Robert Shwartzman

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I suoi occhi arrossati mi guardavano come se non mi riconoscessero. Le lacrime gli scorrevano lungo le guance, il corpo sorretto da fremiti incontrollati. Io lo guardavo senza riuscire a parlare o a muovermi, immobile come una statua di cera.

<<Non capisco>> Disse, la voce oscillava dal pianto incontrollato. Abbassai lo sguardo, ero io la causa di tutto. <<Sembrava andare tutto bene, ieri notte stavamo scherzando e ridendo nel letto e mi sveglio e tu non ci sei più. Ti fai viva solo ora, che sono le dieci di sera e dici che vuoi andare via per sempre. Io non so che pensare, che dire, ho fatto qualcosa?>> Straparlava portandosi le mani ai capelli e scuotendo forte la testa. Mi sentii stringere il cuore nel petto, ma non piansi, né mi mossi di un millimetro dal bancone della cucina. Lui era di fronte a me che girava su se stesso. Sentivo la confusione mischiata al dolore nella sua voce e mi sentivo morire ad ogni suo passo, e mi odiai per non riuscire a parlare o a consolarlo, ma come avrei potuto farlo? Chi ti uccide non può essere anche colui che ti guarisce. Abbassai lo sguardo, mordendomi l'interno del labbro alla ricerca di un modo per strozzare le lacrime. <<Parla cazzo!>> Urlò avvicinandosi con lunghe falcate verso di me, strattonandomi per le braccia.

<<Mi ringrazierai per questo.>> Sussurrai staccandomi da lui e avvicinandomi alla porta d'ingresso. Aprii la porta, che sembrava essere diventata pesante d'un tratto e mi girai verso di lui. Robert mi dava le spalle, ma lo sapevo che stava ancora piangendo dal loro movimento, abbassai lo sguardo e uscii senza dire più nulla.

Salii in macchina e finalmente mi accasciai contro il volante della mia auto scoppiando in un pianto disperato.

Lo guardai, il suo respiro caldo e ritmato avvolgeva le nostre mani incrociate. I nostri visi a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro, respiravamo la stessa aria, condividevamo lo stesso letto, gli stessi ricordi. Lo guardai e non riuscivo a pensare ad altro che all'amore che provavo per quel viso che conservava ancora i tratti infantili, morbidi e delicati, come la sua anima. Lo accarezzai sentendo il calore del suo corpo e un brivido mi corse lungo la schiena e mi sentii in difetto, non mi meritavo tutto questo, non mi meritavo il suo amore e la sua dolcezza, io che non riuscivo a dargli nulla in cambio. Lo vidi così delicato e vidi me così incasinata. Eravamo come il diavolo e l'acqua santa, l'avevo sempre saputo eppure lui mi aveva fatto credere che anche i diavoli possono essere amati in modo puro, non aveva torto, ma quello che lui non aveva ancora capito è che i diavoli non posso amare in modo puro, ameranno sempre in modo sporco, sbagliato. Mi alzai cercando di non svegliarlo recuperando i miei vestiti sul pavimento. Li indossai e senza guardarmi indietro andai via.

Sorrisi ridendo di me stessa, con il capo ancora contro il volante dell'auto. Erano tanti i film romantici che Robert mi aveva costretto a vedere con lui, molte volte i protagonisti rovinavano tutto perché non riuscivano mai a dire le cose che davvero pensavano. Osservavano le persone che amavano piangere e disperarsi anche se avevano il potere di renderli felici con una sola parola, ma loro non parlavano e io li odiavo per questo, sbraitavo contro la televisione "perché non dicono la verità?" Chiedevo sempre a Robert, ma lui non rispondeva, sorrideva e alzava le spalle, così io mi accasciavo contro lo schienale del divano sussurrando ''sono stupidi''. Adesso io ero nella stessa situazione, la stupida ero io. Non ho mai saputo esprimere davvero i miei sentimenti, forse per paura di soffrire, per paura di aprire il mio cuore a qualcuno che in un solo gesto potrebbe rompermelo in mille pezzi e allora scappavo, diventavo cattiva, insensibile, era il mio meccanismo di difesa, fuggivo e non mi sentivo nemmeno in colpa, sapevo di farlo per me stessa, per preservare il mio cuore. Ha sempre funzionato, sempre fino a quando Robert non è entrato nella mia vita e allora io non sono fuggita per me stessa, ma per preservare il suo di cuore.

Mi girai di scatto sentendo qualcuno bussare al finestrino dell'auto.

<<Apri.>> Robert mi fece gesto di aprire le serrature e io lo feci, senza nemmeno pensarci. Saltò su, sedendosi al posto dei passeggeri e voltando il corpo nella mia direzione, ma non mi guardava, il suo sguardo era rivolto alle sue mani che si tormentavano a vicenda. <<Ho sempre accettato che tra i due fossi io quello più aperto, non mi hanno mai pesato i tuoi silenzi perché credevo di aver imparato a capirli, di aver imparato a capire i tuoi gesti perché pensavo che quello fosse il tuo modo di esprimerti. Non parli, non hai mai parlato ma la parola è qualcosa di cui non ho mai sentito la mancanza da parte tua.>> Non lo guardai nemmeno io, avevo gli occhi puntati sulla parete grigia del garage, posta di fronte a dove avevo parcheggiato l'auto. <<Quando non ti ho vista nel letto stamattina avevo capito che qualcosa non andasse, ti ho sentita scappare nella notte ma ho imparato a lasciarti andare i quei momenti, perché sei sempre tornata. E forse in questo ho sbagliato, forse non avrei dovuto lasciarti andare dal primo giorno, starti accanto in quei momenti, starti accanto quando senti di avere la necessità di ritrovarti, forse ti sei sentita sola.>> Scossi la testa in silenzio. <<Allora quale è il problema?>> Mi chiese. Sussultai quando sentii la sua mano sfiorarmi costringendomi delicatamente a guardarlo.

<<Voglio proteggerti da me.>> Bisbigliai abbassando lo sguardo, non riuscivo a sostenere i suoi occhi, Robert non rispose. <<Ti vorrei amare come meriti, darti tutto quello che ho, ma sbaglio sempre. Mi sembra di rovinare sempre tutto e di rovinare te.>> Lacrime amare iniziarono ad inclinarmi la voce. <<Tu sei perfetto Rob, io un disastro.>> Alzai lo sguardo per guardarlo negli occhi, incrociando i suoi ancora arrossati. <<Te lo giuro, ti vorrei amare.>>

<<Tu mi ami già.>> Rispose e io persi un battito. <<Lasciami provare, ti prometto che supereremo questo tuo limite e se pure non ci riusciremo non fa nulla, io esprimo abbastanza per entrambi.>> Sorrise e io feci lo stesso. <<Lasciami provare.>> Sussurrò di nuovo e io annuii felice.

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Questa è un po' diversa dalle altre, decisamente più breve e ammetto che non mi piace tantissimo (ma per quanto riguarda questo lascio giudicare voi come sempre). Volevo solo dirvi che è molta dell'ispirazione mi è venuta dalla canzone di Mahmood e Blanco Brividi (se vedete Sanremo la conoscete anche voi ahah). L'ho sentita molto vicina a me a causa di  una situazione che sto vivendo al momento e per questo volevo provarci a scrivere su, diciamo che questa os è stata tipo terapeutica per me ahah. Spero comunque vi piaccia <3
P.s per farvi capire quanto sto fusa, non vedendo nessuna notifica pensavo che vi avesse fatto davvero schifo questa os, in realtà non l'avevo pubblicata ma l'avevo lasciata nelle bozze, ci ho messo ben 4 ore a rendermene conto ahah

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