Daniel Ricciardo

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''Non so dire qual è stato il momento esatto in cui mi sono innamorata di lui. Sono certa che il motivo non è stato perché è un pilota, in quel caso mi sarei dovuta innamorare di qualsiasi pilota sulla griglia. Non è stato nemmeno perché è simpatico, se no adesso proverei amore per metà popolazione mondiale. Non è stato nemmeno perché è un bel ragazzo, ammettiamolo, ce ne sono tanti in giro. E non è stato nemmeno perché ero sola, da donna appassionata di Formula1, ne ho conosciuti di ragazzi con cui passare il tempo.'' Cate si guardò l'anello al dito che Daniel le aveva regalato per il loro primo anniversario di fidanzamento.

''E allora come hai capito di esserti innamorata?'' Le chiese una delle ragazze che la ascoltavano con i gomiti appoggiati sulle gambe e il volto tra le mani. I loro occhi non distoglievano l'attenzione da Cate, che impacciata cercava di capire come lui le era entrato nelle viscere, nel sangue, nelle ossa, in ogni centimetro del suo corpo. Come l'aveva strappata da un modo in bianco e nero, catapultandola in uno a colori.

''L'ho capito al nostro terzo appuntamento, quando mi ha portata in una delle biblioteche più belle che abbia mai visto. Una settimana prima gli avevo detto che amavo leggere, l'odore dei libri e di come le biblioteche fossero uno dei luoghi più magici che conoscessi. Mi sono sentita ascoltata.

L'ho capito quando durante una vacanza alle Hawaii, decisi di non portarmi nessun indumento pesante in vista di una serata più fredda. Allora lui decise di nascose nella sua valigia due mie felpe. Qualche anno prima, durante una delle nostre uscite serali, mi dimenticai la giacca a casa, gli dissi che d'estate non portavo mai con me una giacca, perché non prendo mai in considerazione l'eventualità di sentire freddo. Quella sera lui mi diede la sua giacca. Durante il viaggio alle Hawaii, non ho mai sentito freddo, perché nelle serate più fresche, lui correva in camera a prendere la mia felpa. Mi sono sentita curata.

L'ho capito quando, andammo a vivere insieme e lui mi lasciò la luce della cucina accesa, perché sa bene che non riesco ad andare a dormire senza controllare che tutti i fornelli siano ben chiusi. Quando mi avvicinai al fornello, c'era un bigliettino con scritto -ho controllato anche io amore, è tutto in ordine-. Mi sono sentita accettata.

L'ho capito quando dopo un esame importante andato male, lui tornò a casa con una pizza, film e gelato dicendo -se la mattina e il pomeriggio ti hanno resa triste, abbiamo sempre la sera per rimediare-. Mi sono sentita coccolata.

L'ho capito durante la nostra prima lite. Lui non ha mai alzato la voce, non mi ha mai parlato sopra, ascoltando la mia versione e ciò che mi aveva infastidio prima di parlare e di chiedermi scusa per avermi fatta soffrire. Mi sono sentita capita.

L'ho capito quando mi chiedeva di utilizzare il mio telefono. Quando mi augurava, sinceramente, di divertirmi le sere in cui uscivo con le mie amiche, senza di lui. Quando, con qualsiasi cosa indossassi o con qualsiasi acconciatura, anche solo uno chignon spettinato fatto appena sveglia, mi diceva che ero bellissima. Mi sono sentita rispettata.

L'ho capito quando mi presentò per la prima volta ai suoi amici e parenti: Lei è Cate, la mia stupenda fidanzata. Mi sono sentita amata.

L'ho capito la prima volta che mi ha detto ti amo. A casa sua, mentre cenavamo. Stavamo ridendo e scherzando di qualcosa che non ricordo e lui, all'improvviso, si fece serio dicendo io ti amo. Mi sono sentita a casa.

L'ho capito quando mi ha chiesto di sposarlo la sera di Natale, la mia festa preferita, mentre bevevamo la cioccolata calda, con i nostri pigiami natalizi addosso. E l'ho capito all'altare quando, vedendomi arrivare, i suoi occhi si riempirono di lacrime e di emozione tanto quanto i miei.

Lo capisco ogni volta che ride, ogni volta che parla, ogni volta che dorme, ogni volta che piange, ogni volta che si arrabbia, ogni volta che resta in silenzio, ogni volta che scherza e ogni volta che è serio. Quando è ansioso, quando è triste, quando è felice, quando è allegro.

Non c'è un momento esatto in cui ho capito di amarlo, ma sono tanti piccoli eventi, tante piccole emozioni, tanti piccoli gesti e tante piccole attenzioni che mi hanno portato alla conclusione che non c'è più vita se lui non c'è. Non c'è Cate senza Daniel e che insieme siamo imbattibili.'' Cate si asciugò le lacrime con il fazzolettino che aveva nelle mani. Non era triste, nemmeno spaventata. Ricordare i dieci anni della loro relazione le aveva solo fatto capire quanto lo amasse e quanto non vedesse l'ora che lui si svegliasse per poter costruire altri dieci, trenta, cinquanta anni d'amore, per costruire, finalmente, una famiglia tutta loro, insieme.

''Lui ce la farà?'' Le chiese un'altra ragazza con voce flebile.

''Lui ce la fa sempre.'' Rispose Cate. Poco dopo la dottoressa che aveva in cura Daniel, varcò la porta diretta nel corridoio. Cate la guardò, era tranquilla, sapeva che Daniel non l'avrebbe lasciata sola.

''Chiede di te.'' Le disse la dottoressa. Cate si alzò in piedi, guardò le ragazze e disse felice

''Ve l'avevo detto.'' Loro la guardavano sorridendo, tirando insieme un sospiro di sollievo, poi Cate si girò di nuovo verso la porta della stanza di Daniel, con il suo sorriso più bello. Il sorriso di chi sa che dall'altra parte della porta, l'amore della sua vita la sta aspettando.

Formula 1 - One shot [Richieste chiuse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora