CAPITOLO 32

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VICTORIA

Quanto era bella New York ricca di neve? Amavo tutto ciò.

Va bene, era il primo natale senza la mia famiglia, ma quando partivo con loro e quella di Richard eravamo obbligati a passare le vacanze in luoghi caldi e molto afosi. Natale al mare, che cavolo di senso aveva? Semplice, nessuno.

Quindi, tutto sommato, distaccarmi da loro aveva avuto anche i suoi vantaggi. Potevo godermi questa città nella sua vera natura. E poi c'era Central Park, ornata di alberi innevati, laghi ghiacciati e tutto il verde completamente coperto dal bianco.

In molti stavano già iniziando a spalare le strade per renderle nuovamente agibili alle macchine rimaste bloccate e ai vari pedoni. Per nostra fortuna il parco era vicino alla pista di pattinaggio, quindi riuscimmo a raggiungerlo senza alcun problema.

«Giuro che non pattinerò mai più» affermò Richard, toccandosi ancora il retro del capo «Sono distrutto.»

«Hai preso davvero una bella caduta» presi i guanti dalla tasca per indossarli. Mi inginocchiai, presi un po' di neve e la modellai tra le mani cercando di realizzare una pallina. Non ci misi molto per voltarmi e tirargliela dritta sul petto.

Si scrollò i riesumagli di neve, fissandomi sospettoso. «Prima il pattinaggio, poi mi attacchi con la neve» fece una pausa breve «Stai cercando veramente di farmi fuori?»

Ne raccolsi ancora, facendo lo stesso procedimento di prima. Questa volta però sbagliai involontariamente la mira, centrando in pieno il suo viso. Risi così tanto da sedermi completamente a terra. «Scusa, io...» mi trattenni «Non è stato volontario, giuro su quello che ho di più caro.»

«Questa me la paghi» rapidamente mi prese in spalla, iniziando a incamminarsi chissà dove. Provai a pizzicargli la schiena, ma il tessuto troppo spesso del suo cappotto non mi permetteva di raggiungere direttamente il contatto della sua pelle. Mi premeva il retro delle cosce, abbandonando che i suoi pollici mi accarezzassero.

«Dove mi stai portando?» mi sollevai di poco «Se hai intenzione di ributtarmi nel lago voglio già anticiparti che non potrai farlo. È completamente ghiacciato.»

«Non è un problema. Troverò sicuramente un altro modo per vendicarmi, Fiamma.»

Si addentrò in una via completamente immersa nella natura. Gli alti alberi ci accerchiavano, realizzando una sorta di bosco indipendente a tutto il resto del parco. Richard si fermò sui suoi stessi passi e sistemò una mano sulla mia schiena per farmi scendere e rimettere a terra.

Con una sola presa, mi bloccò i polsi e raccolse un po' di neve lasciandola ricadere sui miei capelli. Mi dimenai, tra una risata e un'altra, non riuscendo a liberarmi dalla sua stretta fin troppo forte per me. «Ora siamo pari» dissi, notando che non avesse mollato la presa.

Mi sporsi in avanti, senza nemmeno rendermene conto, e capovolsi le posizioni finendo a cavalcioni su di lui. «Questo è solo l'inizio di tutto» dichiarò, scuotendo il capo e rilassando le braccia sulla neve. I suoi palmi rimanevano aperti su quella morbidezza bianca in modo da tenere la schiena dritta e il viso a poca distanza dal mio.

Ah, ero sopra di lui.

Sollevai le ginocchia per spostarmi ma la sua mano mi immobilizzò. Mi obbligò a rimanere seduta sulle sue gambe mentre faceva di tutto per non perdermi di vista. «Credo che...» mi soffermai non sapendo realmente cosa dire.

«Credo che tu abbia ragione» i nostri nasi si urtarono, congedando ogni parola morire lentamente dentro la gola.

Mi rendeva così tanto indifesa da farmi odiare e amare allo stesso tempo quella sensazione. Mi contornò il labbro prima superiore e poi inferiore con il pollice. Desiderava avventarsi sulla mia bocca mentre io sognavo che si sbrigasse a farlo.

Anima di GhiaccioWhere stories live. Discover now