06. 𝐏𝐢𝐚𝐧𝐠𝐞𝐫𝐞

139 13 9
                                    

Cosa significa piangere?

Scientificamente è un complesso fenomeno secreto motore caratterizzato dall'effusione di lacrime da parte dell'apparato lacrimale, senza alcuna irritazione per le strutture oculari.

Più comunemente piangere è l'effetto che si ha nel momento in cui siamo attraversati da un forte emozione, che sia la rabbia, la tristezza o la gioia. C'è chi lo chiama sentimentalismo, chi lo considera una debolezza e chi, delle volte, vorrebbe solo piangere ma nemmeno una lacrima scende.

Ma piangere non significa solo esternare un'emozione, bensì esiste una lacrimazione involontaria che tiene puliti i nostri occhi.

Ogni pianto è diverso: c'è chi piange in silenzio, chi urlando, tirando su con il naso e chi non se ne accorge nemmeno. Spesso capita che siano proprio i nostri ricordi a farci piangere; un posto lontano o persone irraggiungibile che, con il passare degli anni, iniziano a sfiorire e allora siamo, nuovamente, pervasi da quella sensazione.

In tanti miti antropogeni viene raccontato che l'uomo venne fatto con l'argilla, ovvero terra e acqua. Siamo fragili, più di quanto vogliamo ammettere. Appena l'acqua esce dai nostri occhi noi rimaniamo terra friabile alla mercè del vento che figura le nostre emozioni.

«Ti ricordi il tuo primo giorno di università?» la domanda spezzò quel silenzio dove i pensieri stavano volando.

«Come potrei scordarlo.» sospirò con aria malinconica «Mi ero preparato degli abiti veramente carini quel giorno, volevo fare una bella impressione. Avevo una maglietta rossa a righe nere, la mia preferita, e i capelli erano ancora neri. Yoongi quel giorno piansi, piansi lacrime salate ed amare.» fece una pausa, cercando di non far riaffiorare quelle emozioni «Però quel giorno ho conosciuto te. Mentre io ero uno studente del primo anno, tu eri uno del terzo.
Me lo ricordo bene: indossavi un berretto rosso che risaltava sui tuoi capelli biondi, eri ansioso perché da quell'anno in poi avresti potuto partecipare ai concorsi, quelli di un valore importante.»

«Lo ricordo anche io, Jimin. Il nostro primo incontro fu buffo. Ti avevano chiuso nei bagni del piano terra, quelli vicino alla biblioteca. Tu gridavi, chiedendo aiuto, scosso dai singhiozzi. Non mi hai mai detto cosa è successo prima del mio arrivo.»

«E non credo di farlo. Ho promesso di non farlo.» il grigio continuava a far scorrere il carboncino sul foglio senza guardare l'altro.

«Hai così tanta paura?» il grigio si fermò. Strinse con forza il carboncino e stirò le labbra.

«Ho sempre paura, una paura matta.» rispose, stavolta, però, lo guardò negli occhi.

Il biondo sorrise e poi lo abbracciò per consolarlo. Jimin lasciò che l'altro lo abbracciasse, per una manciata di secondi lui si sentì fragile ma protetto da Yoongi. Le lacrime scesero senza che se ne accorgesse.

«Non so nemmeno perché piango. Non lo so più.»

«Non c'è bisogno di saperlo. Almeno non ora.»

«Fa vedere.» prese delicatamente dalle mani dell'altro l'album dove stava disegnando. Nelle mani pallide e affusolate del pianista l'album sembrava così diverso.

«Una persona che guarda il cielo? È molto bello.» l'altro guardò tutti i tratti del disegno, tratti che distinguevano Jimin, dei tratti morbidi e quelle imperfezioni rendevano il disegno migliore.

«Che ammira. Sento che ne incontreremo una, una persona buona a cui piacciono i dolci alle mele.»

«A chi non piacciono?»

«A me. Mi ostino a prepararli ma non li assaggio mai e quindi te li porto.»

«Sei veramente una persona strana.»

𑁍Three o'clock𑁍 TaekookWhere stories live. Discover now