Capitolo 9

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Rimase muta, con la mano sulla spada e tutti i sensi in allerta, pronta a scattare in qualunque momento. Ogni fruscio, che fosse causato dal vento o dallo spostamento di un animale nella foresta, la faceva sobbalzare. Pirenea non capiva che cosa fosse quella creatura, ma ascoltando attentamente il suono che produceva quando si spostava, capì che ce n'era più di una. I loro passi erano pesanti e irregolari, come fossero tutti zoppi. D'un tratto uno di loro parlò e con una voce rauca, che sembrava più un grugnito che altro, disse:
"Legna, accendiamo un fuoco" qualcuno eseguì l'ordine.
La guerriera si ritrasse ancora di più nell'ombra quando la luce del fuoco inondò lo spiazzo d'erba. Poi, piano piano si sporse per vedere meglio cosa fossero quelle creature. Nani. Pirenea aveva sentito parlare molto di nani, erano burbere creature molto violente che lavoravano tutto il giorno. Quando raggiungevano l'età di otto anni mostravano già lineamenti da vecchio. Quando ancora abitava ad Atene, la guerriera aveva sentito dire dell'esistenza di una comunità di nani in un luogo lontano. Questa comunità si faceva chiamare Pigmei, se ricordava bene.
Pirenea contò otto nani barbuti seduti attorno al fuoco e finalmente iniziarono a parlare:
"Cosa ci facciamo qui? Dovremmo continuare a camminare finché le gambe reggono e le
bestie di questa foresta maledetta dormono" commentò uno di loro, che aveva i baffi legati in due strette trecce che gli scendevano sul mento.
"Invece dobbiamo riposare" ribatté quello che aveva acceso il fuoco.
"E se invece tornassimo indietro da tutta la comunità?" propose un terzo nano.
"Tornare indietro a mani vuote? Preferisco morire" affermò il nano con la barba intrecciata.
"Ma... si dice che gli umani dei regni vicini siano entrati nella foresta alla ricerca della lira di Apollo. Nessuno di noi è al sicuro finché quei mostri si aggirano nei dintorni!" sussurrò il terzo nano.
"Da che io ricordi nessun umano è mai sopravvissuto in questi boschi o è mai stato in grado di maneggiare uno strumento divino senza crearsi dei problemi; dunque, penso che non saranno un problema" ridacchiò il primo.
"Come mai sono alla ricerca della lira?" si interessò il nano che aveva acceso il fuoco.
"A quanto pare un'epidemia si sta diffondendo in uno dei due regni e per salvare la città, devono recuperare lo strumento di Apollo, così il re ha offerto la mano di sua figlia al primo di loro che sarebbe tornato con la lira" spiegò il primo "o almeno così mi ha detto quell'umano che è capitato nella nostra comunità prima che lo uccidessi" concluse, ridendo.
"Barsabas hai ucciso un umano!" esclamò uno degli otto nani.
Quello chiamato Barsabas ridacchiò e i suoi lunghi baffi vibrarono.
"Proprio così! Quell'uomo è morto per conquistare la mano di una principessa, che impresa sciocca."
"L'uomo che stiamo cercando" chiese il terzo nano "pensate che sia uno di loro? Che ci abbia rubato il..."
"Shhhhh, abbassa la voce!" esclamarono i suoi compagni, guardandosi attorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno ad ascoltarli.
Pirenea trattenne il respiro per paura che la sentissero ansimare e si irrigidì nel tentativo di stare completamente immobile.
"...pensate che ci abbia rubato il bracciale per conquistare il cuore della principessa?" sussurrò l'altro.
"Non dire sciocchezze, nessun umano avrebbe potuto rubare quel bracciale, si tratta sicuramente di una creatura più potente." rispose un altro nano.
"Come facciamo a trovarlo se è così potente?" insistette il terzo nano. Al che, Barsabas rispose:
"Seguendo le tracce chi il ladro ha lasciato dietro di sé, sembrerebbe che dobbiamo seguire questo sentiero e io so per certo che alla fine troveremo una torre."
"Una torre?" chiesero gli altri.
"Proprio così, gira voce che questa creatura sia un ladro professionista, tant'è che una notte si intrufolò nel regno di un re particolarmente ricco, ma al posto di prendere le sue ricchezze, gli rubò direttamente una torre del suo palazzo."
"Ma come fece a rubare una torre e sparire con essa senza che nessuno se ne accorgesse?"
"Questa creatura sembra avere Ecate, potente Dea dell'oscurità, dalla sua parte, si tratta quindi di qualcosa dalle capacità mistiche" spiegò Barsabas "come credete che abbia potuto fare a rubarci il bracciale, se solamente noi, popolo dei Pigmei, sapevamo dove si trovasse? Evidentemente ha la capacità di scovare le cose più introvabili."
D'un tratto un pensiero folle attraversò la mente di Pirenea. Se avesse trovato quell'essere, avrebbe forse potuto chiedergli di trovare il principe Soccante, nel caso in cui lui fosse ancora vivo, ovviamente.
"Perciò avete ragione, miei compagni, ci conviene dormire un po' perché dovremo affrontare un mostro di cui non conosciamo la natura, per riprenderci il bracciale" concluse Barsabas "voi dormite, io rimango sveglio il primo turno a fare la guardia."
I nani obbedirono e si sdraiarono sull'erba, in giacigli improvvisati. Pirenea aspettò a lungo e con pazienza prima di muoversi, sapeva che doveva arrivare prima dei nani al covo del ladro perché sennò non avrebbe avuto l'occasione di ritrovare l'uomo che amava. Perciò quando le sembrò di sentire sette differenti modi di russare, scivolò silenziosamente fuori dal suo nascondiglio. Barsabas si guardava attorno e le dava le spalle, perciò, con l'agilità offertale dall'addestramento ad Animalia, si avvicinò senza fare un suono alle spalle del nano e gli diede un violento colpo sulla nuca con l'elsa della spada. Barsabas cadde a terra con un grugnito di dolore e rimase lì disteso, privo di sensi. Un altro nano lì vicino si agitò nel sonno, ma non si svegliò.
Pirenea imboccò dunque il sentiero che avrebbero preso i nani al loro risveglio e lungo la strada, per alcuni giorni, viaggiò schivando vari pericoli e fermandosi solo lo stretto necessario. Il suo cuore le diceva che Soccante era ancora vivo e che presto l'avrebbe ritrovato grazie a quel ladro.

La lira di ApolloWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu