20.1 Un liquore al mirtillo

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La luce rischiarava le tenebre sotto le palpebre. Scostai di poco le ciglia e intravidi, dalla parte opposta del letto, il profilo di un ragazzo seduto con la schiena contro la spalliera, un ginocchio piegato e l'altra gamba che pendeva di lato sul pavimento.

Non dubitai nemmeno un secondo riguardo la sua persona.

Il re aveva lo sguardo assorto, un ventaglio di luce irradiava il profilo aguzzo, i capelli erano più biondi di un mattino soleggiato, gli zigomi sporgenti, il setto nasale dritto e austero, le labbra sottili e un lieve accenno di barba indorava il mento appuntito.

Se non fosse stato per quegli occhi infernali, le lunga corna che spiccavano verso il soffitto e l'aura magica che irradiava con la sua sola presenza, se non fosse stato...

«Tutta la notte» proruppe dal nulla.

Mi aggrappai alle lenzuola. Aveva capito che mi ero ridestata.

Sarei stata punita, per tutto ciò che era accaduto la sera prima, per avergli disubbidito.

Un uomo era morto per colpa mia. Anzi no, quattro demoni avevano perso la vita quella sera, perché ero stata così incauta da cadere in una trappola, perché il signore supremo si era vendicato della loro insolenza.

Mi rannicchiai senza osar proferire verbo.

Se solo avessi dato retta prima ai saggi consigli di Khloris.

Se solo fossi stata un po' meno... me.

«Tutta la notte ho vegliato al capezzale della fidanzata del mio più acerrimo nemico. Tutta la notte l'ho ascoltata invocare il suo falso nome senza tregua. Tutta la notte.»

Aveva ancora lo sguardo disperso oltre la finestra a volta, verso le alte montagne innevate.

«Sapete cosa sia un contrappasso?»

Scossi il capo.

«Voi, Vandelia, siete il mio contrappasso.»

Non suonava bene, la sua voce non era quella magica e ultraterrena, ma il taglio che aveva assunto era privo di emozioni, freddo e duro come una pietra fluviale.

«M-mi dispiace» balbettai.

Quando si voltò, chinai la testa in grembo.

«Non c'è modo per scappare. Se solo mi ascoltaste, rendereste le cose più facili.»

Annuii, non gli credevo, ma annuii comunque, per condiscendenza.

«Vi ha detto altro, il vostro Elijah

La domanda mi fece vacillare, incrociai per sbaglio i suoi occhi d'antracite.

«N-no... solo... solo che sarebbe tornato presto» mentii.

«Presto è un termine molto relativo, soprattutto per un immortale.»

Il re si alzò dal letto e si stiracchiò le membra indolenzite. Lo vidi dirigersi verso la vetrata. Le sue spalle possenti mi occultarono la luce del primo sole.

«Elijah non mi ha mai fatto del male, mai. Ha sempre detto di non volermi rapire. Era incuriosito dalla vita che svolgevo a Nöa, gli interessavano usi e costumi dei nostri popoli. Con me era buono e paziente e dolce. Quando gli chiesi di mostrarmi tutto il suo potere, incenerì una foglia. E basta. Subii comunque l'influsso della sua magia e lui se ne rammaricò così tanto che giurò solennemente di non utilizzarla mai più in mia presenza. Capite bene che l'immagine che io serbo nel mio cuore di Elijah non coincide con il vostro principe malvagio, con un demone originario. Elijah... non è cattivo.»

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