ᑕᗩᑭITOᒪO 39 |ᑎOᑎ ᒪᗩᔕᑕIᗩᖇE ᒪᗩ ᗰIᗩ ᗰᗩᑎO|

Start from the beginning
                                    

La mia faccia era attaccata del tutto al vetro e i tre criminali erano scappati, mentre papà era ancora accasciato a terra. La mamma era già uscita, ma non mi ero accorta nemmeno di questo. Li vedevo entrambi davanti a me attraverso il vetro, ma non avevo il coraggio di uscire. E se tornassero? Mi chiedevo. La volante della polizia inchiodò davanti casa, illuminando il portico di blu. Papà si alzò da terra tenendosi la pancia.

La mamma lo accompagnò alla macchina. Parlarono e poi la polizia andò via. Infine, come se niente fosse successo, tornammo a letto. Nessuno mi parlò, non dissero niente.

*

Mi aggrappo ancora più forte alla pancia di papà e mi lascio accarezzare dal vento gelido fino a Balti. La strada è una sola e porta direttamente in città. È una strada lunga chilometri e chilometri che passa attraverso Prepelita, dove vive il padre biologico di mia madre, e raggiunge Singerei subito dopo Banesti, poi si estende fino a Balti. Un'unica strada che percorrono tutti. È difficile perdersi.

«Siamo arrivati!» Mi sussurra mio padre quando frena del tutto. Mi ero addormentata sulla sella di una moto, ecco quanto mi fidavo di lui.

Quando mi fa scendere, tenendomi in braccio come una bambina piccola, le persone attorno al mercato si girano a guardare e sento farfugliare "ma non si vergogna" e "che viziata, non è più una bambina". Mi arrabbio, ma non lo do a vedere perché so che non mi conoscono e non sanno quanti momenti come questo mi sono persa negli anni. Ne avevo davvero bisogno. Prendo la mano di papà e lui mi dice di non lasciarla in nessun caso. Nessuno.

«Dobbiamo stare sempre attaccati qui, nel caos della folla potrei perderti e ci manca solo che qualche rom ti rapisca per farti fare l'elemosina sulla strada.» Ascolto, ma non guardo, le sue parole mi arrivano nitide come un'informazione utile e allo stesso tempo spaventosa. Il mercato di Balti straripa di gente in qualsiasi orario della giornata. Solo il sabato e la domenica ci sono le auto in vendita, nel grande parcheggio di fianco al mercato. Papà mi trascina facendo a zigzag tra la gente che contratta prezzi già stracciati di vestiti arrivati dalla Turchia e dall'Ungheria.

Noto con rammarico, man mano che ci addentriamo nel ciclone della folla, che agli angoli degli incroci angusti sostano dei bambini senza scarpe che con la mano tesa recitano la medesima frase ad ogni passante: «Ti prego, dammi qualche moneta, muoio di fame!» La frase mi entra direttamente nel cuore che si scioglie all'istante come ghiaccio al sole. «Papà aspetta.» Dico tirandolo per il braccio. Lui non mi sente.

«Papà aspetta!» Dico più forte e lui si ferma di colpo, provocando sdegno ai passanti dietro di noi. «Che c'è piccola Khat?» Mi chiede quando è in ginocchio davanti a me. «Devo fare una cosa!» Dico tirando fuori dalla tasca gli ultimi due lei rimasti dalla settimana scorsa. «Vieni con me però.» Lo imploro, ma lui è già in piedi con la mano nell'altra mia mano libera. Armata di quegli spiccioli, torniamo indietro dove poco prima avevo visto una bambina in lacrime seduta sull'asfalto, all'angolo della bancarella di dolciumi.

«Ciao, come ti chiami?» Chiedo sorridendo a quel visino rigato di lacrime miste alla polvere. Avrà all'incirca sei anni, l'età che avevo io quando mia madre era partita per l'Italia. Il suo sguardo triste mi ricordava molto la me bambina che osservava mamma salire sul piccolo pullman giallo per poi sparire per un anno e mezzo. «Che fai Khat? Lascia stare! Non darle niente.» Papà mi sgrida, ma io sono già con la mano tesa e le porgo i due lei. Lei li prende dubbiosa e poi me li restituisce dicendomi solo: «Mangiare!» Io capisco al volo e guardo papà che con fare arreso si rivolge a me.

«E va bene cuore d'oro. Andiamo a prendere da mangiare a questa bambina, se ti renderà felice. Ma che sia solo lei, capito?» Mi punta il dito contro, ma sorride. «Va bene, solo lei promesso!» Accetto arresa. La prima bancarella che troviamo con cibo commestibile è molto indietro rispetto a dove siamo ora, ma papà non si scoraggia e mi trascina tra la folla controcorrente. Voci mi arrivano alle orecchie con un pizzico di severità dicendo "maleducati" e "ma dove vanno questi", ma ignoriamo facendoci spazio senza chiedere il permesso. «Cosa le posso dare?» Chiede la donna anziana da dietro il bancone troppo alto. «Vorrei del pane e del formaggio. Grazie.» Le dico. «Per quanto?» Chiede lei alzandosi da quella che dovrebbe essere una sedia. «Faccia una baguette e un panetto di formaggio di capra.» Le dice papà mentre la guarda. «Ma papà, non mi bastano i soldi.» Gli confesso.

99 TᕼIᑎGᔕ I - ᖇITOᖇᑎO ᗩᒪᒪE OᖇIGIᑎIWhere stories live. Discover now