Capitolo 4

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A quel che capitò in quella palude a Pirenea e ai suoi soldati torneremo più avanti, ora è il momento di parlare di un altro improbabile eroe partito per la spedizione alla ricerca della lira. Il suo nome era Neofante e altro non era che il musicante di corte a Plantea. Era di umili origini, non aveva mai viaggiato o vissuto avventure. Non aveva mai seguito studi di musica ma la sua voce e il suo saper fare con gli strumenti suggerivano che fosse stato benedetto dagli Dei. Neofante si era sempre esibito in bettole scadenti, finché un giorno non fu scoperto da un nobile del regno, che lo portò a corte. Bisante rimase talmente colpito dalla sua abilità che gli diede l'incarico di musicante di corte.
Ciononostante, dopo un paio d'anni a servizio della famiglia reale, Neofante iniziò a finire il suo registro di canzoni e a ripeterle. Il re stava quasi per buttarlo fuori dal palazzo perché divenuto troppo noioso e ripetitivo, quando dovette per forza chiuderne le porte per isolarsi dalla misteriosa malattia che invadeva la città. Noi sappiamo che la malattia si infiltrò anche a corte e conosciamo anche il seguirsi della vicenda.
Quando re Bisante annunciò al popolo che per sconfiggere l'ira degli Dei bisognava correre alla ricerca della lira di Apollo, Neofante ne vide una soluzione al suo problema. Se fosse partito per un'avventura, sicuramente ne sarebbe tornato pieno di emozioni e pieno di idee per nuove canzoni e il re non l'avrebbe più voluto buttare fuori da corte. Inoltre, l'idea di partire alla ricerca dello strumento musicale più leggendario del mondo allettava il suo cuore da musicista più di ogni altra cosa.
L'opportunità sembrava essere troppo grande per rinunciarci, ma Neofante prendeva forse troppo alla leggera la pericolosità di quel viaggio. Non erano molti quelli che riuscivano ad attraversare i boschi e arrivare fino alle montagne, perché questi erano pieni di trappole e di mostri. Neofante non se ne preoccupò molto, nonostante finora avesse sempre e solo vissuto una vita piatta, monotona e priva di pericoli, non era spaventato all'idea di partire, ma ne era entusiasta. Fu quindi l'unica persona che partì dal regno per il semplice gusto dell'avventura anziché per sposare la principessa.
Neofante si addentrò nell'insidiosa foresta senza armi (tanto non avrebbe comunque saputo servirsene) possedeva solo un coltello che portava appeso alla cinta e che avrebbe usato per tagliare radici e frutti per mangiare. Il suo primo incontro con una creatura misteriosa non fu però in un putrido acquitrino fangoso, ma in uno spiazzo libero dalla vegetazione, dove le piante non erano cresciute e quindi il sole si insinuava senza difficoltà, facendo splendere la candida erba di un colore smeraldo. Molti fiori dai colori sgargianti erano cresciuti in quel luogo e le api volteggiavano di petalo in petalo con allegria.
Neofante pensò che quello fosse un bel posto dove fermarsi a riposare, perciò si sedette con la schiena appoggiata al vecchio tronco di un albero, con lo sguardo rivolto verso quel bellissimo prato fiorito. Fu guardando quello spettacolo che gli vennero alla bocca le parole di una nuova canzone. Cantò e cantò ancora, non sentiva la voce mancargli e nemmeno la bocca seccarsi, il suo melodioso canto alleggeriva ogni cosa e lo trasportava in un mondo lontano, un mondo dove una base musicale si aggiungeva al suo canto. Mentre cantava, gli insetti aleggiavano a ritmo di musica e i fiori oscillavano al vento come se stessero ballando. Vari animali, attratti dalla melodia si avvicinarono, spuntando dal bosco circostante: le lepri saltavano in giro per il prato, rincorrendo le api che ronzavano con beatitudine, mentre i cervi si avvicinavano a Neofante tanto da farsi addirittura accarezzare dallo straniero.
Se solo Neofante avesse avuto un po' più di esperienza di vita alle spalle! Si sarebbe subito accorto che qualcosa non andava, solo la voce di un Dio poteva essere tanto forte da rendere mansueti degli animali selvaggi. Purtroppo, però non si accorse di nulla finché non smise di cantare. Quando questo avvenne, la melodia che aveva accompagnato le sue parole non cessò. Il suono di un flauto serpeggiava tra i tronchi degli alberi, una melodia tanto dolce che poteva stordirti tanto quanto una buona bottiglia di sidro.
Neofante ci mise ancora un po' prima di capire di essere stato tratto in inganno da qualcosa e, preso dallo spavento tirò fuori il suo coltello.
"Chi c'è?" gridò scattando in piedi come una sentinella.
La magia finì, il suono del flauto si interruppe. Tutti gli animali scapparono, spaventati da questo cambiamento improvviso. Neofante volle farsi coraggio, ma la verità è che aveva le gambe che tremavano, la sua mente galoppava alla ricerca di un briciolo di razionalità in tutto ciò, ma era ancora annebbiato dalla melodia suonata dal flauto. Il suo sguardo percorreva ansiosamente tutti gli alberi che lo circondavano, soffermandosi qua e là nelle zone ombrose, dove aveva qualvolta l'impressione che qualcosa si muovesse o lo stesse guardando.
"Chi c'è?" ripeté con impazienza, questa volta però non riuscì a evitare un certo tremolio nel tono della sua voce.
D'un tratto alla sua destra qualcosa iniziò lentamente a muoversi. Un'ombra tra le ombre che cercava di farsi largo tra le piante. Prima ancora di vederlo, Neofante sentì il fruscio provocato dai suoi passi sulle foglie secche. Qualunque creatura fosse non era umana, aveva un modo di camminare animalesco. Il musicista indietreggiò alla cieca, con il coltello in mano e gli occhi puntati in direzione di quel movimento.
Un passo dopo l'altro, la creatura uscì dall'ombra e Neofante per poco non svenne. Era un uomo, completamente nudo dalla vita in su e con due zampe simili a quelle di una capra dalla vita in giù. Aveva dei corti capelli scuri da cui spuntavano un paio di corna e un paio di orecchie a punta, e sul mento portava una barbetta scompigliata. Teneva un flauto nella mano destra e a dirla tutta non sembrava tanto pericoloso, anzi, sorrideva timidamente a Neofante. Povero musicista, quando vide la creatura sbiancò e cercò di darsi alla fuga, ma non riuscì a fare due passi che inciampò in una radice e cadde. Il coltello che fino a poco prima brandiva in modo maldestro, gli volò via.
"Stai calmo cantante, o ti farai male!" gli disse la strana creatura, un po' allarmata.
Neofante si voltò di scatto e, accovacciato a carponi, iniziò a frugare nell'ebra cercando disperatamente il coltello a tentoni.
"Io sono un musicista, proprio come te" spiegò la creatura, avvicinandosi ancora di alcuni passi.
Neofante era terrorizzato, lo guardava fisso e, senza avere le forze di alzarsi in piedi, indietreggiava strisciando a terra. D'un tratto la creatura si chinò e raccolse qualcosa da terra.
"Ti è caduto questo" gli disse, porgendogli il suo coltello.
Neofante parlò allora per la prima volta:
"Che cosa siete voi?" la domanda sembrò turbare il suo interlocutore, che scalpitò nervosamente.
"Io sono un Satiro, vivo in questi boschi e suono il mio flauto per dare alla natura la luce di cui ha
bisogno."
"Un Satiro" borbottò Neofante, fissando il coltello che il suo interlocutore gli porgeva, senza pertanto avere il coraggio di allungare la mano per recuperarlo "siete forse il satiro Sileno?"
"No, affatto, e mai mi è capitato che qualcuno mi scambiasse per Sileno" replicò l'altro, lusingato "mi chiamo Ambrosio e tu chi sei?"
"Perché non mi date del voi?" replicò Neofante.
"E perché tu mi dai del voi?" domandò il satiro sulla difensiva.
I due si guardarono lungamente, poi finalmente Neofante si alzò in piedi e prese il coltello che Ambrosio gli stava ancora porgendo.
"Infondo" riprese il satiro accennando a un sorriso "io non sono un uomo, non c'è ragione per cui ci si debba soffermare su tali formalità."
Sorvolerò sui dettagli meno rilevanti del loro incontro, vi basti sapere che quel giorno Neofante non accoltellò Ambrosio, anzi tutto il contrario, perché a discapito di ogni previsione fatta sulla sua avventura in quella foresta, quel giorno il nostro improbabile eroe trovò un amico. Ambrosio, infatti, quando scoprì qual era la missione di Neofante, accecato dal desiderio di mettere le mani su quella lira, decise di accompagnarlo e scortarlo attraverso il bosco fino alle montagne.

La lira di ApolloWhere stories live. Discover now