•Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 15•

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Satori e Kiyomi restarono svegli tutta la notte, mangiando pop corn, guardando film su Netflix e venendo sgridati da Itsuki che cercava di dormire, cosa a lui impedita a causa del volume troppo alto del computer o dalle urla dei due ragazzi. Satori decise di passare il suo weekend dall'amica, dicendole che per lui non era assolutamente un problema aspettare che la ragazza rientrasse da scuola il sabato e che si sarebbe portato via Itsuki, in centro, perchè quest'ultimo gli facesse compagnia. Lei rise notando la reazione del fratello, il quale presagiva una lunga ed estenuante mattinata, all'insegna dell'euforia e della sincera voglia di farlo alzare dal divano insieme all'adorato migliore amico della sorella.

Kiyomi si diresse verso la scuola, venendo subito assalita dai pensieri che aveva rimandato la sera prima. Il messaggio inviatole da Suna l'aveva fatta preoccupare, e non poco. E se si fosse fatto male? Avrebbe tanto voluto eliminare quell'ipotesi ma da quello che sapeva, il padre del ragazzo, non era assolutamente un tipo tranquillo. Osamu la accolse all'entrata della scuola, salutandola con un cenno della mano. Negli ultimi tempi si erano visti poco, visto che lei passava praticamente ogni ora scolastica con Suna, tuttavia, questo, non sembrava aver intaccato il loro rapporto, per fortuna. Kiyomi scorse Atsumu, che sostava poco più in là, chiacchierare con una delle ragazzine innamorate di lui, che probabilmente gli stava chiedendo un'uscita, ma, negli occhi del ragazzo, si notava chiaramente il più totale disinteresse. Guardava lei, Atsumu. Cercava insistentemente di attirare la sua attenzione, riuscendoci, però non ricevendo ciò che aveva sperato. La ragazza lo guardò con freddezza, chiedendosi come avesse fatto a mettersi con una persona così superficiale. Suna, in confronto, sembrava il ragazzo perfetto. Solo allora le apparve davanti agli occhi la verità. Aveva sempre visto il biondo come un bambino troppo cresciuto, in realtà, quest'ultimo, era solamente molto furbo. Aveva giocato con lei, e stava giocando con molte altre ragazze. Ecco spiegato perchè Noriko, in quel periodo, fosse così triste.

Suna stava aspettando con ansia l'intervallo. Necessitava qualcuno con cui parlare e chi meglio di lei? Purtroppo, però, prima, dovette fare i conti con i professori, ovviamente infastiditi dalle continue assenze ingiustificate che si accumulavano a vista d'occhio. Ebbe comunque il tempo per immergersi nei suoi pensieri, che, prontamente, lo catapultarono a Kiyomi. Ultimamente quella ragazza riempiva la sua testa, facendolo diventare matto. Ogni qual volta arrivava vicino ad ammettere che lei gli piaceva, la storia della scommessa faceva capolino nella sua mente, riportandolo brutalmente alla realtà. L'avrebbe solamente fatta soffrire, e avrebbe sofferto, ovviamente, anche lui. Non intendeva farle del male, non lo voleva. Eppure, per aiutarla, avrebbe dovuto sottrarla alle grinfie di Atsumu e scommettere con lui era l'unico modo.

Atsumu e Suna erano amici da molto, migliori amici, per giunta. Però, il loro, non era un rapporto profondo, basato su qualche principio particolare. Si stavano simpatici, tutto lì. Suna preferiva di gran lunga il fratello, Osamu. Era un tipo più tranquillo, senza l'ossessione di farsi qualche nuova ragazza la sera successiva, migliore del gemello sotto molti aspetti. Atsumu era superficiale, sebbene fosse molto intelligente.

Finalmente, la campanella dell'intervallo, si decise a suonare, permettendo al corvino di fiondarsi sul tetto della scuola per parlare con Kiyomi. Tuttavia, quest'ultima, non si presentò. Il ragazzo rimase per tutto il tempo ad aspettarla, impaziente e fiducioso in un suo arrivo, cosa che  non accadde. Subito, mille domande gli occuparono la mente. Perchè gli aveva dato buca? Che avesse perso interesse per lui? O magari non gliene fregava nulla. Eppure il giorno prima gli era sembrata preoccupata. Sospirò pesantemente. Lui era una persona che facilmente perdeva la speranza, l'unico ambito in cui non lo faceva era la pallavolo. Kiyomi, quella mattina, gli diede un presupposto per perdere la fiducia più in se stesso che in lei. Che avesse sbagliato a chiederle aiuto?
Ma, sebbene il pensiero di aver commesso un errore, tirando in mezzo Kiyomi in questioni che non la riguardavano, tormentasse la sua testa, rimase lì, senza muovere un muscolo, accendendosi una sigaretta. Forse, la fiducia verso di lei, era troppo forte per farlo andare via.

E per fortuna che rimase lì. Nel bel mezzo dell'ora successiva, Suna, il quale nel frattempo si era steso sul cemento che costituiva la struttura, sentì una mano delicata poggiarsi sulla sua spalla. Sussultò impercettibilmente, riconoscendo Kiyomi come proprietaria della voce che lo aveva appena salutato.
Il viso di lei sembrava preoccupato e colpevole. Dispiaciuto, soprattutto.
K:«Scusami, scusami tanto! Atsumu, quel bastardo, mi ha trattenuto all'intervallo, sono venuta qui il prima possibile, mi dispiace ancora!».
S:«Tranquilla, l'importante è che tu sia qui»
K:«Assolutamente no. Dovevi parlarmi di una cosa seria e io non mi sono presentata. Ora ti devo un favore»
S:«Sul serio, non ser-»
K:«Non ammetto repliche. E ora dimmi di tuo padre»
S:«Mh, ok. Ieri, mentre entravo, ho trovato la casa in condizioni miserabili, sembrava fosse appena esplosa una bomba. Ma la cosa che mi ha fatto più arrabbiare è stata quella che le foto di mia mamma erano tutte rotte sul pavimento. E stamattina, quando ho protestato con mio padre, lui mi ha fatto questo»
Si alzò leggermente la maglietta, mostrando una fasciatura fatta alla meno peggio. Kiyomi, probabilmente, sbiancò del tutto, guardandolo allibita e scorrendo le dita sulle fasce. Suna rabbrividì a quel contatto. Non per la temperatura della mano di lei, probabilmente sotto zero, più che altro a causa del battito accelerato del suo cuore.
K:«Con cosa ti ha tagliato?»
La sua voce tremava. Non conosceva la violenza familiare da vicino, quindi per lei era una cosa completamente nuova e assurda. Tuttavia, aiutare Suna, in quel momento, diventò la sua priorità. Non poteva fargli affrontare da solo una situazione del genere, dopotutto lui l'aveva fatta stare bene, l'aveva fatta sorridere sinceramente.
S:«Un pezzo di vetro»
Il ragazzo sussurrò quelle parole, quasi fossero un segreto. Non voleva farla preoccupare, eppure sentiva il bisogno di doversi affidare a qualcuno, cosa che non aveva mai fatto in vita sua. Secondo lui, chiedere aiuto, significava non essere capaci di cavarsela da soli e lo considerava riduttivo. Ma Kiyomi lo faceva sentire diversamente. Entrando nella sua vita, quella ragazza, aveva sconvolto tutti i suoi ideali e abbattuto i suoi muri interiori, senza il minimo sforzo, soltanto grazie alla sua presenza. Per questo con lei voleva essere se stesso. Per ringraziarla e perchè riusciva a farlo.
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Angolo Autrice

Scusate l'orario ma è sabato quindi continuerò a scrivere♡︎♡︎
Come vi è sembrato? A me, personalmente, questo capitolo non piace molto, ma fatemi sapere la vostra opinione❤︎❤︎❤︎

•Eᴠᴇʀʏᴛʜɪɴɢ ʜᴀᴘᴘᴇɴs ғᴏʀ ᴀ ʀᴇᴀsᴏɴ• 𝑺𝒖𝒏𝒂 𝒙 𝑹𝒆𝒂𝒅𝒆𝒓Место, где живут истории. Откройте их для себя