•Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 10•

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I due ragazzi, appena scesi dal treno, si guardarono intorno, insicuri sul da farsi. Suna, volendo scaricare la tensione e lasciarsi alle spalle i problemi, sospirò, inspirando poi l'aria di quella nuova città. Avrebbe tanto voluto lasciare tutto quello che aveva e trasferirsi lì. Molto spesso pensava a come sarebbe stato abbandonare le sue origini, andando in un posto dove nessuno sapeva della sua esistenza e ricominciare da capo. Tuttavia, ora, aveva qualcosa, o meglio, qualcuno, per continuare ad andare avanti. Sebbene quella persona non ne fosse a conoscenza, al momento, era la cosa più importante che avesse.
Il soggetto dei suoi pensieri richiamò la sua attenzione, chiedendogli cosa volesse fare.
S:«Te l'ho già detto, qui non ci sono mai stato»
Lei lo studiò per qualche secondo, puntando gli occhi celesti su quelli verdi del ragazzo.
K:«Siccome secondo me hai bisogno di rilassarti, perchè non andiamo al parco divertimenti?»
Suna la fissò leggermente sorpreso. Come aveva fatto a capirlo? Però lasciò perdere, per il momento, quel dettaglio, annuendo in risposta.

La ragazza porse lui il suo telefono, impostato sul navigatore, chiedendogli dove dovesse andare.
S:«Dice che è a due chilometri da qui. Ci andiamo a piedi?»
K:«Massì dai, una camminata non ci farà male»
Rispose lei, sorridendogli.
Improvvisamente, il cellulare di lei, vibrò nelle mani di Suna. Il ragazzo, d'istinto, controllò chi fosse, rivelando il nome di Mari campeggiare sullo schermo. Kiyomi si riprese il telefono, spegnendolo ed ignorando le numerose notifiche da parte dell'amica e di Osamu.
Si fermò di scatto, voltandosi verso di lui. I ciliegi, ormai spogli, e i nuvoloni che costellavano il cielo, sembravano fatti apposta per incorniciare un dipinto, la cui protagonista era proprio la ragazza dai capelli castani, che in quel momento sorrideva lievemente all'amico dietro di lei.
Suna rimase incantato per un attimo, desiderando con tutto se stesso prendere la fotocamera ed immortalare quel momento, ai suoi occhi perfetto.

K:«Spegni anche tu il telefono, così non ci disturberanno»
Lui le sorrise, eseguendo la richiesta e prendendole la mano. Si avviarono seguendo le indicazioni delle cartine trovate in giro per la città, arrivando a destinazione in breve tempo.
Dopo un piccolo battibecco su quale giostra fare prima, scelsero, di comune accordo, le montagne russe. Suna insistette per fare quelle più alte e vertiginose, trascinandosi dietro una Kiyomi non poco spaventata.
Appena si accomodarono sui sedili, il ragazzo potè percepire chiaramente l'ansia della castana al suo fianco e rise sottovoce. Lei lo notò, osservandolo accigliata.
S:«Non dirmi che hai paura»
K:«Sul serio, l'hai vista quella discesa?! Farò un infarto me lo sento. E comunque non è divertente»
S:«Hai ragione, non è divertente»
La guardò serio per qualche secondo, per poi scoppiare nuovamente a ridere
S:«È esilarante»
lei, scocciata, si imbronciò. Dovette però ristabilirsi a causa del cominciato movimento dei vagoni.
Nemmeno la prima salita che già l'ansia la divorava. Appena la discesa arrivò, però, non fu più lei ad aver paura. Il formicolio allo stomaco, simile alle farfalle che si provano vedendo la persona amata, aiutò la ragazza a prendere confidenza, godendosi l'adrenalina che le scorreva in corpo e divertendosi al massimo.

Scesero con lei che chiedeva al ragazzo di poterlo rifare e lui che per poco non vomitava, tremando come una foglia.
K:«Chi era quella paurosa?»
S:«Finiscila ti prego»
Le rispose il corvino, tenendosi una mano sulla bocca per evitare un conato di vomito. Tuttavia la fissò accigliato, replicando l'azione precedente della ragazza.
Per il giro successivo scelsero qualcosa di un po' più leggero e tranquillo, la ruota panoramica.
Iniziarono a parlare del più e del meno, divertendosi a ripetere che, i loro compagni, in quell'istante, stavano probabilmente facendo letteratura giapponese o matematica.
Arrivati in cima, dove faceva abbastanza freddo, Kiyomi notò le guance arrossate del ragazzo e il vapore che usciva dalla  sua bocca ad ogni respiro.
Aprì la cartella e ne tirò fuori una sciarpa, con la quale avvolse il viso e il collo di Suna, nel tentativo di scaldarlo. Lui osservò ogni suo movimento, con la gratitudine ad illuminargli gli occhi. Le sorrise, assaporando il calore donatagli dall'indumento in lana. Lei rise, notando le condizioni in cui lo aveva ridotto, ed estrasse il telefono dalla tasca, accendendolo, per fare una foto al ragazzo. Sorrise osservando il risultato e lui utilizzò lo schermo per sistemarsi un attimo.

Fecero altre giostre, tra cui la casa dell'orrore, dove Kiyomi rimase appesa al braccio di un Suna completamente indifferente per tutto il tempo. Il ragazzo, finita l'attrazione, si diresse a comprare dello zucchero filato e, mentre tornava, spaventò la ragazza, che lo mandò felicemente a quel paese, mentre lui se la rideva.
Guardarono l'ora. Era ormai tardo pomeriggio.
Kiyomi aveva pianificato di passare la serata in un posto che conosceva bene, così afferrò il ragazzo per un polso e lo trascinò fino ad un mercatino accanto al centro città. Lì venivano venduti cibi e pietanze di ogni tipo. Le luci giallognole rendevano l'atmosfera più calda ed accogliente, il buio stava occupando il cielo, facendo apparire molteplici stelle e, insieme ad esse, la grande luna, che illuminava fiocamente le nuvole.
I due ragazzi camminavano per le stradine, gustando dei mochi caldi e godendosi l'atmosfera che trasmetteva quella bellissima città.
Kiyomi, ogni tanto, si fermava a salutare dei venditori, suscitando la reazione stupita del ragazzo.
S:«Non avevi detto di non essere mai venuta qui?»
K:«Mio zio è di Kyoto, per questo, d'estate, ogni tanto vengo da queste parti, soltanto che passo il tempo con mio cugino, non ho sul serio mai visitato la città»
S:«Mh. E che ne pensi? A me piace davvero molto»
K:«Concordo, è bellissima»
D'un tratto, la ragazza, afferrò la mano di lui, con la scusa di dovergli mostrare un posto.

Dopo venti minuti, e svariate lamentele di Suna a causa della salita appena compiuta, arrivarono a destinazione.
Una collina, troneggiata da un enorme albero. Il ragazzo, affascinato e stupito dalla vista di quel posto, si guardò intorno, ped poi chiedere spiegazioni alla castana accanto a lui.
K:«Mia nonna aveva ragione»
Disse lei con un sorriso, beccandosi un'occhiata curiosa.
K:«Questo albero, come vedi, è particolare. Non sfiorisce mai, nemmeno d'inverno. Non chiedermi il perchè, non lo so. Venivo quassù da piccola, con mia nonna, è lei che mi ha fatto scoprire questo posto»
La ragazza si sedette e Suna fece lo stesso, poggiando la testa sulle gambe di lei e osservando le stelle. L'erba era fredda, ma poco gli importava. Si stava rilassando come non mai. Gli sembrava di star vivendo un sogno perfetto, di aver abbandonato la realtà. Kiyomi prese a giocherellare con i suoi capelli, facendogli chiudere gli occhi. Volle godersi, per quanto possibile, quel meraviglioso momento.
K:«Che avevi oggi?»
Lui sobbalzò e la ragazza si sentì immediatamente in colpa per averlo chiesto.
K:«Se non vuoi rispondermi va bene»
Si affrettò a tranquillizzarlo.
Tuttavia, Suna, pensò fosse arrivato il momento di confidarsi con qualcuno. Dopotutto di lei si poteva fidare e gli sembrava una persona abbastanza matura per capire. Inoltre sentiva di non poterle nascondere nulla, era riuscita a capirlo in pochissimo tempo, cercando in qualsiasi modo di risollevargli il morale e riuscendoci, sorprendentemente.
S:«Ok, Kiyomi, è tempo che ti racconti la mia storia»
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Angolo Autrice

Come vi sembra questo capitolo?
Sinceramente, anche io vorrei avere qualcuno che mi porta in un'altra città a fare una cosa del genere ma c'è il covid :,)
Quale pensate sia la storia di Suna?
Comunque, alla prossima guys♡︎

•Eᴠᴇʀʏᴛʜɪɴɢ ʜᴀᴘᴘᴇɴs ғᴏʀ ᴀ ʀᴇᴀsᴏɴ• 𝑺𝒖𝒏𝒂 𝒙 𝑹𝒆𝒂𝒅𝒆𝒓Where stories live. Discover now