Capitolo 8

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Mentre i nostri improbabili eroi erano alla ricerca della lira che avrebbe permesso di salvare la vita della dolce principessa Filomena, lei passava le sue giornate a letto a crogiolarsi nella disperazione perché temeva che quell'infezione la rendesse meno bella. La malattia era inarrestabile e più si diffondeva, meno forze aveva Filomena, ma questo non la preoccupava tanto quanto il suo aspetto. Si ritrovò ad avere mani e piedi neri come la pece e la povera ragazza capì che le sue uniche possibilità fossero la preghiera e la speranza.
A questo proposito, il sacerdote Smarrante le recava visite quotidiane, nonostante anche le sue condizioni peggiorassero di continuo. Principessa e Sacerdote si chiudevano in camera per ore e pregavano insieme affinché gli Dei concedessero loro più tempo sul nostro mondo. Le preghiere però si rivelarono essere inutili, forse perché erano state fatte da un Sacerdote che non sapeva pregare, oppure perché la principessa continuava a mentire alle infermiere riguardo il suo stato di salute e questo non piaceva agli Dei. Sta di fatto che non ricevettero mai nessun segno e nessuna risposta alle loro preghiere e probabilmente il problema prendeva origine dai loro sacri rituali che tanto sacri poi non erano.
Un giorno, quando le infermiere dovettero uscire dalla stanza di Filomena perché Smarrante doveva iniziare l'ennesimo rituale, Bisante intercettò una di loro:
"Come sta la principessa?" le domandò, tristemente.
"Sembra stare ogni giorno sempre peggio, mio signore" rispose lei, con gravità.
Bisante decise dunque che doveva fare qualcosa al riguardo, perché spesso quando i figli stanno male per qualcosa, sono i genitori a soffrirne più di tutti. Si recò dunque da una vecchia megera in città, che si guadagnava da vivere offrendo i suoi doni di veggenza a chi ne avesse bisogno. Una ciarlatana, insomma.
La donna non aveva né marito né figli, era vecchia, gobba e con una cortina di capelli grigi che le ricadevano disordinatamente sulle spalle. Non la si vedeva molto spesso in città, ma girava voce che chiunque avesse la sventura di incrociarla per strada mentre camminava col suo bastone da passeggio, poteva stare certo che la sua ora fosse vicina. Chiaro, era solo una leggenda inventata dai ragazzini per spaventare i loro fratelli minori, ma ciò non toglie che la gente cercava di evitarla il più possibile e quando la vedeva al mercato, cambiava subito strada.
La maggior parte dei cittadini non credeva che la donna avesse un qualche potere straordinario e quasi tutti sapevano che fosse un'impostora. Ma quando le persone soffrono o sono disperate, spesso anche i loro ideali vengono a cadere e questi erano il genere di clienti che andavano da lei per farsi leggere la mano, oppure le carte, o, se pagavano una buona somma, per dare un'occhiata nella sfera di cristallo.
La donna si chiamava Dimitrea e non appena Bisante bussò alla sua porta, gli venne un dubbio e si chiese se stesse facendo la cosa giusta.
"Avanti" gracidò una voce dall'interno.
Il re si fece coraggio e spalancò la porta con decisione. Uno sgradevole odore misto di candele bruciate e pelliccia umida gli invase le narici. Bisante avanzò nella minuscola casetta dove alloggiava la vecchia e per poco non inciampò in un tavolino basso che non aveva visto al buio. Appena la sua vista si fu abituata, riuscì a riconoscere la veggente seduta su una poltrona al centro di quello che sembrava essere un piccolo salotto pieno di spazzatura.
"Salve signora Dimitrea" esordì lui.
"Da quanto tempo, sire, vi stavo aspettando" disse lei "non ci vediamo da tanti anni, da quando servivo a corte come amante reale, se non sbaglio" Bisante divenne rosso dalla vergogna, sperava che Dimitrea non si ricordasse di quella storia.
"Sì, insomma, eravamo entrambi giovani..."
"Se non ricordo male" lo interruppe lei "alla fine voi mi buttaste fuori da corte senza un soldo in tasca."
"Avevo una moglie..."
"E anche diverse amanti" commentò Dimitrea, acerba.
Era vero, in gioventù Bisante aveva avuto molte avventure con molte donne. In seguito, sua moglie era morta dando alla luce la piccola Filomena e il re si era ritrovato a doversi occupare di una bambina; perciò, aveva rinunciato a qualunque cosa per lei.
"Ho una figlia adesso" fu l'unica cosa che gli venne da dire.
"Ne sono a conoscenza, siete il re" rispose la vecchia, con calma "cosa posso fare per voi?" Bisante aveva molta voglia di rispondere che non gli serviva nulla, così da potersene andare, ma ora che era lì doveva farsi coraggio:
"È per Filomena, è molto malata, vorrei che la visitassi per rassicurarla sul suo futuro, dirle che andrà tutto bene e che se la caverà. Visto il tempo che passa a pregare con quel sacerdote ho come l'impressione che a queste cose crederà di più se a dirle sia una veggente piuttosto che io."
"E se la sfera di cristallo mi rivelasse il contrario, ossia che la sua ora è vicina?" domandò Dimitrea, incrociando le lunghe dita affusolate.
"Non ho dubbi che la sfera di cristallo ti dirà esattamente le stesse parole che io ho detto a te."
"Mentire" rifletté Dimitrea "non sono sicura di esserne in grado."
Bisante si mise a ridere freddamente.
"Sappiamo entrambi che una vera profezia può essere vista solo da una vera veggente. Non penso che ci sia il rischio che tu ne veda una per davvero."
"Siete venuto in casa mia per insultarmi?" domandò lei.
"È solo che non vedo quale sia il problema nel dire una bugia quando si è passata tutta la vita a mentire" La donna, oltraggiata, si alzò in piedi, si avvicinò al re e gli disse:
"Benissimo, se la pensate così mi pagherete il doppio di quello che faccio pagare ai miei clienti normalmente..."
"Ho soldi da buttare via" fu il commento del re.
"...inoltre, voi ed io onoreremo insieme i vecchi tempi, facendo quello che eravamo molto bravi a fare quando vostra moglie si isolava nelle sue stanze e voi vi annoiavate." Il re divenne ancora più pallido, ma, ricordandosi che lo faceva per sua figlia, si limitò a rispondere:
"C'è altro?" Dimitrea scosse la testa, compiaciuta.
Sorvoleremo quello che fecero i due anziani nella mezz'ora successiva e passeremo direttamente a parlare del momento in cui Dimitrea fece visita a Filomena. Mentre entrambi aspettavano pazientemente fuori dalla stanza della principessa che il rituale di preghiera giornaliero con Smarrante finisse, Dimetrea si guardava attorno commentando quanto le fosse mancato stare a palazzo.
Finalmente, il sacerdote uscì dalla stanza, con un sorrisetto sulle labbra, probabilmente era fiero di come aveva recitato una falsa preghiera quella mattina con Filomena. Quando vide il re, gli si spense subito il sorriso e se ne andò senza proferire una parola. Dimitrea entrò dunque nella stanza della principessa, facendo cenno a Bisante di rimanere fuori.
Il re pazientò per un po' mentre le due donne parlavano, finché non venne colto di sorpresa da un grido di aiuto che si levò dalla stanza di sua figlia:
"Guardie! Aiuto!"

La lira di ApolloKde žijí příběhy. Začni objevovat