19. 𝐋𝐮𝐜𝐞 𝐞𝐝 𝐨𝐬𝐜𝐮𝐫𝐢𝐭𝐚̀

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«Bruciare?» chiese Jungkook facendo una faccia stranita.

«Non farti male cercando di lottare per questa causa. Io, e credo di parlare anche per Yoongi, so benissimo che sei una persona stupenda che vorrebbe aggiustare tutti i torti del mondo, mettendogli un cerotto verde brillante con i dinosauri sopra, ma delle volte le persone vogliono rimanere rotte.» disse Jimin, posando una mano sulla spalla del corvino.

Perchè in quelle parole sentiva troppa familiarità da parte del grigio?

Forse doveva veramente smettere di farsi quelle paranoie ma sapere che Jimin era sempre sembrato strano non acquietava il suo animo.

«Vedi, questa scuola potrebbe sembrare la location di qualche film adolescenziale senza bulletti o altro ma non è così. Dietro le siepi perfette, i fiori colorati e il buon profumo che alleggia per i corridoi c'è di più, molto di più.
Ti auguro di non scoprirlo mai, di non vedere aldilà dello specchio.» disse Jimin, alzandosi per dare più enfasi al discorso.

«Sappiamo bene che sei adulto e sai prendere le decisioni da solo ma questo posto può farti marcire.» disse Yoongi, invitando gentilmente Jimin a sedersi.

«Sai bene qual'è una delle mie passioni: La pâtisserie.» disse il grigio con un accento francese.

«Ecco, pensa ad una grande vetrina di dolci, croissant e chi più ne più ne metta. Perchè davanti si mettono i dolci più belli ed invitanti?»

«Non sempre funziona così, ad esempio al supermercato è solito che i prodotti con una scadenza più vicina siano messi davanti agli altri.» contestò Jungkook.

«Forse gli alimentari non sono la metafora giusta. Non so se hai mai visto quei programmi di restyling ma vedi, questo posto è famoso per tutti i secchi di pittura che sono stati buttati.
Solo se si fa un buco nel muro si possono vedere i resti delle vecchie tinte ed allora rimani fregato.
Insabbiare gli errori è come buttare una colata di vernice bianca che renda immacolato tutto.» disse Yoongi con tono calmo.

«Quello che vogliamo dirti è che la luce attrae l'oscurità e tu non puoi farci niente.» Jimin si tirò indietro i capelli, una sua abitudine che stavolta era stata compiuta in modo nervoso.

[...]

Sul sentiero verso casa rimuginava ancora sulle parole che i suoi amici gli avevano detto.

Come poteva un posto praticamente da sogno nascondere tanto marcio?

Forse per le troppe ora passate a lavorare, a fare i conti e riordinare il magazzino le sue funzioni cognitive stavano peggiorando. Aveva studiato concetti molto più complicati, eppure in quel momento da lui non sarebbe riuscito a cacciare nulla.

Con fare distratto aveva aperto la porta di casa. Taehyung non era ancora tornato.

Se ne andò dritto dirtto in doccia per levarsi di dosso l'odore di caffè che aveva addosso.
L'acqua calda era un toccasana per la sua pelle e, chiuso nel box doccia, si sentiva sicuro, come in una bolla ma che era destinata a scoppiare.

Fosse stato per lui sarebbe rimasto lì per sempre ma secondo il suo portafogli era meglio uscire.

Si mise il suo accapatoio, che con la sua ultima perdita di peso, gli andava leggermente largo e gli lasciava scoperto il petto pallido. Strinse con forza la cinta alla vita stretta per poi iniziare a tamponare i capelli con il cappuccio.

Lasciò i capelli leggermente umidicci, non del tutto lisci ma con delle lievi onde dando solo due colpi di spazzola.

Durante la breve doccia aveva pensato alla frase pronunciata da Jimin ma non ne riusciva a venire a capo. Ultimamente gli capitava di fare le ore piccole per ordinare gli appunti per il prossimo esame e questo risentiva sulla sua salute sia fisica che mentale.

𑁍Three o'clock𑁍 TaekookWhere stories live. Discover now