14 - Mew non si da pace

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Pov Mew

Dopo una notte da incubo perché non riuscivo a mettermi in contatto con Gulf, corsi come un pazzo in moto per arrivare prima in Banca e attendere l’arrivo del mio ragazzo.
Ma quando sto per parcheggiare la moto, vedo Gulf in compagnia dei suoi colleghi, tutto felice che scherzava e rideva con loro.

Io preoccupato a morte perché non avevo sue notizie mentre lui se la spassa con gli amici come se niente fosse… sarà meglio che abbia una buona spiegazione da darmi altrimenti mi inc***zo.

Mi dirigo spedito verso di lui per riuscire a parlargli, ma Gulf è più veloce ed entra nell’ascensore prima che riesca a raggiungerlo… prendo le scale facendo gli scalini a 2 a 2, e arrivo al terzo piano in tempo, quando le porte si stanno per aprire.
Cerco Gulf, e quando lo vedo, lo afferro per un braccio e lo riporto nell’ascensore… schiaccio il pulsante del quarto piano… quando si aprono nuovamente le porte lo trascino nella sala dove qualche giorno prima avevamo bevuto i caffè.

Lo spingo dentro la stanza… lo guardo in faccia e gli chiedo cosa stava succedendo tra me e lui, per quale motivo mi stava evitando…

Gulf aveva un espressione indecifrabile… aveva gli occhi e uno sguardo colpevole e triste insieme, ma le parole che gli stavano uscendo dalla bocca erano dure e cattive.

Mi stava dicendo che in pratica era stato solo un divertimento per lui, che non amava le relazioni lunghe e che si stava annoiando e voleva ritornare al suo ufficio.
Non potevo credere a ciò che mi stava dicendo… qualche giorno prima aveva accettato di diventare il mio ragazzo ed io il suo… avevamo passato una giornata intera a fare l’amore ed ora mi sta dicendo che era solo per passare il tempo…

Non potevo farlo uscire da questa stanza se non avevo la certezza di quello che mi stava dicendo… decido di bloccarlo contro la parete della sala e lo bacio.
Lui risponde al mio bacio… quindi la situazione diventa sempre più non chiara… Gulf non mi dice la verità… siamo praticamente con le bocce incollate, che ci mangiamo a vicenda…

A un certo punto Gulf mi spinge lontano da lui e mi tira un pugno in faccia… io cado a terra fissando i suoi occhi e sperando di avere una risposta a questo suo strano comportamento.
Ma la frase che seguì mi atterrò una seconda volta –“baci bene e magari se sei libero qualche volta possiamo darci una ripassata, ma guai a te se mi metti ancora le mani addosso senza il mio permesso” –

Questo non era il mio ragazzo… perché cercava di ferirmi in tutti i modi???

Gulf uscì dalla stanza lasciandomi a terra e senza degnarmi di uno sguardo… io non avevo la forza di alzarmi dal pavimento… avevo il sangue che mi colava dal naso a causa del pugno che mi aveva dato, ma non sentivo dolore al naso perché il dolore veniva dal mio cuore spezzato in due.

Non so per quanto tempo sono rimasto sdraiato a terra a fissare il soffitto… ma vengo poi riportato alla realtà da Max che mi urla addosso perché non stavo rispondendo alle sue domande.
Tornato alla realtà, mi aggrappo alla mano di Max, per riuscire a rimettermi in piedi e sedermi su una sedia per non ricadere a terra… avevo le gambe molli come la gelatina ed avevo il viso pallido come un morto.
In effetti mi sentivo molto simile a un morto, dato che metà cuore non c’era più.

Max – “ amico che succede?, perché se qui dentro? Ti cerco da due ore… se i capi si accorgono che non hai ancora iniziato a lavorare, puoi rischiare il licenziamento… ti senti male?”.

Io guardo Max ma le parole non riescono ad uscire… sento le guance bagnarsi… stavo piangendo senza accorgermene..

Max mi prende per un braccio, mi mette in testa il suo cappello in modo da nascondere il mio viso, e mi porta nello spogliatoio.
Mi raccomanda di non muovermi di qua per nessun motivo, e di aspettare il suo ritorno fino alla pausa pranzo… si sarebbe preoccupato lui di svolgere anche il mio lavoro.

Max era un buon amico, e probabilmente non sarei riuscito a superare la giornata senza lui.

Io passai le ore seguenti rannicchiato con la testa piegata sulle gambe, in un angolo nascosto dello spogliatoio, fino a quando non ritornò a riprendermi Max assieme al suo ragazzo Tull.
Proprio così… Max aveva chiamato i rinforzi… aveva chiamato Tull, che mi alzò di peso da terra e mi portò fuori dalla Banca per poi farmi salire sulla sua macchia.

Rimasi a casa di Tull per tre giorni e tre notti… mi avevano dato la stanza degli ospiti, dalla quale non uscì mai… sembravo un vegetale… non volevo mangiare, non volevo alzarmi dal letto e soprattutto non volevo vedere e sentire nessuno.

Ma dopo questi tre giorni di assoluto isolamento, Tull perse la pazienza, e mi buttò letteralmente sotto la doccia, urlandomi addosso del vigliacco senza spina dorsale…
Ed aveva ragione… mi ero arreso, avevo permesso a Gulf di schiacciarmi come un insetto senza ribellarmi…

Ma la doccia fredda mi aveva fatto ritornare in me, e le urla di Tull mi avevano svegliato dal mio letargo di commiserazione.

Di botto scattai in piedi… corsi in camera a cercare il mio cellulare, incurante del fatto che stavo allagando l’intera stanza con i vestiti inzuppati di acqua… ma soprattutto non dando retta ai miei due amici che mi urlavano di fermarmi prima di bagnare anche tutto il letto dove mi stavo rotolando per cercare il cellulare.

Quando lo trovai, iniziai a rileggere gli ultimi messaggi che Gulf mi aveva mandato la sera che avrebbe dovuto venire a casa mia… c’era qualcosa che non mi quadrava in tutta questa storia… l’ultimo messaggio di Gulf diceva “tesoro non posso più venire da te… ho problemi famigliari da risolvere… ci vediamo domani”.
Gulf diceva di avere dei problemi famigliari da risolvere, quindi quella sera deve essere successo qualcosa a casa dei suoi che lo hanno portato a trasformarsi in quel modo nei miei confronti.

Mi ricordavo che durante una nostra chiacchierata aveva affermato di non essere in buoni rapporti con i suoi genitori, perché in passato lo avevano trattato come un trofeo da esibire agli amici durante le feste che organizzavano a casa.
Quindi sono convinto che tutto questo suo comportamento sia una messa inscena…

Durante tutti questi miei ragionamenti, ovviamente fatti ad alta voce, mi accorgo che dietro di me, Max e Tull mi guardavano con una certa insistenza… molto probabilmente volevano delle spiegazioni in merito al mio strano comportamento…

Mi giro verso di loro, mostrando il mio migliore sorriso e dico –“ scusatemi tanto se vi ho fatto preoccupare… vi voglio bene amici miei…” -  e poi corro da loro abbracciando entrambi, sentendo poi le loro urla nelle mie orecchie per averli inzuppati totalmente d’acqua, visto che i miei vestiti erano ancora molto bagnati dalla doccia che mi avevano obbligato a fare.

Dopo essermi cambiato tutti e tre ci dirigiamo in cucina,  perché io avevo necessità di gustare un buon piatto di zuppa calda, avendo passato tre giorni a digiunare, ma soprattutto perché dovevo a loro una spiegazione.

 Fall in love in the Bank OfficesWhere stories live. Discover now