Capitolo 16

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Neofante e Ambrosio non dormirono molto durante il periodo che passarono nel labirinto. Inquietanti suoni, come il muggito spaventoso del Minotauro, li tenevano svegli e ovunque andassero una minaccia sempre più ostile si presentava loro. A volte erano mostri, altre volte incantesimi. Una volta capitò addirittura loro di trovarsi davanti a tralci di edera animati che provarono a strangolarli, ma se la cavarono abbastanza bene tagliando la pianta con il coltello di Neofante.
Cercavano in tutti i modi di seguire il Nord orientandosi rispetto alle montagne, ma si trovarono comunque più volte obbligati a cambiare rotta e questo diede loro l'impressione di non fare altro che giri in tondo. Sembrava quasi che il labirinto stesso stesse cercando di confonderli e a volte Neofante si chiedeva addirittura se magari non lo facesse apposta.
I due avventurieri avevano cercato in ogni modo di distendere un po' l'atmosfera con la loro musica. Neofante però non riusciva a trovare l'ispirazione in quel lugubre luogo, mentre Ambrosio suonava solo note stonate che andavano a comporre melodie spaventose destinate a invadere i loro cuori già corrosi dal terrore.
A tutto questo si aggiungeva la costante sensazione di essere seguiti ed osservati dall'oscurità. Certo, questa sensazione non si limitava ad un semplice sentore, era vero che qualcosa li osservasse e li seguisse fin da quando erano stati al fiume, ma loro questo non potevano saperlo e preferivano pensare di essere semplicemente paranoici.
La fitta nebbia onnipresente non aiutava di certo a distendere l'atmosfera o ad orientarsi. C'erano giorni in cui era talmente compatta che non riuscivano a capire se sopra le loro teste ci fosse la luna o il sole. Capitava spesso che in alcuni punti del labirinto piovesse, o addirittura nevicasse, mentre pochi corridoi più in là si sudasse per il gran caldo. Era il labirinto che giocava loro brutti scherzi oppure erano gli Dei che mostravano loro la giusta via da seguire? Questo era un bel mistero.
Un giorno però successe quello che Neofante temeva di più da quando avevano messo piede nel labirinto. Insieme ad Ambrosio camminavano lungo un corridoio, quando, svoltando in un altro sulla destra ad un bivio, si trovarono in un'immensa piazza circolare con al centro un masso di pietra.
"Oh no" disse il musicista e fece per tornare sui suoi passi, ma in quel preciso istante i muri del labirinto si mossero magicamente e chiusero la via d'uscita.
Neofante e Ambrosio si guardarono attorno: la piazza era circondata dagli alti muri del labirinto e non sembravano esserci vie d'uscita.
"Siamo in trappola!" esclamò Ambrosio, ma non era questa la notizia peggiore e Neofante lo sapeva bene.
"Silenzio!" intimò all'amico.
"Perché? Tanto siamo soli" commentò Ambrosio, seccato.
"No, non lo siamo" sussurrò Neofante, guardandosi freneticamente attorno, cercando di scorgere ogni dettaglio e ogni ombra in movimento attraverso la cortina di nebbia che li accerchiava.
Ambrosio scalpitò nervosamente.
"Neofante" mormorò "cosa succede?" il suo compagno gli rispose sussurrando a sua volta e continuando a guardarsi freneticamente attorno:
"Secondo la leggenda del labirinto di Dedalo, il Minotauro viveva al centro del labirinto, in una piazza circolare. Fu in questa stessa piazza che venne ucciso da Teseo" Ambrosio si allarmò.
"Credi che sia qui?" domandò.
"Ne sono convinto."
"E se invece le leggende raccontassero le cose come stanno e il Minotauro fosse morto?"
"Lo abbiamo sentito muggire molte volte Ambrosio, ricordate?"
"Sì, ma forse erano solo rumori qualunque in questo lugubre labirinto" disse il satiro poco convinto "per quel che ne sappiamo potrebbe anche non esistere il Minotauro"
"Non lo so, fino a un paio di settimane fa non pensavo nemmeno che i satiri esistessero, eppure eccovi qui, voi, in piedi davanti ai miei occhi. Anche il labirinto di Dedalo mi è sempre parsa un'invenzione, una leggenda raccontata ai bambini per spaventarli, ma siamo al suo interno, no? Quindi, Ambrosio, io non so dirvi se il Minotauro esiste davvero o no, ma non mi sento in grado di escludere questa possibilità."
"Forse non è come lo immaginiamo ed è meno pericoloso" azzardò ancora il satiro "tu conosci tutte queste storie di fantasia, non hai mai sentito parlare di una versione buona del Minotauro?" Neofante gli lanciò un'occhiataccia.
"Non so per chi mi avete preso, ma io non sono un avventuriero o quant'altro e di sicuro non conosco tutte le creature esistenti, al contrario, io non sono mai uscito dal regno di Plantea e tutto quello che so lo so perché l'ho letto o mi è stato raccontato a corte. Ma questa non è la trama di una bella storia, questa è la vita reale e se non facciamo attenzione potremmo facilmente farci scuoiare vivi da un mostro qualunque, quindi meglio se rimaniamo in guardia."
Ambrosio non avrebbe saputo come controbattere, ma non ebbe nemmeno il tempo di pensarci perché un forte muggito si alzò dal centro della piazza, facendo vibrare i muri attorno a loro. A Neofante si gelò il sangue nelle vene e guardò in direzione del mostruoso verso. Quello che prima aveva scambiato per un grosso masso in mezzo alla piazza iniziò a muoversi e un'immensa figura, che sembrava più un'ombra che altro per via della fitta nebbia e dalla debole luce del tramonto, si stagliò di fronte ai loro occhi.
Lo videro correre loro incontro e finalmente poterono vederne le sembianze. Il suo corpo era quello di un uomo alto e muscoloso, ma la sua testa era quella di un toro, con due enormi corna ai lati della testa. Il mostrò li guardò minacciosamente, poi emise una sorta di ringhio e partì alla carica.
"Scaaaappa!" Belò Ambrosio, dandosela a gambe.
Neofante lo imitò e iniziò a correre dal lato opposto rispetto all'amico. Il Minotauro dovette scegliere chi inseguire per primo, visto che entrambi stavano correndo lungo la circonferenza della piazza, ma in sensi opposti. Infine, scelse Neofante, che era il più lento tra i due.
Il ragazzo cercava disperatamente un buco nel muro, una porta o una via d'uscita. Sentiva dietro di sé che i pesanti passi del Minotauro si facevano inesorabilmente sempre più vicini ma ormai altro non gli restava che la speranza di trovare una via d'uscita. Purtroppo, non fece in tempo a trovarne una e che sentì una presa ferrea stringersi attorno alla sua testa.
Lo aveva afferrato per la nuca con un'enorme mano, ben più grande di quella di un umano. Il minotauro lo scagliò dall'altro lato della piazza, facendolo schiantare violentemente contro un muro. Neofante sentì il fiato spezzarglisi nei polmoni e un dolore lancinante attraversargli tutto il corpo. Picchiò la testa e per un attimo gli si offuscò la vista. Non sentiva più nulla, solo il ritmo regolare dei passi del minotauro che si facevano sempre più forti, man mano che il mostro gli correva incontro. Sapeva che presto gli sarebbe stato addosso e gli avrebbe dato il colpo di grazia.
Infatti, pochi istanti dopo, sentì di nuovo le possenti mani stringerglisi attorno al torace. I piedi gli si staccarono da terra mentre il Minotauro lo sollevava e un terribile ruggito rimbombò nell'aria. Neofante sentiva il suo pesante alito umido sul viso. Era sicuro che di lì a pochi istanti lo avrebbe ucciso, quando qualcosa di inaspettato risuonò nelle sue orecchie. Un'incantevole, ma rabbiosa melodia sovrastò i selvaggi versi del mostro.
La cortina di nebbia iniziò a dissolversi fino a sparire, il mostro non capiva cosa stesse succedendo. Il sole sembrò fermare la sua discesa dietro le montagne e cominciò a brillare con più ardore, fino ad abbagliare tutti i presenti di una potente luce bianca. Il Minotauro lasciò cadere Neofante e con le mani si coprì gli occhi dalla luce. Così com'era cominciata, d'un tratto la musica svanì.
Neofante sentì dei passettini avvicinarsi a lui e un braccio cingergli la vita ed aiutarlo ad alzarsi.
"Cosa sta succedendo?" volle sapere.
"Ho usato il mio flauto come diversivo, ma l'effetto non durerà a lungo, andiamo" gli sussurrò Ambrosio all'orecchio.
Il satiro vide una porta in lontananza e riuscì faticosamente a trascinare l'amico fin lì. Pregò per che fosse aperta e allungò la mano verso il pomello, ma questa si spalancò all'improvviso prima che lui potesse toccarla, percuotendo i due amici, che persero l'equilibrio e caddero a terra. L'incantesimo di Ambrosio svanì, la luce tornò ad essere fievole e la nebbia ad essere fitta. Un uomo che indossava un'armatura sporca di fango apparve, guardando i due ragazzi caduti in terra, con disprezzo.
"Non è possibile" mormorò Ambrosio.
Neofante vide l'ombra dell'uomo muoversi e dirigersi verso il Minotauro, che intanto si stava riprendendo dalla luce che lo aveva abbagliato fino a poco prima. Il mostro lo guardò con sospetto prima di attaccarlo. L'uomo con un gesto della mano fece apparire una saetta d'orata che lo colpì al ventre e lo scagliò lontano. Il Minotauro ruggì di dolore e, ferito, scappò varcando un portone che si era appena materializzato alle sue spalle. Forse morì per colpa della ferita o forse sopravvisse, questo non lo so, ma sta di fatto che nessuno dei nostri eroi lo incontrò più dopo quel giorno.
Il guerriero tornò sui suoi passi e si diresse verso Ambrosio e Neofante. Finalmente, quest'ultimo riuscì a metterlo a fuoco e un terribile presentimento lo invase.
"Voi siete annegato nel fiume!" urlò spaventato.
Infatti, l'uomo che li aveva appena salvati, era lo stesso che molti giorni prima avevano accidentalmente fatto cadere e annegare nel fiume. Era sicuramente lui perché sull'armatura c'era lo stesso stemma: l'orso di Animalia. Il guerriero li guardò con disgusto.
"Quale razza di stupido mi confonderebbe mai con un piccolo, sporco, essere umano?" un sorriso maligno gli si dipinse sulle labbra "voi due sciocchi avete ucciso un patetico uomo qualunque ed io ne ho preso il corpo! Da allora vi tengo d'occhio Neofante e Ambrosio, per giorni e notti ho seguito le vostre tracce senza mai stancarmi, ma avanti... avanti che aspettate? Inginocchiatevi! Inginocchiatevi vi ho detto, perché avete davanti ai vostri occhi il Dio Ade in persona, Signore delle Tenebre e della Morte!"

La lira di ApolloWhere stories live. Discover now