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Da quando ho memoria fino alla mia partenza per una nuova vita, ho passato le mie estati a casa Conduri. Ero come una figlia per lo zio e la zia.

Il sole si alza sempre più in alto. Io e i miei cugini decidiamo di fare una passeggiata per i campi con la loro nuova mucca, Marta. Così, mentre Nelu sta in sella alla mucca come ad un cavallo, io ed Alina camminiamo affianco chiacchierando della natura, di come quell'albero fosse più verde rispetto agli altri e delle strane forme che le nuvole creassero nel cielo.

Nelu stuzzicava spesso la mucca, la trattava come un bullo tratta la sua preda la maggior parte delle volte, ma la mucca sembrava apprezzare le sue attenzioni. All'improvviso Marta decide che ne ha abbastanza di fare il cavallo e in men che non si dica scaraventa Nelu a terra, ma questo non le basta. Con le corna cerca di prenderlo e riesce nell'intento. Il caos e le urla mi annebbiano la mente. Vedo sangue ovunque e Nelu che urla dalla disperazione. Alina caccia via Marta da sopra Nelu e nota con disgusto che gli ha conficcato il corno destro tra le costole.

Non riuscendo a muoversi, io e Alina lo abbiamo preso sotto braccio e, tra lacrime e disperazione, lo abbiamo portato per tre chilometri fino a casa. La mucca era scappata per i campi e non si intravedeva più ad occhio nudo. Arrivati a casa, abbiamo poggiato Nelu sulle scale. Alina ha iniziato a urlare, ma le uscivano solo gemiti. «Mamma, papà, venite presto!» I due si sono materializzati sulle scale dall'interno della casa e sono rimasti scioccati alla vista dell'accaduto.

Nelu era bianco in faccia e rosso su tutto il corpo. Mia madre si è affacciata dalla finestra e, vedendo Nelu, è rimasta lucida chiamando l'ambulanza. I seguenti frammenti di memoria sono confusionari. Olga preme con un panno bianco sulla ferita. Nelu non urla più dal dolore. Mamma mi abbraccia coprendomi la vista, ma io la allontano. Tengo la testa di Nelu e imploro che non se ne vada ora.

«C'è ancora tempo per te. Non puoi andartene ora!» Sussurro quasi tra le lacrime. Lo zio chiede cos'è successo e Alina spiega velocemente. Vasea prende il fucile e sparisce. L'ambulanza arriva e porta via Nelu e la zia. Rimaniamo in silenzio sulle scale insanguinate a guardarci le mani sporche. Ma che bel compleanno, mi dico. Restiamo così per un lasso di tempo a noi ignoto, fino a quando lo zio arriva insanguinato a sua volta.

«È finita.» Dice. «Non farà più del male a nessuno.» Aggiunge guardandosi i piedi. Piango perché so che la colpa non è della mucca, non è dello zio e nemmeno di Nelu. La colpa è solo mia perché ho accelerato l'arrivo di mia sorella e così facendo ho cambiato il destino di un'altra persona a me cara. Spero con tutta la mia forza che non muoia oggi. Se succede, sarà stata solo colpa mia. Inutile aggiungere che la mia festa di compleanno era saltata. Non avevo nemmeno voglia di spegnere le candeline. Mamma però ha insistito: «La torta la dobbiamo mangiare comunque se no la dovrò buttare.» Disse amareggiata.

*
Una cosa che dovete sapere su mia madre è che lei amava i bambini di tutti. Avrebbe potuto fare la maestra d'asilo tanto amava i bambini. Era anche severa con loro come una madre, ma donava amore a tutti quanti e tante volte mi veniva da chiedermi se avesse un rubinetto dell'amore per i bambini degli altri che scorreva illimitato. Con me era diverso, ma per ovvi motivi. Io sapevo chi era veramente nel profondo e questo l'aveva allontanata da me, a differenza dell'altra volta che avevo accettato tutto senza battere ciglio pur di elemosinare un po' di affetto.

Ricordo bene la prima volta che era tornata dall'Italia. Aveva portato con sé un'infinità di vestiti e giochi per bambini. Ero confusa all'inizio e mi chiedevo se fossero tutti per me, ma poi avevo compreso quando un giorno mi aveva vestita carina, pettinata i capelli e mi aveva portato a Chisinau in un orfanotrofio.

99 TᕼIᑎGᔕ I - ᖇITOᖇᑎO ᗩᒪᒪE OᖇIGIᑎIWhere stories live. Discover now