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Angel e Àmelie partirono all'alba con il fuoristrada Dodge di Angel. 
Caricarono i bagagli necessari sui sedili posteriori, mentre gli altri più leggeri e non indispensabili li avrebbe portati direttamente Razi il giorno successivo.
Il viaggio fino ad Evanston sarebbe durato qualche ora e Àmelie ne avrebbe approfittato per riposare un po': si sentiva stanca, non aveva chiuso occhio la notte pensando all'operazione e a tutto ciò che avrebbe comportato.
Fingere di essere la fidanzata di Angel non sarebbe stato un problema, in fondo si conoscevano e si fidava di lui.
Cosa la spaventata era invece diventare complice dell'assassino e di dover fingere per così tanto tempo. Era la sua prima operazione sotto copertura, a differenza di Angel, che già ne aveva due alle spalle insieme alla sua squadra di New York.
"Penso di essere l'unico poliziotto al mondo ad essere più tranquillo sotto copertura che durante il classico servizio" disse Angel, canticchiando una canzone dei Simple Plan passata alla radio.
"Come fai?" Chiese interessata Àmelie.
"Basta pensare che tutto quello che vivremo è davvero reale. Calarsi nella parte ma senza sforzarsi, lasciare che le cose accadano da se.
Stai tranquilla, ci riusciremo, non pensarci troppo o rischi di impazzire." gli ribadì lui, pizzicandole dolcemente il braccio sinistro per tranquillizzarla.
"Forse hai ragione tu." disse Àmelie sorridendo, sistemandosi sul sedile per rilassarsi.

Evanston non aveva nulla a che vedere con le metropoli a cui erano abituati. Aveva a malapena alcune migliaia di abitanti e si conoscevano tutti in zona. Era una sorridente cittadina in mezzo al verde, con distese di campi coltivati e piccole stradine di campagna.
La loro abitazione era in realtà una graziosa villetta singola, con un ampio giardino e un portico con una veranda dove trascorrere le serate estive.
"Poteva andare peggio, non trovi?" Disse Angel meravigliato, guardando la loro piccola dimora.
"Si, direi di sì, ma ora aiutami con queste." Àmelie prese le valigie con fatica e le trascinò fino al vialetto d'ingresso.
Era accogliente, doveva ammetterlo, e le finestre dipinte di bianco tenue con le tende in pizzo colorate le ricordavano la sua infanzia trascorsa dai nonni in montagna a Rockford.
Angel notò subito che i vicini dall'altro lato della strada si erano affacciati dalla porta finestra della loro casa per osservarli:erano arrivati da pochi minuti e già si erano accorti di loro. Dovevano iniziare ad entrare nei loro ruoli se non volevano essere scoperti e dovevano farlo in fretta.
"Ti aiuto subito, tesoro!" Gridò Angel abbastanza forte da farsi sentire, cingendole con delicatezza un fianco.
"Ci stanno già osservando, a ore dodici, dietro di noi" le sussurrò piano, sistemandole una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio.
"Beh, collega, diamo inizio allo show! Buona fortuna." disse, dandogli un bacio sulla guancia, pungendosi le labbra con la barba curata.

"Tutto bene, Fred. Siamo arrivati da un po' e abbiamo appena finito di sistemare le nostre cose. Potevi almeno dircelo che in questa villa c'era solo una stanza per tutti e due!" Rimproverò Àmelie al suo capo, piegando la bocca in una smorfia divertita.
"Non fare la difficile, dai! Puoi sempre farlo dormire sul divano!" Rispose sinceramente compiaciuto Fred.
Angel si limitò ad alzare gli occhi al cielo, fingendosi infastidito.
"A parte gli scherzi, per adesso è tutto tranquillo. Tra poco usciremo per fare un giro della zona e per vedere con precisione dove si trova l'edificio del nostro soggetto. Poi capiremo come agire. Novità da Razi?"
"Probabilmente vi raggiungerà in serata, non riesce ad aspettare un altro giorno, ma è meglio che si faccia vedere poco nei vostri dintorni e con discrezione."
"Ricevuto, capo. Lei come sta?"
"Un po' teso, ma fiducioso. Ci sentiamo più tardi e mi raccomando, aggiornatemi se avete qualsiasi tipo di novità. Saremo in contatto telefonico e avremo il controllo del gps dell'auto solamente da domani, quindi stasera massima attenzione."

"Dovrebbe essere quella." Angel scostò per un attimo la mano da quella di Àmelie per indicare un palazzo fatiscente, vicino al James Park.
"Si, esatto e alla nostra sinistra dovrebbe esserci un ristorante messicano" confermò lei, dopo una rapida occhiata alle mappe sul suo smartphone.
I due si avvicinarono cauti  alla casa del loro sospettato, fingendosi due innamorati che passeggiavano tranquilli per le vie della città.
"L'auto non c'è e in casa sembra non esserci nessuno. Mi chiedo come faccia un essere umano a dormire in un posto del genere."
Lo stabile emanava uno spiacevole tanfo di degrado e sporcizia e da fuori aveva l'aspetto di un fabbricato ormai abbandonato.
"Domani Razi dovrà in un modo o nell'altro installare il gps o perderemo troppo tempo utile." Continuò Angel, pensieroso.
"Stasera potremmo cenare al messicano per tenere sotto controllo l'arrivo dell'auto.
Da quei tavoli in fondo dovrebbe vedersi bene il parcheggio." propose Àmelie.
"Volentieri, amore." affermò Angel, con un cenno d'intesa.

"Non posso crederci. Ma lei non è Mannie? La moglie di Jay Barton? Cazzo, è viva!" gridò Àmelie, attirando l'attenzione di alcuni clienti seduti ai tavoli vicino a loro.
"Si, è lei. Ricordo perfettamente la foto che ci ha mostrato Fred due giorni fa. Perché diavolo sta guidando l'auto di Zante?"
La donna scese dal veicolo, dopo averlo parcheggiato con attenzione sotto l'edificio.
"Benissimo, non solo la ragazza è viva, ma guida addirittura l'automobile dell'omicida del marito." Mormorò Amelie, accasciandosi desolata sulla panca in legno del ristorante dopo aver preso il cellulare per comporre rapidamente il numero di Fred.

IN UN ALTRO MOMENTOWhere stories live. Discover now