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Fred camminava avanti e dietro nel corridoio del dipartimento cercando di tenere a bada i nervi.

Nonostante l'aria condizionata, alla base faceva caldo e il nodo alla cravatta della sua camicia azzurra sembrava dovesse togliergli il respiro da un momento all'altro.

La notizia che Jay Barton era stato ucciso a pochi isolati da casa sua l'aveva scosso e non poco.
Nel corso degli anni al dipartimento aveva avuto modo di conoscerlo e ormai riusciva a prevedere ogni sua mossa.
Jay non era una cattiva persona, ma aveva fatto scelte sbagliate nella sua vita e ora ne aveva pagato le conseguenze.

"Capo, ha bisogno? Ci stava cercando?" chiesero quasi all'unisono i due detective.
"Si, venite, devo parlarvi di una cosa urgente."

L'ufficio del capo era il più grande di quelli degli addetti e la parete sulla sinistra era tappezzata di foto e lettere di riconoscimento.
Era nella polizia da più di venticinque anni ed era quasi prossimo alla pensione.

"Voi conoscevate Jay Barton, la vittima di questa notte?"
"Non particolarmente, Fred. So che abitava vicino a te nella Quartestar Avenue, all'incrocio con Maddison Car Garden." disse Razi concentrandosi sul volto teso di Fred.
"Si. È stato assassinato con cinque colpi d'arma da fuoco nella sua casa. L'assassino ha lasciato un biglietto vicino al cadavere con scritto "BASTARDO, ORA SIAMO PARI" e questo farebbe pensare a un regolamento di conti tra bande ma c'è dell'altro."

Àmelie e Razi si protesero in avanti per sentire meglio le sue parole, pur essendo a pochi metri di distanza.

"In casa non era da solo al momento dell'omicidio, lo confermano le telecamere di sorveglianza all'interno dell'abitazione prima di essere state disabilitate dall'omicida.
Jay era sposato, da quasi sette anni. Sua moglie si chiama Mannie. È scomparsa, maledizione!" imprecò, alzando la voce, trattenendosi dal dare un pugno alla scrivania come l'ultima volta.

"Come scomparsa?" chiese riluttante là detective, guardando negli occhi prima Fred e poi Razi.
La scomparsa di una persona era uno dei casi più difficili da risolvere. La mancanza di prove concrete e le stradi interminabili della città non avrebbero aiutato affatto.

"Si, non c'è traccia di lei. La scientifica ha analizzato la scena del crimine quasi quattro volte e non è stata rilevata nessuna traccia utile. È come se fosse sparita nel nulla."

"E se fosse scappata di sua spontanea volontà dopo l'uccisione di suo marito?" domandò Razi cercando di fare il punto della situazione e vagliare ogni possibilità.
"No,  tutti i suoi documenti di riconoscimento, soldi contanti, chiavi dei mezzi e vestiti sono a casa."

I tre si rinchiusero per qualche minuto in un silenzio assordante, persi nei loro pensieri.
Tim, il quarto collega della squadra, sarebbe arrivato a momenti e avrebbero dovuto avvisare anche lui della faccenda.
Tim era il più taciturno del gruppo e anche il più sensibile.
Alto poco più che un metro e settanta, si era arruolato per seguire le orme del padre e non si sarebbe mai aspettato di riuscire ad entrare in un reparto così prestigioso a Chicago.
Lui preferiva il lavoro d'ufficio rispetto alla classica pattuglia ma in casi come questi non si sarebbe risparmiato fino a quando non avrebbe visto l'omicida dietro le sbarre di un carcere federale.

"Dobbiamo agire subito.
In casi di scomparsa sono fondamentali le prime ventiquattro ore per avere almeno una speranza di ritrovare la persona viva. Più il tempo trascorre, più le speranze diminuiscono." disse con voce ferma Fred, riprendendo la solita compostezza che lo caratterizzava.

In quel momento Tim bussò alla porta, tenendo nella mano sinistra una tazza di cappuccio fumante e la sua classica sigaretta elettronica all'aroma fruttato.
"Mi sono perso qualcosa?"

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