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<<ALLORA, DIVERTITA? >> sento una voce rimbombare nel vuoto e apro gli occhi trovandomi di nuovo nella realtà, Dabi mi sta sistemando i capelli mentre sono seduta su una sedia davanti a uno specchio, provo a sprofondare nella mia ombra ma non ci riesco evidentemente ho i miei poteri solo quando sono alla loro completa mercé.

<<Cosa...cosa hai fatto? >>

<<Beh, tu sei andata di strada in strada, distruggendo negozi insieme a me, ridendo come se stessi vivendo il momento più bello della tua vita, ti stavi divenendo un mondo sai? >> mi lega i capelli in una coda bassa, giusto per togliermeli dalla faccia, e lo guardo dallo specchio. <<La parte cattiva ti dona, sai, si addice al tuo viso, bambola>>

Ancora quel nomignolo, così famigliare eppure così estraneo, sembra solleticare una parte del mio cervello che è offuscata, come se sapessi di avere dei ricordi lì ma non so quali siano.

<<Perché mi chiami bambola? >>

<<Vari motivi, che magari un giorno ti dirò, per adesso accontentati del fatto che sei la mia bambola, e che mi diverto un sacco con te, siamo una coppia che fa...scintille>> sorride poggiando le mani sulle mie spalle e si abbassa per guardarmi anche lui dallo specchio. <<Non ti vedo molto felice del tuo nuovo partner, hai qualcosa contro le persone con cicatrici? Sai so che il mio aspetto non è come- non è molto normale, però ti assicuro che sotto sotto ho un'anima incredibilmente buona, lotto per la giusta causa>>

<<La giusta causa non è egoista>> sputo acida scrollando le spalle per togliermelo di dosso ma lui stringe le dita applicando pressione per farmi stare buona. <<E chi dice che sono egoista? Chi dice che quella sia la definizione di causa giusta? Dipende tutto dai punti di vista, se guardassi tutto dal mio mi daresti ragione sai, ti conosco>>

<<Non mi conosci affatto>> sento come se la pelle delle mie spalle stesse cercando di allontanarsi il più possibile dal suo tocco, anche se non è possibile, e lui ride girando la sedia per guardarmi dritta negli occhi adesso.

<<Fidati bambola, ti conosco meglio di quanto pensi, ogni angolo della tua mente è a me noto, anche quelli che i tuoi amici scolaretti non possono nemmeno immaginare>> mi prende il mento tra le dita costringendomi a guardarlo e provo di nuovo quella sensazione famigliare guardandolo negli occhi.

<<Una volta ti avevo chiesto perché ti ostini così tanto a far parte di un gruppo che non ti vuole, una società che vuole farti diventare cattiva, anzi che gi vede già cattiva, e tu non hai saputo rispondermi subito, e a guardarti negli occhi adesso non sapresti farlo ancora>>

<<Voglio fargli vedere che si sbagliavano sul mio conto>>

<<Uuh, mi sorprendi ogni giorno di più, allora ti darò un pò di lavoro da fare, eh? Facciamo un bel video per costruire la tua reputazione da villain, per far vedere a quelle persone da che parte stai adesso, e magari se nei tuoi sogni riuscirai a scappare, dovrai abbattere l'immagine che si saranno fatti di te, la paura che proveranno quando ti vedranno, il dubbio, al posto della sicurezza e senso di protezione che un eroe dovrebbe insinuare nelle ossa di un civile, ti piace questo giochino? >>

Lo guardo come per dire no, ma ormai era già tutto programmato, e accende la telecamera piazzandocisi davanti sorridendo.

Poi tira me vicino a lui, e mi offusca di nuovo la mente con la famigerata parola, mandandomi nel posto dove avrei potuto riflettere su quel senso di famigliarità che mi incute.

𝘿𝙊𝙇𝙇⁴ || 𝖻𝖺𝗄𝗎𝗀𝗈 𝗄𝖺𝗍𝗌𝗎𝗄𝗂Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt