ᑕᗩᑭITOᒪO 9 |ᑭ.O.ᕼ.ᑌ.I|

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La primavera ci ha fatto una breve visita e l'estate ha preso impaziente il suo posto. Inutile  dire, da perfetta leonessa evoluta, che l'estate è definitivamente la mia stagione preferita. 

L'anno scolastico era volato e per fortuna senza altri intoppi o complicazioni; tranne qualche dispetto e il nomignolo "secchiona" che nell'altra vita avrebbe fatto ridere chiunque, associandolo a me. Era  decisamente cambiato qualcosa, o forse era solo l'aria frizzante dell'estate che mi dava alla  testa? Sapevo esattamente come avrei passato l'estate, ma avevo ancora un po' di tempo per  salutare Telenesti.

Qualche mese prima, mamma aveva dato in affitto il monolocale ad una  madre single, scappata lontano dall'ex con la piccola Lia, sua figlia. Mamma aveva stretto  amicizia con Mia, e aveva piena fiducia che avrebbe avuto rispetto della sua proprietà.

Io  avevo deciso di fare un giro in bici e salutare la mia scuola, i posti a me cari e persino le  memorie dell'altra me. Ho percorso a tutta velocità la stradina dietro il nostro blocco di  appartamenti, deviando all'incrocio tra il mercato e il centro di Telenesti.

Arrivata in cima  alla strada, mi sono fermata nel parco davanti alla scuola. Era sempre ben curato, ma era  grazie agli studenti che svolgevano questa mansione ogni mese, a turno. Persino alla mia  classe era toccato una volta, durante la mia breve permanenza, di spalare le foglie, ripulire le panchine da cicche e bottiglie vuote.

Dipingere di bianco i tronchi degli alberi era la mia  mansione preferita. Era un'usanza nel nostro paese, dipingere e rendere tutto più bello. Adoravo quell'odore di vernice e quella spazzola enorme fra le mie  deboli mani.

Ero stata bene in questa piccola città dopotutto. Unendo i ricordi dell'altra vita  insieme a quelli di questa, potrei dire che non mi è dispiaciuta tutto sommato.

Attraversato il piccolo parco, ho fatto la discesa per tornare verso casa, lasciandomi accarezzare dal vento  in pieno viso. Ero indecisa se andare alla vecchia scuola abbandonata. Avevo timore di  incontrare Natalia, Diana e Marcello con i suoi amici. Potevo cominciare dal vecchio asilo. 

Il cancello era lì per fare scena perché  chiunque poteva entrare ed uscire senza essere notato. Un edificio lungo - su due piani, si  presentò alla mia vista. Lì ci eravamo rifugiati nelle giornate piovose, improvvisando  concerti e recite di gruppo. Lì avevo dato il mio primo bacio a stampo, sotto il tetto  dell'asilo nido. Era Marcello, ed ero cotta di lui, nell'altra vita. Avevo un'altro approccio con la sessualità perché ignoravo da una parte le ricadute di mia madre, mentre dentro di me si creava una inconsapevole realtà; l'infatuazione. Già da bambina se avevo un'amica, mi accollavo a lei finché la sfinivo, ma se succedeva il contrario, rifiutavo chiunque dopo essermi stufata, quindi era un gioco pericoloso. Ma in questa vita avevo una me diversa dentro la testa; era determinata e vigile, un tratto che nell'altra me avevo declinato senza garbo.

Lì, su quell'altalena scricchiolante, avevo realizzato cosa fosse il pensiero e  per la prima volta avevo parlato con la mia voce interiore. Continuavo a rivivere più momenti dell'altra me che di questa, mentre attraversavo lenta i viali di quell'edificio.

In  fondo al recinto qualcuno aveva tagliato la rete per poter andare dall'altra parte nel campo  verde, che si estendeva per almeno tre chilometri prima di arrivare alla scuola abbandonata.  Avevo deciso di non andare fino in fondo. Sapevo bene che tutti i ragazzi della zona si  riunivano lì.

Anche io facevo parte del gruppo, ma non in questa realtà. Nell'altra sarei stata  con loro, avrei saltato da una scala all'altra mantenendo l'equilibrio. Avrei corso le rampe  fino al quinto piano e lì, sul tetto di un edificio abbandonato, mi sarei guardata intorno e  avrei realizzato di essere proprio minuscola in confronto al mondo intero.  Sono una piccola formica che ha deciso di stare in disparte stavolta.

99 TᕼIᑎGᔕ I - ᖇITOᖇᑎO ᗩᒪᒪE OᖇIGIᑎIOù les histoires vivent. Découvrez maintenant