Capitolo 37

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La casa di Chirone non era un palazzo e, rispetto alle altre case della città non era nemmeno particolarmente grande. Pirenea notò anche che non era situata in un quartiere ricco e non era sorvegliata come lo sarebbe normalmente il castello di un re. Ci pensò un attimo e realizzò che Chirone era un guerriero e un veggente rispettato e temuto da tutti, solo un Dio o una persona particolarmente stupida avrebbero potuto pensare di affrontarlo o di fargli del male; quindi, era logico che non avesse guardie davanti a casa sua.
"Chi può proteggerlo meglio di sé stesso" borbottò Pirenea tra sé e sé.
La guerriera si avvicinò alla casa, che era fatta di legno e attraversata dalle piante proprio come tutte le altre. Non sapeva se dovesse bussare o entrare direttamente, ma non fece in tempo a prendere una decisione, che la porta si spalancò ed Equimante uscì con un sorriso.
"Pirenea, che piacevole sorpresa" esclamò entusiasta "in realtà non è proprio una sorpresa, stavo parlando con papà... voglio dire, con Chirone e lui mi ha detto di uscire a chiamarti, al che ho pensato: ma come fa a sapere che sei qui! Avrà un udito e un olfatto spettacolari, forse ereditati da nonno Crono chi lo sa. Comunque, sono andato e proprio mentre venivo qui ho realizzato che lui non ha bisongno di avere un udito straordinario per capire che sei alla porta perché lui è un veggente, quindi probabilmente sapeva che eri tu perché glielo avevano detto le stelle o i pianeti, o un qualche astro del cielo. Ma prego, cosa ci fai ancora qui davanti alla porta? Accomodati."
"Grazie, suppongo" disse Pirenea a cui la parlantina di Equimante non era affatto mancata.
Entrò nella casa, ma il centauro non la seguì.
"Papà mi ha detto che non potevo venire con te, che doveva parlarti da solo. Lo troverai nel suo studio in fondo al corridoio a destra."
Pirenea gli fece un cenno col capo e lui richiuse la porta, rimanendo fuori. Il corridoio era scarsamente illuminato, un po' sinistro per dirla tutta, e questo non piaceva alla ragazza che, per istinto, mise una mano sull'elsa della spada. Pirenea si fece coraggio e si incamminò. Non si sentiva nemmeno un rumore, anche i suoi passi erano attutiti dal soffice manto d'erba che ricopriva il pavimento. La guerriera affrettò il passo per superare il più in fretta possibile quel corridoio e, senza nemmeno prendersi la briga di bussare, irruppe nella stanza indicatole da Equimante poco prima.
Chirone aveva il manto argenteo, così come anche i capelli e la barba. Aveva delle rughe agli angoli della bocca e degli occhi che lo facevano sembrare vecchio, ma il suo torace era possente e muscoloso, come lo è quello di chi è nel fiore degli anni. Aveva una faretra e un arco di bronzo appesi alla schiena e al suo fianco pendeva una grossa spada tempestata di pietre preziose. Chirone guardava Pirenea in modo calmo e pacato, stando in piedi accanto a quella che sembrava essere una scrivania riempita di oggetti strani e indefinibili, ma quasi tutti fatti d'argento.
"Pirenea, benvenuta" la accolse lui a braccia aperte.
"Mastro Chirone, per me è un onore incontrarvi" disse Pirenea, esibendosi in un inchino.
"Piccola mia, io non sono umano, non serve che mi dai del voi o che ti inchini al mio cospetto" la guerriera si raddrizzò subitamente, sentendosi un po' stupida.
Rimase in piedi di fronte al centauro e sentì di dover dire qualcosa:
"Grande Chirone io sogno fin da quando sono piccola di incontrarti. Tu hai allenato i migliori eroi e in cuor mio speravo che un giorno potessi prendere anche me sotto la tua ala, ma il tempismo con cui ti ho incontrato è davvero pessimo perché un'altra missione mi è stata affidata."
"Io non ti ho fatta venire qui per allenarti come all'epoca feci con Achille" disse il centauro "perché tu sei già una guerriera e io non avrei nulla da insegnarti, ma prima che io ti parli di questo, prego raccontami di più su questa tua missione."
Pirenea non sapeva da dove cominciare, se dall'inizio, quando era partita con Soccante, o più avanti, da quando Cleopas le aveva fatto l'incantesimo. Infine, decise di rimanere sul vago per risparmiare tempo.
"Cerco una persona che ho perso viaggiando in questi insipidi boschi."
"Una persona" commentò Chirone "si tratterebbe di tuo marito o di un tuo amante?"
"Assolutamente no mastro Chirone, sto solo parlando del principe che servo al regno di Animalia." Il centauro sembrò soddisfatto dalla risposta.
"Veniamo a noi" le disse "devi sapere che in questa foresta addirittura alcuni alberi parlano. Per Zeus, sono tutti dei gran chiacchieroni come il mio santo figlio Equimante! Ti dico questo non tanto per metterti in guardia dai pettegolezzi delle driadi, le ninfe della foresta, ma perché mi sono giunte voci su di te. Mi sono state raccontate alcune tue imprese, voci che si sono sparse un po' ovunque nella foresta, a dir la verità."
Pirenea rimase in silenzio, non sapeva dove Chirone volesse andare a parare.
"Mi hanno raccontato che sei uscita viva dalla dimora di quel farabutto di un Cleopas, il ladro più rinomato di questa foresta..."
"Non è stata proprio una grande impresa a dir la verità" borbottò Pirenea.
"... e del tuo duello con Barsabas, uno dei guerrieri più temuti da chi abita nelle aride terre a Est. Per un po' nessuno ti ha rivista e io ho perso le tue tracce, ma ecco che mio figlio con le sue grandi doti da cacciatore è riuscito a scovarti in un angolo oscuro di questa foresta, con le mani sporche del sangue di sei cacciatori e il cuore che ti doleva per la sorte di Pegaso, il cavallo alato."
"Ad essere onesti ne ho uccisi solo quattro, sono stati Equimante e gli altri centauri a uccidere gli altri due" Chirone sorrise.
"Sei anche modesta, hai tutte le carte in regola per diventare un'eroina ed è per questo che ti ho convocata quest'oggi in casa mia."
"Vuoi farmi diventare un'eroina?" domandò Pirenea confusa, visto che poco prima Chirone le aveva detto di non aver più nulla da insegnarle.
"No, non un'eroina nel senso che pensi tu, ma qualcosa di molto meglio" disse Chirone con un gran sorriso "voglio farti diventare una principessa!"
Pirenea pensò subito a Soccante e per poco non le venne un colpo, era mai possibile che i centauri l'avessero trovato nella foresta e ora volessero portarlo da lei?
"Vedi" continuò Chirone "tu hai la stoffa della guerriera e sei anche una bella ragazza. Hai tutte le carte in regola per sposare mio figlio, Equimante" tutte le speranze di Pirenea si spensero in un baleno.
"Gliene ho parlato" aggiunse il centauro "e lui ha ammesso che tu gli piaci molto, inoltre il vostro matrimonio avverrebbe sotto la benedizione di Saturno, il che non è una cosa scontata, quindi che te ne pare?"
"Ammetto che l'idea non mi aveva sfiorata nemmeno da lontano" disse Pirenea, ma si accorse dall'espressione di Chirone che era stata un po' troppo diretta nel dirlo "sì, insomma, io sono una guerriera, un'avventuriera, un lupo solitario, non sono fatta per una vita da principessa sedentaria, credo."
"Oh andiamo Pirenea, tu rimani una donna e non puoi sperare in un miglior partito di mio figlio, lui saprà proteggerti e ti porterà carne di qualità dalle sue battute di caccia, che potrai cucinare con allegria" Chirone lo aveva detto come fosse la cosa più naturale del mondo e questo fece infuriare Pirenea.
Tutti noi sappiamo che quando la nostra guerriera si arrabbia, sarebbe capace di tagliare la testa a un rinoceronte con un cucchiaino. Questa volta però si ricordò chi aveva di fronte, quindi riuscì a controllare la rabbia.
"Anche se fosse" disse un po' più acida di prima "lui è un centauro, io sono umana, non riesco a concepire come la cosa possa funzionare."
"Non preoccuparti per questo, non è forse vero che Pasifae, la moglie di Minosse, giacque con un toro?"
"E non è forse vero che da quell'unione nacque un mostro che mangiava fanciulli innocenti?" domandò Pirenea, stizzita.
Chirone rimase in silenzio. Ora non sorrideva più.
"Quello che voglio dire" continuò la ragazza "è che questa non è la vita che fa per me, nonostante tutti gli agi che mi puoi promettere, io sono una ragazza che vive per l'avventura, non per vivere la vita da principessa sedentaria e nullafacente" strane queste parole dette da chi sta disperatamente cercando un principe in una foresta incantata, vero?
La verità è che Pirenea non escludeva davvero l'idea di sposarsi e avere una famiglia un giorno, solo che non voleva farlo con Equimante e la sola idea la nauseava. Lo immaginava già di rientro da una giornata di caccia che le raccontava ogni dettaglio di quello che gli era successo quel giorno, anche delle cose più irrilevanti e lei avrebbe dovuto ascoltare quel monologo tutta la sera, tutte le sere, con la malinconia di non poter essere lei quella che era partita per la battuta di caccia.
"Ho capito" disse Chirone richiamando Pirenea alla realtà "ed è proprio per questo che mi sono preso la libertà di organizzare un torneo a cui mio figlio parteciperà per dimostrarti quanto è forte." Pirenea era esasperata, Chirone non capiva che lei non aveva bisogno di un uomo che la proteggesse. Lei non era fatta per vivere la vita come una damigella in pericolo, anzi, Pirenea era piuttosto colei che metteva le damigelle in pericolo, ma questo sembrava che il centauro non volesse proprio capirlo.
"Sei molto gentile ad aver organizzato questo torneo per me, ma come ho già detto non sono interessata e ho una missione abbastanza urgente che mi aspetta."
"La tua missione aspetterà ancora allora" tagliò corto il centauro, stizzito, ma poi corresse il suo tono e con voce più gentile aggiunse "almeno fino alla fine del torneo che si svolgerà questo pomeriggio."
Pirenea aveva capito che Chirone non avrebbe lasciato perdere e pensò con rammarico che avrebbe dovuto rimandare ancora di qualche ora la ricerca di Soccante.
"Posso partecipare anch'io al torneo?" domandò quindi la ragazza al centauro, ma quello scoppiò in una sonora risata.
"Una donna che partecipa ad un torneo, questa sì che è bella! No cara, tu rimarrai con me al sicuro sugli spalti e manderò delle driadi a casa tua così che ti aiutino con la scelta del vestito."
Pirenea si voltò e fece per andarsene, ma la voce di Chirone la interruppe.
"Ripensandoci" le disse "rimarrai in questa casa con me e andremo insieme al torneo. Sai, vorrei evitare che capitassero spiacevoli inconvenienti quali la fuga di una futura principessa." Chirone sorrise, ma dietro quel sorriso c'era qualcosa di freddo e Pirenea non poté fare a meno di sentirsi in trappola.

La lira di ApolloWo Geschichten leben. Entdecke jetzt