•Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 14•

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Kiyomi non ebbe bisogno di convincere Satori a restare da lei, quella sera, il ragazzo si era già auto-invitato, sapendo si essere sempre il benvenuto a casa dell'amica. Andarono a cenare ad un ristorante nel quartiere, portandosi dietro anche Suna. Il corvino si sentiva un po' fuori luogo in quell'uscita, ma aveva sentito l'impellente bisogno di seguire Kiyomi, non fidandosi del rosso. Da quello che aveva capito, tra i due, c'era solamente un'amicizia molto vicina alla fratellanza e non ci sarebbe mai stata, in futuro, una relazione. La cosa lo tranquillizzò parecchio. Tuttavia, sentiva che la sua promessa di non tirare in mezzo i sentimenti sarebbe stata presto lasciata da parte o rotta. Il suo cuore che iniziava a pulsare più forte ogni qual volta la sua mano sfiorasse Kiyomi, ne era la prova. Ma lui non poteva continuare a mentirle. Avrebbe tirato fuori la storia della scommessa il più in fretta possibile, in modo da poter continuare a legare con Kiyomi senza nessuna preoccupazione.

Si salutarono davanti a casa di Suna e il corvino potè scorgere una leggera preoccupazione negli occhi di lei, nascosta al resto del mondo da un sorriso che le solcava il viso. Il ragazzo replicò il gesto con fare rassicurante. L'ultima cosa che voleva era farla stare male a causa sua.
Appena i due amici svoltarono l'angolo, il corvino deglutì a fatica, richiamando tutto il coraggio che aveva in corpo. Aprì la porta di casa, ritrovandosi il caos. I libri buttati a terra, alcuni piatti rotti e delle bottiglie campeggiavano, aperte e mezze distrutte, sul pavimento, con il liquido contenuto che bagnava il luogo in cui si trovavano. Ma una cosa lo fece arrabbiare più del resto. Le foto di sua mamma, evidentemente lanciate al suolo, rotte e stropicciate. In quel momento e più che mai volle correre e recuperare suo padre per picchiarlo nella maniera peggiore in assoluto, ma non lo fece, vedendolo russare sonoramente sul divano.

Corse su per le scale, afferrando subito il telefono. Inviò un messaggio a Kiyomi, essendo lei l'unica persona in grado di aiutarlo.
'Domani vieni sul tetto all'intervallo. Ti devo parlare'
Poggiò l'oggetto sul comodino, strofinandosi una mano sul viso per la frustrazione. Non ne poteva più di tutto. Di suo padre, della scommessa, dei suoi stessi pensieri. Avrebbe tanto voluto prendere e partire, allontanandosi da tutto e tutti, portandosi via Kiyomi, magari.

Fortunatamente, la risposta della ragazza, non tardò ad arrivare.
'Mi stai facendo preoccupare, che è successo?'
'Ho detto che te lo spiego domani'
'Ok...?'

Satori, accanto a Kiyomi, poteva chiaramente sentire quanto tesa fosse lei dopo quel messaggio. Non capiva il perchè, ma desiderava esserci per la sua migliore amica, così le diede una rapida scompigliata ai capelli, cosa che sapeva le desse fastidio. Infatti, gli arrivò una cuscinata sul naso. Nell'ultimo periodo, il rosso, non si era sentito molto bene, emotivamente. Gli era stato affibbiato il soprannome di "Guess Monster" e le cosa non gli dispiaceva particolarmente, ma gli ricordava i tempi in cui veniva chiamato "mostro" a causa del suo aspetto fisico. Ovviamente ne aveva parlato con Kiyomi, la quale, come sempre, lo aveva rassicurato, dicendogli quanto dovesse sentirsi fiero di aver tramutato un insulto in qualcosa che poteva essere considerato un complimento. Lei, quando Satori non stava bene, era sempre lì, pronta a tirargli su il morale. Con quella ragazza si sentiva a casa, al sicuro. Per questo voleva che anche Kiyomi avesse una spalla su cui piangere.

La castana, d'altronde, si comportava così solo con determinate persone. Si accollava tutti i loro problemi, dovendo necessariamente trovare un modo per aiutare le presenze per lei importanti. Da questo lato poteva essere definita veramente molto altruista, generosa e disponibile. Ma quando si trattava di sconosciuti, cambiava completamente. Aveva imparato da Satori a dover essere sempre solare ed educata, tuttavia, dimostrava sempre una certa freddezza, senza dare troppa confidenza a qualcuno. Possedeva un concetto di amicizia veramente profondo e ci metteva molto a considerare 'amico' qualcuno. Ovviamente, però, esistevano le eccezioni. Suna era una di queste. Lo aveva giudicato male, cosa che le accadeva di rado. Eppure, con lui, era stato tutto diverso. Forse, solo forse, un po' si rivedeva nelle emozioni del ragazzo, nei suoi desideri. Certo, non poteva paragonare la sua condizione a quella di Suna, ma anche lei si sentiva sopraffatta dai suoi stessi pensieri. Capiva quanto male facesse non venire ascoltati dagli altri, che non vedono quanto soffri o fingono di non vedere. L'indifferenza delle persone era la cosa che più la spingeva a stare in silenzio, la paura di non essere presa sul serio, di essere giudicata. L'esperienza di Satori ne era la prova. Era passato inosservato agli occhi di tutti, solo chi lo insultava lo notava, giudicandolo per giunta. Anche per questo, Kiyomi, aveva voluto avvicinarsi a lui, scoprendo anche che persona meravigliosa era.

Kiyomi, inoltre, preferiva di gran lunga che una persona le dicesse la verità, non importava quanto brutta potesse essere. E Suna, questo lo aveva capito. Tuttavia non gli era possibile tornare indietro nel tempo, dirle la sera stessa del casino che aveva commesso. Quindi, l'unica cosa che poteva essergli concessa, era quella di godersi la presenza di lei fino a quando l'errore non fosse emerso. Lì si sarebbe costretto a lasciarla andare, come aveva fatto con sua madre, tempo prima. Anche se sapeva perfettamente che, abbandonare l'idea di avere qualcuno al suo fianco, sarebbe stato talmente tanto difficile da risultare quasi impossibile. Soprattutto se quella specifica persona era Kiyomi. Purtroppo, o per fortuna, Suna aveva una grande coscienza dei propri sentimenti, anche se non lo dimostrava. Spesso si ritrovava ad essere anche in lotta con essi, trovando che fossero un modo per indebolirlo. Per questo, verso suo padre, sapeva di provare un fortissimo rancore, molta rabbia e una dose ancora maggiore di delusione. Ma, tutto quello che necessitava che quell'uomo comprendesse era la sua indifferenza verso le sue azioni. A lui, l'indifferenza, non era mai piaciuta. Veniva subita da tutti, almeno una volta nella vita, ed era la cosa peggiore del mondo.

Passare inosservati agli occhi degli altri era persino peggio di venire insultati, eppure, molto spesso, bisogna dimostrare questo sentimento verso qualcuno, sebbene non lo si voglia. Gridare al mondo le proprie emozioni, solitamente, non portava nulla di buono, dimostrando le tue debolezze e togliendoti la maschera. Già, secondo Suna, tutte le persone, anche quelle più gentili e veritiere, indossano una sorta di maschera, sotto la quale si celano i veri sentimenti di qualcuno, tutte le cose che lo soffocano e lo opprimono. Quella che vediamo non è nient'altro che una finzione.
Non sapeva, però, che di lì a poco, qualcuno per lui molto importante avrebbe indossato quella fantomatica maschera di indifferenza nei suoi confronti, oscurandogli la vista verso qualcosa in cui aveva veramente sperato.
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Angolo Autrice

Questo capitolo sarà molto importante per la storia infatti ci sono molti indizi nascosti al suo interno :)♡︎
Ditemi cosa ne pensate, ovviamente♡︎♡︎

•Eᴠᴇʀʏᴛʜɪɴɢ ʜᴀᴘᴘᴇɴs ғᴏʀ ᴀ ʀᴇᴀsᴏɴ• 𝑺𝒖𝒏𝒂 𝒙 𝑹𝒆𝒂𝒅𝒆𝒓Where stories live. Discover now