CAPITOLO 11

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VICTORIA

Con la testa che non smetteva di pulsare, bevvi l'ultimo sorso di vino e ripoggiai il bicchiere oramai vuoto sul tavolo. Stavamo bevendo da troppo e il tempo sembrava correre molto lentamente.

La bottiglia era interamente vuota e il caldo si stava impadronendo di me. «Il vino è finito e forse abbiamo esagerato un po' troppo» giocherellai con l'etichetta della bottiglia, iniziandola a strappare in piccoli pezzi.

«No, dai. Io sto una meraviglia» teneva il palmo della mano poggiato sulla guancia per reggersi il viso. Aveva le guance rosse e gli occhi iniziavano ad essere lucidi e rossi di stanchezza.

«Ma se non riesci nemmeno a stare dritto» lo presi in giro, dandogli un lieve spintone con la mano e facendogli perdere quel poco di equilibrio che aveva. Mi incenerì con gli occhi, lasciandosi successivamente contagiare dalla mia risata.

Era veramente una rarità vederlo ridere in quel modo.

«Comunque sei bugiardo» gli puntai un dito davanti alla faccia «Avevi detto che non mi avresti fatta ubriacare.»

Ritirò il corpo all'indietro e divaricò le gambe, piantando per bene i piedi sul pavimento. Lo guardai, per davvero, abbandonandomi ai suoi occhi che non smettevano di incendiare la mia pelle.

«Non è colpa mia, se non riesci nemmeno a reggere due bicchieri di vino» sfiorò la mandibola con la mano, mordendosi l'interno della guancia.

«Be', in effetti non hai tutti i torti» incrociai le braccia sul tavolo, adagiandoci la testa sopra «Però è stato il vino più buono che abbia mai assaggiato in tutta la mia vita.»

Si sporse in avanti e mi tolse una ciocca di capelli dagli occhi. Non si allontanò subito ma rimase a giocherellarci e a intrecciarsela tra le dita.

Era silenzioso, anche fin troppo.

«Sai, stavo pensando ad una cosa» allontanò la mano e attese che mi rimettessi dritta per ascoltarlo «Siamo cambiati, tu non credi?»

«Intendi, il nostro rapporto?»

«Sì» annuì con la testa «Guardaci, siamo entrambi ubriachi e ancora non stiamo litigando. Ho sempre pensato che la vita fosse imprevedibile ma non pensavo che potesse arrivare fino a questo punto. Potrei anche pensare che stiamo persino diventando buoni amici.»

«Noi due, amici? Sul serio?» scoppiai a ridere «In realtà, non credo sia cambiato molto. Reputo il mio sentimento nei tuoi confronti quasi sempre lo stesso. Sei abbastanza irritante e continuerò a reputarti uno stronzo anche quando, raramente, ti comporti bene con me.»

«Sono un grandissimo stronzo, non posso darti torto» fece spallucce, poggiando un gomito sul ripiano per avvicinarsi a me «Penso tu abbia ragione. Molte volte anche io ti reputo insopportabile, Fiamma

«Visto? Il nostro rapporto non sarà mai diverso, Richard Cooper» mi alzai dalla sedia, percependo la stanza intorno a me girare, e poggiando i bicchieri ormai vuoti dentro la lavastoviglie.

Non contestò la mia opinione sebbene notassi che stesse pensando a qualcosa ma che fosse indeciso se dire oppure no. Mantenendo gli occhi puntanti sulla mia figura ancora alzata, mi seguì e camminò verso di me.

Indietreggiai, sentendomi sovrastata da lui, e toccai con il bacino il tavolo dietro la mia schiena. Afferrai con entrambe le mani il bordo come per reggermi e rimasi in silenzio, attendendo che fosse lui a parlare.

«Riflettendoci bene, qualcosa è cambiato» sussurrò, adagiando i palmi dietro di me e bloccandomi tra lui e il tavolo.

I brividi in tutto il corpo mi fecero tremare sotto il suo sguardo. Il cuore batteva così intensamente che temetti di sentire il mio petto lacerarsi d'improvviso.

Anima di GhiaccioWhere stories live. Discover now