla sua auto e avvicinarsi al portabagagli. «Ogni volta che ti vengo a prendere mi fai aspettare sempre di più» prese la mia valigia.

«Sei già scontroso di prima mattina?» dissi, attendendo che richiudesse il cofano.

«Tu mi sembri molto felice o sbaglio?»

Tutto sommato non si sbagliava affatto.

Allontanarmi dai miei genitori era la cosa migliore che, in questo periodo, mi potesse mai capitare. Avevo colto immediatamente l'occasione di partire per Londra, probabilmente non mi sarebbe mai ricapitare una cosa del genere.

«Sono contenta di partire.»

«Ti ricordo che stai partendo con me» disse, rimanendo poggiato con il palmo sul cofano dell'auto e un con sorrisetto sulle labbra «Sei sicura di pensarla ancora allo stesso modo?»

«Conviene andare» sollevai la manica del cappotto, fingendo di leggere l'orologio e ignorando la sua domanda «Prima andiamo e meglio è.»

Non insistette ma potei notare un ampio risolino fuoriuscire dalla sua bocca.

Raggiungemmo l'aeroporto, cercammo il nostro gate ed effettuammo tutti i controlli necessari per l'imbarco. Rimasi molto contenta nell'accorgermi di essere capitata proprio nel posto vicino al finestrino.

Conoscendomi avrei fatto di sicuro qualche foto.

«Pensavo avessi paura dell'aereo» affermò, probabilmente ricordandosi di quanti pianti facevo da bambina ogni volta che partivamo insieme ai miei genitori.

«Sono riuscita a superare la paura dell'altezza» presi le cuffie, decisi di mettere Save Your Tears e mi immersi nella lettura del libro che avevo portato da casa.

Richard mi toccò il braccio, interrompendo quella tranquillità durata solamente un secondo. «Abbassa la musica, Fiamma» mi chiese «Vorrei dormire e non riesco se tiene il volume così alto.»

«Be', non è un mio problema» feci un finto sorriso, rimettendo la cuffia nell'orecchio.

Mi tolse la cuffia, allontanandola da me. Gli tirai il braccio sperando decidesse di restituirmela. «Ridammela» dissi, raggelandolo con lo sguardo. Quanto avrei voluto togliergli quel ghigno sodisfatto dal viso.

«Abbasserai il volume?» si sporse nella mia direzione. Il suo fiato di menta si impresse sulle mie labbra e dovetti passarmi la punta della lingua su di esse che erano diventate fin troppo secche.

Anima di GhiaccioWhere stories live. Discover now