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Le giornate successive che mi restano da passare insieme al mio papà sono troppo scorrevoli per i miei gusti, ma cerco comunque di godermi ogni istante. Per fortuna non sono dovuta andare a scuola per il resto della settimana, visto che lui ha firmato una dichiarazione per la preside con poche informazioni all'interno, alludendo a documenti e motivi famigliari. Così siamo arrivati già a venerdì, dopo aver passato un pomeriggio in fila a fare il mio passaporto e la giornata di oggi a rinnovare la mia carta d'identità, persino i vaccini che non avevo ancora fatto.

Ora è il sabato mattino più caldo dell'autunno che ancora non si è presentato del tutto a svolgere il suo compito. Siamo in visita dalla zia Liudmilla che, con Emmy appresso, cammina verso il cancello ad aprire il grosso lucchetto, quasi fossimo in una grande città e non in periferia. Notando quanto sia cresciuta Emmy, mi rimprovero per non essere venuta prima a passare del tempo con lei, ma so bene che lei si diverte un mondo qui, insieme ad un assortimento notevole di animali. Liudmilla è famosa nella famiglia Tabarcea per il suo animo buono, ma anche per il fatto che non le sfugge nemmeno una notizia, anche se da chilometri di distanza.

«Eccovi finalmente! Ma guardati Khatrine, quanto sei cresciuta?!» Dice lei passando Emmy come un sacco di patate nelle braccia di papà che la prende con affetto. Non faccio in tempo a sorpassare del tutto il cancello che la zia mi soffoca in uno di quegli abbracci imbarazzanti durante il quale devi trattenere il fiato tra il seno prosperoso delle signore. Mi soffoca ancora un po' dondolandomi da una parte all'altra assieme a lei e poi mi allontana un attimo per osservare il mio viso.

«Sei uguale a tua madre!» Mi dice poi.

«Uguale alle Tabarcea vorrai dire!» Si intromette papà divertito.

«Esatto, hai il marchio stampato in faccia!» Capisco a cosa si riferisce: al mio naso piccolo e alle labbra a cuore, allo sguardo umile e determinato, alla fronte larga e alla rosa sulla fronte.

Una volta sul portico, dopo aver superato la prova di perlustrazione dei suoi quattro cagnolini di una certa età, lasciandoci annusare, leccare le scarpe e persino abbaiarci addosso, finalmente entriamo in casa.

Lei abita nella zona alta di Singerei, ma quella in fondo alla città, dove qualche isolato prima si trova l'immenso cimitero che regna come un unico individuo. Liudmilla è una tipa che non ama uscire dal proprio territorio, se non per andare al lavoro a piedi. Perciò ogni volta che viene a trovarla qualcuno, lei dà il compito di andare a comprargli pane e tante, tantissime sigarette che inala in ogni istante della sua vita, tranne quando dorme o mangia. Una volta che ci fa accomodare al piccolo tavolo della cucina nell'angolo sinistro della casa, ci porta un piatto di zuppa a testa che io rifiuto gentilmente.

«Non ho fame, grazie!» Mento. È che non mi fido a mangiare le zuppe a casa degli altri. È una mia fissa, da quando una volta da piccola in visita dalla madrina, mi hanno fatto mangiare quella con il grasso di maiale. Avevo masticato finché avevo potuto quella cosa molle, ma alla fine lo stomaco aveva avuto la meglio e non avevo fatto nemmeno in tempo ad ingoiare che un attimo dopo ero sulle scale di fuori a vomitare a cascata. La mamma si era arrabbiata dicendo che mancavo di rispetto alla mia madrina, ma io piangevo dicendole che mi faceva schifo il grasso di maiale. Lei insisteva che era buono per la mia salute, ma non mi aveva convinta.

«È senza carne! Come piace a te!» Mi avvisa lei sorridendo, evidentemente conosceva quell'accaduto. Quando ricevo questa informazione, mi lascio andare alla fame e con abbondante pane inizio a sorseggiare la zuppa di barbabietola rossa, verza e patate. L'acido del limone mi fa brontolare lo stomaco e mi accorgo che ho ancora fame, nonostante il piatto vuoto. Lei chiacchiera con papà di Emmy, raccontando che ha iniziato a frequentare l'asilo nido e che sa già contare bene in rumeno e in russo.

99 TᕼIᑎGᔕ I - ᖇITOᖇᑎO ᗩᒪᒪE OᖇIGIᑎIWhere stories live. Discover now