Passato (V)

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Seon Wonbin si fermò davanti alla porta d'ingresso dell'edificio dove abitavano. Dopo essere andati a cena in uno dei ristoranti più economici del quartiere avevano deciso di rientrare presto perché volevano essere riposati per lo showcase.

«Che succede?» Yongsun era tornato indietro per controllare come mai il maknae non li avesse seguiti dentro.

«Sono preoccupato per Daepyo» confidò Wonbin all'altro ragazzo.

«Vieni, facciamo due passi. Tanto siamo così agitati che è impossibile prendere sonno a quest'ora...»

La temperatura era piacevole, si era abbassata considerevolmente rispetto al pomeriggio, ma si stava comunque bene a maniche corte.

«Che avresti fatto se non fossi venuto a controllare, Wonbin-a?» chiese improvvisamente Yongsun.

«Non lo so, hyung. Niente, suppongo. Però sono passate due settimane e non sapere cosa è successo a Daepyo mi agita da morire...»

«E allora andiamo a controllare.»

«Come?»

«Passiamo a casa sua. Tu non ti farai vedere, mi presenterò solo io come suo amico. I suoi genitori non mi hanno mai visto e se anche facessero il mio nome alla scuola non penso proprio che qualcuno metterebbe in dubbio i risultati del mio esame...»

«Dici davvero, hyung? E gli altri? Dobbiamo avvertirli?»

Yongsun estrasse il cellulare. «Sto scrivendo che siamo andati a fare un giro per schiarirci le idee.»

Non fate tardi, mi raccomando - Hajoon

Per fare prima presero un autobus mezzo vuoto che risalì una collina a quell'ora deserta. Solo le luci di un alimentari aperto 24h illuminava la stretta via su cui si affacciavano decine di villette moderne.

«È quella laggiù» disse Wonbin fermandosi sotto un albero.

Dopo avergli strizzato l'occhio Kim Yongsun raggiunse di corsa l'ingresso e suonò con decisione al campanello. Una donna con i capelli raccolti, avvolta in una vestaglia chiara, aprì il portone il minimo indispensabile per vedere chi fosse. Dall'interno proveniva il pianto di un bambino. «Chi sei? Cosa vuoi?»

«Sono un amico di Daepyo, non ho sue notizie da giorni e sono passato perché ero preoccupato...»

Il volto della donna si era incupito. «Un amico di dove?»

«Di scuola, non eravamo nella stessa classe ma-»

«Amico!» sbottò l'altra mentre un sorriso che non aveva niente di gioviale le tagliava il volto obliquamente. «Dove eravate, voi amici, mentre mio figlio rovinava il suo futuro?»

Yongsun fece un respiro profondo, cercando di capire come conquistare la fiducia di quella donna giustamente avvelenata. «Signora, non so cosa sia successo a Daepyo-ia, ma mi sta spaventando...»

La madre del ragazzo parve rabbonita dall'espressione preoccupata di Yongsun perché aprì un altro po' la porta.

«Abbiamo mandato Daepyo a lavorare per qualche tempo nella fattoria dei nonni perché è stato espulso. È senza cellulare, dato che glielo abbiamo confiscato. E in ogni caso laggiù non c'è rete. Mi dispiace, ma non c'è modo di contattarlo.»

«Ma sta bene. L'importante è quello.»

«Sta bene, sta meglio di noi. Buona notte.» Senza neanche aspettare la risposta la donna richiuse il cancello, probabilmente per andare a controllare quel bambino che non aveva smesso di frignare per un secondo.

Con le mani in tasca Yongsun raggiunse Wonbin e gli fece cenno di incamminarsi verso casa.

«Daepyo ha sempre adorato i nonni e trascorrere del tempo con loro alla fattoria non mi sembra una punizione molto crudele. Sì, è senza internet e senza telefono, ma gli bastano un paio di matite per stare bene» commentò Wonbin. «Grazie per avermi accompagnato, hyung» aggiunse dopo un po' che erano alla fermata dell'autobus. «Gli altri non mi avrebbero mai assecondato... sono davvero contento che siamo nello stesso team...»

IDOL: Nightmare Bloom [completata]Where stories live. Discover now