Tempo Di Luce ~ Nico

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Ormai succedeva tutte le notti, a lei, e qualche volta anche a me. C'era una città nera come la pece, con i palazzi altissimi, e un ticchettio, come di zoccoli. E una voce, sì, una voce che non avrei mai più dimenticato. "Uscite da qui. Vi porta via tempo. Il tempo... il tempo è importante... è la chiave... uscite da qui..."

E poi apparivano due occhi rossi. E delle zanne. Quel qualcosa era attorcigliato ad un albero. Le fauci enormi venivano verso di me. E urlavo, finché Bianca non mi abbracciava cercando di calmarmi.

Era orribile e ormai avevo paura di dormire.

Lei cercava di darmi il buon esempio, e avevo paura anche per lei, che a quanto pare faceva quel maledetto sogno tutte le sante notti.

- Vai a letto - ingiunse, ma con voce strozzata. Le giornate in quel Casinò erano belle, ma le notti proprio no. I sogni erano cominciati da quando eravamo lì. Chissà quando, o se, ce ne saremmo mai andati.

La strinsi forte. -Ho paura, non voglio fare di nuovo quell'incubo... ma perché li facciamo? -

Lei cambiò totalmente espressione. Ora sembrava preoccupata. Mi cinse le spalle con un braccio, e mi guardò negli occhi. Sorrise, ma non le avevo mai visto in faccia un sorriso così tirato. - Nico, queste cose... meglio che non le chiedi, va bene? -

- Perché? È un segreto? C'è una donna che parla, nel sogno. Perché dice quelle cose? -

Sospirò, e prese a rigirarsi l'anello tra le dita. Di solito non lo indossava, perché diceva che il color oro non le piaceva, e quindi lo teneva legato tra i capelli per la maggior parte del tempo, proprio sotto la nuca. Di notte, invece, se lo metteva. Tutto per evitare che glielo rubassero.

- Perché è così importante? - le avevo chiesto una volta.

- Non lo so - mi aveva risposto lei. - Credo sia un regalo dei nostri genitori. Sì, penso si tratti di questo. - Ma non sembrava convinta. Presumibilmente si trattava solo di istinto, anche se proprio non capivo il motivo.

C'era da dire che era bello, certo. Era d'oro, con sopra i fregio di un albero riccamente decorato. Mi era venuto spesso da chiederle perché non potessimo venderlo, ma mi ero sempre trattenuto. E questo perché anch'io nutrivo una sorta di istinto di conservazione verso quel pezzo di metallo.

Lo sfiorai con le dita, per poi prendere la mano di Bianca e stringerla forte. - Ti voglio bene - dissi. Poi tirai su un sorriso. - Domani giochiamo a carte? -

- Sì, promesso - rispose lei. - Però ora vai a letto. -

- Yes! - Feci io. L'inglese (anzi no, Americano, non inglese) ormai lo parlavo abbastanza bene. Ma con Bianca non lo usavamo mai, forse solo per scherzare ogni tanto.

Mi rannicchiai sotto le coperte fingendo allegria. Era più facile sembrare allegro, nascondendo la paura e il rancore, quando avevo Bianca affianco; anche quando era lei stessa a chiedermi di nascondere ciò che provavo, anche quando non mi ascoltava. Era tutto il mio mondo. Non sapevo come avrei fatto, senza di lei.

Glielo dissi, e le si dipinse in volto un sorriso triste. - Già... Nico, io... - distolse lo sguardo, e mi parve di vederla molto più triste -anzi no, stanca- di quanto non facesse vedere di solito. Forse anche lei aveva qualche emozione da nascondere.

- Buonanotte, Nicolas. - e quando usò il mio nome completo, capii che era ora di andare a letto o se la sarebbe presa.

Il buio avvolse la stanza. Di solito il buio non mi dispiaceva. La notte mi faceva paura per gli incubi, ma il buio no. Ci vedevo riflesse tutte le mie paure, le paure di cui mia sorella non voleva mai parlare. Tutte le volte che le chiedevo cosa fossero quei sogni, tutte le volte che le chiedevo se avesse mai sognato qualcosa in più e lei faceva finta di nulla, tutti i segreti che sembravano covare in lei, e il tormento che provavo continuamente, la sensazione di aver avuto ricordi ormai svaniti: tutto questo si mostrava per ciò che era, al buio. La luce di un sorriso falso non poteva più ostacolare la realtà. I battiti accelerati del cuore di mia sorella, forti e chiari nel silenzio, dicevano, quasi urlavano, che non andava davvero tutto bene come diceva lei. Che quei sogni non erano normali. Che ci era sfuggito qualcosa sul nostro passato. Che c'erano cose non dette tra di noi. E che lei non me le diceva per darmi una protezione che non avevo chiesto. Ma le volevo così bene anche per questo: mi proteggeva sempre, da qualsiasi cosa, anche da noi stessi. Ed ero sicuro che così sarebbe stato per sempre. Semplicemente per me non esisteva un mondo senza Bianca. Non mi chiedevo mai se fosse stanca; lei era la mia sorellona, punto. Per questo nemmeno io volevo caricarla troppo con i miei pensieri negativi. Lei non lo faceva con me e io non lo facevo con lei. E solo il buio rimaneva ad ascoltarmi. E tramite il buio e il silenzio potevamo dirci tutto.

La Nuova Generazione // I più grandi Eroi - libro 1Where stories live. Discover now