44. Un tradimento

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Fu il primo sole a tradirci. Quel grandissimo bastardo. Troppo rapido e indiscreto.

Illuminò il nostro peccato, trapassò le palpebre e ci sottrasse a un sonno calmo e faceto, come quello dei bambini.

Anistamai non dormiva da settimane, ci mise un po' ad aprire gli occhi. Il suo respiro era profondo, il battito lento.

Quando si svegliò, mi sorprese a fissarlo. Lo accarezzai sorridente, mormorai parole dolci come il miele. Avevo ancora le labbra tumefatte dai baci e un languore doloroso in un'intimità profanata.

Lui si riebbe con uno scatto brutale, come se avesse preso una scossa.

«Devo andarmene!»

Era già giorno.

E io lo sapevo.

Lo sapevo e l'avevo sempre saputo. Questo aveva motivato la mia ritrosia iniziale, questo aveva motivato la mia formalità, quel voi ripetuto fino allo sfinimento estremo.

Lo sapevo. Eppure esplosi.

Esplosi come mio solito. Irrequieta e passionale, tanto, troppo romantica.

Speravo forse che alla fine lui mi avrebbe salvata? Speravo che mi avrebbe portata via con sé? Cosa speravo, con esattezza? Che dopo una notte di folle passione avrebbe capito che a me non poteva rinunciare?

Ma lui a me doveva rinunciare, non v'era alcuna soluzione.

Umiliata, abbandonata, tradita e...

... disperata.

Sì, impazzii. Lo guardai infilarsi la camicia alla rovescia, indossare le scarpe senza allacciarle e girarsi attorno alla ricerca di quel nastro di cuoio che utilizzava sempre per legarsi i capelli.

Il mio corpo guarito dal suo potere, ora, riusciva a sostenere l'esordio della mia follia

«Vi odio!» Gli scagliai contro un cuscino, afferrai la veste da notte e me la strinsi al seno. Lui mi fissò spaesato, senza comprendere. «Bastardo! Avete avuto ciò che desideravate e ora mi lasciate qua a marcire? Disgraziato! In kalesh min ully skray, lurido demone di questo inferno. Voi mostri non possedete un cuore, siete tutti uguali.»

Vacillai, caddi a terra, mi portai un braccio davanti al viso.

«Vandelia...»

«NO! Non osate pronunciare il mio nome! Sono sicura che voi mi abbiate stregata in qualche modo. Gli Dèi perdonino i miei peccati perché non ragionavo con lucidità, perché non posso credere di aver scopato con un verme schifoso, non posso credere di essere stata così stupida, così...»

Provò di nuovo ad avvicinarsi, io lo maledissi una seconda volta.

«Spero che Elijah vi uccida, spero che si vendichi. Non posso credere di essere stata così cieca... non posso crederci... Mi avete sicuramente stregata, aveva ragione, voi...»

Vaneggiavo.

Rabbia e dolore erano veleni allucinatori e io li sentivo nella carne, calcificati nelle ossa.

Lui era venuto a curarmi e a saziare la sua lussuria prima delle nozze, e ora che aveva ottenuto tutto ciò che voleva, sarebbe sparito per sempre. Io sarei diventata la sposa del suo acerrimo nemico e da lui o dalla vita non avrei più avuto niente.

«Siete entrato nella mia mente, mi avete fatto un incantesimo, mi avete...»

«Io non ho questo potere.» Nessun tono compassionevole, si pronunciò con una severità inaspettata.

Singhiozzai, nascosta dietro la vestaglia da notte.

Fece un passo avanti, con una mano tesa a raccogliermi.

La PromessaWhere stories live. Discover now