XVII

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Elizabeth tu.......

tu sei come me.....

tu.....

Voglio far venire un po' d'ansia.
Quindi, torniamo leggermente in dietro,
a quando ci hanno portate a fare uno strano esperimento.....

Passarono tre giorni, tre giorni chiusa in una fottuta stanzetta con una ragazza col mio stesso carattere, vi faccio solo immaginare.

Elizabeth...come dire...
aveva esattamente il mio carattere,
legammo subito, tornai a sorridere, ma anche se iniziavamo a volerci bene, litigavamo ogni santo minuto, SEMPRE.
Per le cose più stupide davvero, non ve le sto neanche ad elencare.
Fummo chiamate poi a fare un esperimento di coppia, non lo avevano mai provato prima;
ci misero una a fianco all'altra, Whitehall schiacciò un pulsante che fece azionare una potente scarica elettrica fuoriuscire dai cip sotto pelle, polverizzandoli.
Murmur si impossessò di me, questa volta diversamente, si unì ad entrambe, come se si fosse diviso in due; sentii Elizabeth gridare, e dai suoi occhi uscire una forte luce bianca, le lampadine di tutta la stanza, anzi di tutto l'edificio si spensero, sentii la terra tremare sotto ai piedi e una luce accecante tra me ed Elizabeth.
La ragazza stava ancora assorbendo quello che sembrava Murmur, poi sentii il boato.

Mi guardai in torno,
non eravamo più in quel laboratorio, ma bensì in quella stanza nera e infinita che vedevo nei miei sogni e nelle mie visioni.
Io ed Elizabeth eravamo diverse;
i mie capelli erano lunghi e setosi, sembravano danzare in un lento e romantico valzer,
avevo il mio vestito verde e gli occhi che brillavano come smeraldi riflessi sulla calda luce del sole.
Elizabeth aveva un setoso, quasi trasparente vestito bianco come la romantica luce della notte,
I suoi occhi erano del medesimo colore, facevano paura, non vi era né iride né pupilla, solo un bianco e venoso occhio;
I capelli sempre rosa, la faccia pallida come quella di un cadavere, gli occhi erano contornati da una matita nera e così anche le labbra, la cosa che mi lasciò più perplessa fù una mezza luna nera rovesciata nel bel mezzo della sua fronte.

Elizabeth aveva un setoso, quasi trasparente vestito bianco come la romantica luce della notte,I suoi occhi erano del medesimo colore, facevano paura, non vi era né iride né pupilla, solo un bianco e venoso occhio;I capelli sempre rosa, la faccia ...

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< Quel simbolo > sussurai guardandola,
< tu sei una delle streghe-dee della notte di Knockma Hill > esclamai.

Nel grande libro di Frigga si parlava di tutti i tipi di poteri presenti a Knockma,
il mio regno era diviso in sei zone:
la zona delle streghe- dee e degli stregoni della notte, con poteri per lo più oscuri, ma comunque buoni, da cui proveniva mia madre;
del giorno, avevano poteri solari, e curativi;
della natura, coloro che affidavano i dràcrisa, li sceglievano nel momento della nascita del bambino; i dràcrisa nascevano come fuochi, ognuno con un colore diverso, venivano assorbiti dal cuore del neonato e si manifestavano quando ne fosse stato degno, per accompagnarlo poi per tutto il resto della vita;
poi vi erano gli stregoni e le streghe- dee del fuoco, che governavano le foreste magiche, e l'esercito, garantendoci forza e protezione;
poi dell'acqua, che rendevano fertili e ricche le nostre terre
e in fine la famiglia reale, da cui proveniva mio padre, quindi io;
I poteri della famiglia reale erano come un inseme di tutti quelli presenti a Knockma, ma amplificati, più potenti.

< Daph, dove siamo > mi chiese impaurita Beth guardandomi,
< storia lunga caramellina, ora vieni vieni, ti faccio vedere una cosa >
le presi la mano e aprii una porta davanti a noi.
Ci trovammo a casa, a Knockma, le spiegai lentamente tutto, lei sembrava smarrita, spaventata, forse per la prima volta.
Beth ed io eravamo le uniche sopravvisute dopo quella devastante guerra, le uniche che poteva salvare l'universo, le uniche che potevano portare avanti la dinastia Hill con tutto il suo potere.
< Elizabeth, dov' è il tuo Dràcrisa > le chiesi poi,
< due anni fa, mentre mi facevano uno dei soliti esperimenti, dal mio petto uscì un fuoco rosa, che poi si tramutò in un furetto bianco latte con dei richiami rosa confetto, era bellissimo davvero; non ebbi neanche il tempo di salutarlo che me lo strapparono dalle mani. A distanza di un anno mi portarono il suo corpo morto > per la prima volta dalla sua voce si poteva sentire delle emozioni; tristezza, rabbia e nostalgia per la perdita di una parte di se stessi.
La abbracciai, sentendo poi una lacrima bagnarmi lentamente la spalla;
la presi per mano e assieme uscimmo dalla porta da cui eravamo entrate.
Tornammo ad essere due ragazzine con i capelli sporchi, gli occhi arrossati e con una tutina sporca e vecchia addosso.
Delle guardie ci bloccarono i muovimenti legandoci braccia e gambe mettendoci di nuovo il collare, il cip sarebbe stato rischioso.
Le loro facce erano spaventate, terrorizzate e confuse anche Whitehall per la prima vota sembrava aver paura. Ci buttarono in una camera blindata, fredda e spoglia di qualsiasi comodità;
< Daph, ho un piano > mi disse Beth,
< tempo fa ho messo fuori uso i collari, il nostro potere è amplificato adesso, possiamo usarlo per far scoppiare ledificio > continuò,
< No caramellina,
ho un idea migliore >
risposi ridendo,
Elizabeth aggrottò le sopracciglia,
< faremo come ha detto il ragazzo, se ha predetto il futuro, io direi di seguire lui >
< seriamente ..... ancora con quel cavolo di ragazzo >
< si, e mi dovrai ascoltare, sono la tua regina ti ricordo > la punzecchiai,
< Aia questa brucia > rise lei.

Il piano era quello di soggiogare una delle guardie che ci lasciava da mangiare e riuscire in qualche modo ad arrivare all'ufficio del capo.
Il piano era ben preciso, durante la cena il capo e i suoi amichetti compreso Whitehall sarebbero stati in mensa; nel mentre uno dei suoi sottoposti ci avrebbe portato la piccola cena, e a quel punto sarebbe entrata in scena Elizabeth, entrandogli nella testa e, dopo avrgli fatto indossare un paio di occhiali per nascondere gli occhi bianchi, gli avrebbe ordinato di consegnarci le chiavi; il mio compito era quello di oscurare le telecamere e mettere fuori gioco guardie e allarmi; una vota arrivate davanti alla porta del capo ci sarebbe bastato mandare il segnale agli Avengers. Avevo pensato anche al dopo, quando saremmo tornate nella camera, i corpi delle guardie si sarebbero polverizzati, i collari riattivati, le chiavi poggiate su uno scaffale, le telecamere riattivate e la porta chiusa. Sarebbe sembrato un semplice mal funzionamento delle telecamere.

Mettemmo in atto il piano la sera stessa, Elizabeth era un genio in fatto di macchinari, mentre io in astuzia;
Beth velocemente mi mise fuori uso il collare e poi io feci lo stesso per il suo;
come avevo immaginato una guardia ci portò da mangiare, con un semplice muovimento delle mani spensi le telecamere e l'allarme, Beth soggiogò la guardia e gli prese le chiavi e poi uscimmo.
Andammo lungo il grande corridoio svoltando poi a destra, l'edificio era vuoto, troppo vuoto, era impossibile che vicino alla cella di due mutanti non ci fosse sucurezza.
Non ci feci caso, ero accecata dalla brama di libertà che mi fece correre verso la porta del capo; la porta era aperta, Beth non esitò e la spalancò.

Mentre Elizabeth era in cerca della radio io mi guardai in torno,
c'era troppo silenzio, nessun fruscio, rumori di passi o del parlato costante delle guardie, NIENTE.

Sentii uno sparo, poi il rumore di un grilletto dietro la mia nuca,
< che carine, volevano scappare, come avete fatto? > disse la voce dietro di me,
< ciao Whitehall > lo canzonai io.
Guardai in basso, Elizabeth era stesa a terra, la gamba piena di sangue con un proiettile che la stava lentamente dissanguando.
< mi sbrigherei a rispondere Daphne o la tua amica morirà se non le diamo cure mediche >
Spensi totalmente le emozioni, i miei occhi divennero verdi a le mie mani fuoco; toccai sorridendo il braccio di Whitehall che iniziò velocemente a prendere fuoco, scaraventai poi tutti i presenti cotro le pareti, alcuni svennero, altri morirono istantaneamente a causa del cervello esploso.
Tornai normale e mi avvicinai subito a Beth, le misi una mano sulla ferita e notai che piano piano stava guarendo;
< hai scoperto un altro potere > sussurò ridendo per poi svenire tra le mie braccia.
Non persi tempo, mi misi a cercare la radio, ma al posto di essa trovai il mio telefono; avrei potuto chiamare uno di loro, Bucky, Loki, Steve, chiunque, non sarebbe stato ditticile.
Composi il numero, scquillò tre volte poi una voce mi rispose,
" 𝙳𝙰𝙿𝙷𝙽𝙴, 𝙳𝙾𝚅𝙴 𝚂𝙴𝙸? , 𝙳𝙰𝙿𝙷𝙽𝙴.... 𝙳𝙰𝙿𝙷.. "
sentii la voce di Tony provenire dal telefono appoggiato al mobile lontano da me, mentre io giacevo per terra con attorno alla testa un lago di sangue.

stars shine in the darkness too Where stories live. Discover now