Fotografie

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Sabato, marzo 1987

Dalla porta d'ingresso dell'appartamento di Emily si udì un leggero bussare di nocche contro la superficie di legno, deboli colpi che le distolsero l'attenzione dal romanzo che stava leggendo. Chiuse il libro e alzandosi dal divano, raggiunse l'ingresso.

"Izzy?" lo chiamò incerta e corrugò le sopracciglia preoccupata, chiedendosi cosa ci facesse lui alle lì, alle otto del mattino.

Qualcosa non andava.

Se ne stava immobile, quasi accasciato contro lo stipite della porta, con il capo coperto da un ampio cappuccio nero, che celava i bei lineamenti del viso seminascosti dalle nere ciocche dei capelli.

"Che succede?"

Izzy si irrigidì, cercando di ricordare perchè diavolo fosse andato da lei in quelle condizioni.

Allungò una mano per toccargli il viso ben nascosto ma lui sussultò, facendola ritrarre.

"Izzy parlami."

"Non importa, sto bene," borbottò, muovendo un passo indietro, fuori dalla proprietà di Emily, che, in risposta, azzerò le distanze scoprendogli il viso dal cappuccio scuro e scostando delicatamente i lunghi capelli neri dal viso magro.

"Izzy... che diavolo è successo?" disse alla vista di grossi lividi blu che gli macchiavano l'incarnato pallido e di un brutto occhio nero e gonfio.
Lo zigomo sinistro sanguinava, aperto da una profonda ferita che riversava sangue lungo la guancia, fino a scendere sul collo in piccole sottili scie.

Non le rispose ma si limitò a osservarla mentre lei gli scostava i capelli dal viso e intrecciava le esili dita alle sue, prima di trascinarlo all'interno dell'appartamento richiudendo poi la porta alle loro spalle. Il silenzio li avvolse mentre si fissavano l'un l'altra, cogliendo ogni minimo dettaglio nei lineamenti dei volti.

Emily conosceva Izzy; se non voleva parlare allora diventava quasi impossibile tirarglie fuori qualsivoglia parola, così, invece di tempestarlo di domande, la ragazza lo trascinò nel piccolo bagno dove, asciugamano alla mano, tamponò ed eliminò il sangue dal volto del chitarrista. Non era nuovo per lei tutto quello, in passato si occupò più e più volte di detergere con acqua e telo il volto tumefatto del fratello.

Gli occhi nocciola di Izzy osservavano attenti ogni singolo tocco e ogni movimento che Emily compiva; osservava in silenzio spostando lo sguardo dalle piccole mani ai grandi occhi che lo osservavano preoccupati.

Sapeva che le doveva delle spiegazioni, che doveva dirle il perché era conciato in modo e sapeva inoltre che l'aveva involontariamente messa nella stessa situazione di merda in cui versava lui in quel preciao momento: ne era immersa fino al collo.

Emily gli accarezzò il taglio profondo sullo zigomo, facendolo sussultare. La pelle pallida intorno alla ferita era già diventata di un brutto colore viola-marrone, e faceva un male cane ma le mani di lei erano balsamo lenitivo.

Non le tolse gli occhi di dosso neanche quando si allontanò per adagiare l'asciugamano nel lavandino, interrompendo quel momento di intima condivisione.

"Chi ti ha fatto questo?" sussurrò e allungò una mano per scostare di nuovo i lunghi capelli neri dal viso livido, mentre la punta delle dita accarezzava delicatamente l' occhio nero. Izzy allungò la mano e la posò su quella di Emily mentre lei gli prendeva il viso con entrambe le sue, fissandolo negli occhi.

"Non sono contenti che io abbia smesso", rispose lui sospirando profondamente, mentre portava una mano nella tasca della felpa nera. Emily si accigliò, non capendo bene chi fossero "loro". Aveva una vaga idea che potesse trattarsi del vecchio "lavoro" di Izzy, ma ne ignorava comunque le dinamiche.

Think about you   -Izzy Stradlin- ( Traduzione )Onde as histórias ganham vida. Descobre agora