EᑭIᒪOGO

64 13 10
                                    

Viaggiare dalla Moldavia all'Italia dentro un pullman pieno zeppo di persone e pacchi è un vero incubo. Le fermate per i bisogni sono talmente corte che tanti preferiscono tenerla per la prossima sosta. Io ho sempre avuto un problema al riguardo. Sono quel tipo di persona che va in bagno, anche se non deve andare, per paura che poi mi scappi nel peggiore dei momenti.

Ad ogni fermata i ragazzi alla guida si danno il cambio essendo in tre. Avranno meno di venticinque anni e hanno un aspetto curato, per fare bella figura alle dogane a cui però non sfuggiamo mai. Ad una vedova hanno fatto  svuotare ogni valigia e pacco in suo possesso e hanno fatto tardare un po' il nostro percorso  di marcia. Saremmo dovuti arrivare prima ai confini dell'Ungheria con la Romania, ma  calcolando anche il pranzo incluso negli ottanta euro del biglietto, ci sono costate un paio  d'ore.

Il ristorante sulla strada era affollato e piccoli bus bianchi ostacolavano i grandi  pullman che a loro volta trovavano parcheggio qua e là in seconda fila. Un ristorante tipico  rumeno, con tanto di sculture dai volti giovani e sorridenti, che esponeva i costumi  tradizionali sulle facciate del grande edificio.

Eravamo in viaggio da ieri sera e siamo  arrivati giusto in tempo, prima che chiudessero la cucina. 

Le cameriere ci fanno accomodare ad una tavola lunga in legno e portano brocche di vino  rosso, acqua con ghiaccio e tanto pane. Le scodelle con la panna sono posizionate lungo la grande tavola con la tovaglia rossa e bianca a scacchi.

Quando poi siamo tutti seduti, le  cameriere portano piatti stracolmi di zuppa al pollo e ci augurano buon appetito.  «Mamma, non è che posso ordinare un'altra cosa?» Mangiare zuppa in viaggio, non era il  massimo.

«Khatrine, mangia e non fare troppe storie. La carne la puoi lasciare nel piatto, i randagi saranno contenti!» Dice mia madre con la bimba in braccio. La stava allattando davanti ad occhi indiscreti, senza il minimo accenno di vergogna. Ogni tanto si sentiva qualche donna contrariata dal gesto di mia madre, ma nessun uomo aveva da ridire al riguardo. Non che il seno di mia madre fosse un bel vedere, per carità. Portava le smagliature evidenti del primo parto e ce ne erano di nuove violacee che comparivano attorno al capezzolo esposto. 

«Un minimo di pudore signora!» Sento dire a una donna dal lato opposto in fondo al tavolo.  «È solo pelle e carne, SIGNORA!» Mia madre la squadra con una fulminata da agghiacciare il sangue. La donna si fa piccola nel suo décolleté altrettanto fuori luogo.  «Ecco fatto! Ora fai il ruttino piccola Adri!» Mi commuovo nel vedere mia madre rimettere  al suo posto il davanzale e alzarsi con la bimba per farla digerire. È la prima volta che si  comporta da vera madre con mia sorella, almeno la prima che vedo io.

Forse c'è ancora  speranza per noi tre, userò il tempo che mi resta per renderla la madre perfetta, quella che ci  meritavamo dall'inizio. Prometto a me stessa, osservandole passeggiare avanti e indietro per il locale. 

L'aria era secca e profumava di umani in viaggio che avevano dimenticato sicuramente il deodorante da qualche parte, lontano dalle loro valigie. Sorseggio la mia zuppa con abbondante pane e scarto le due cosce di pollo, poi prendo la bambina per far mangiare anche mia madre. 

«Andiamo di fuori se per te va bene!» Dico alla mamma che ora era immersa nella  conversazione con i presenti seduti vicino a lei. 

«Non allontanatevi però !» Mi rivolge sia lo sguardo che la parola. Miracolo. Lascio il mio zaino con il mio mangianastri sulla sedia, per tenere il posto occupato, e mi avvio all'uscita con la bambina fra le braccia. L'aria fresca mi fa svolazzare la frangia e la sposto con un soffio sui lati.

«Ecco, sediamoci qui piccola Adri. Tra poco saremo a casa, finalmente. Ti manca il papà?»  Le chiedo giocherellando con le sue manine minuscole. Era bianca come il latte e i suoi  capelli biondo cenere iniziavano a crescere a ciuffi come una striscia in cima alla testolina. «A me manca tantissimo, sai?» Le confesso e lei mi guarda incuriosita, sembrava capisse  tutto quanto. 

99 TᕼIᑎGᔕ I - ᖇITOᖇᑎO ᗩᒪᒪE OᖇIGIᑎIWhere stories live. Discover now