ᑕᗩᑭITOᒪO 21 |ᑌᑎ ᑭEᘔᘔO ᗪI ᗰE|

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«Un vicino faceva l'infermiere, ma era rimasto senza lavoro e perciò lavorava la terra come tutti noi. Il ragazzo ossuto aveva accorso non appena aveva visto la scena insieme agli altri contadini. Nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi, ma volevano tutti sapere chi era la povera disgraziata. Giulia era arrivata finalmente vicino al passeggino. Urlava disperata "Cosa ho fatto! Dio perdonami. Cosa ho fatto!" Le urla attirarono tutti i vicini che di conseguenza erano usciti ad osservare la scena bisbigliando. L'ex infermiere aveva preso in mano la situazione, vedendo i miei famigliari impietriti. Qualcuno aveva chiamato l'ambulanza perché non succedeva mai che l'ambulanza arrivasse in quella zona. Qualcuno aveva pagato i soccorritori e aveva detto loro di salvare la bambina dal cranio diviso in due. Solo quando in ambulanza ti hanno rianimata, hai ricominciato a dare segno di vita. Sembrava quasi avessi dormito tutto il tempo e ti fossi solo svegliata per la fame.»

Mia nonna era brava a raccontare storie. Era brava anche a modificarle a suo piacimento. Quel giorno Giulia aveva preso tante di quelle botte per l'accaduto che alla fine mio padre è dovuto intervenire per fermare il nonno Andrei dal massacro, ma questo ovviamente non me lo aveva raccontato lei. Non mi aveva detto che chiamavano demone la piccola Giulia.

Non mi aveva raccontato che non aveva parlato fino all'età di quattro anni e che veniva sempre maltrattata per questo dalla stessa madre. Le diceva che sarebbe dovuta morire come altri suoi figli in pancia. Le aveva sputato in faccia così tante cattiverie che alla fine Giulia, ribellandosi, le aveva parlato e in seguito parecchi avrebbero rimpianto il silenzio di Giulia.

«Speriamo che questa neve si congeli ancora di più, così potremo uscire in slitta stasera.> Era usanza infatti che tutto il vicinato, grandi e piccoli, si riunisse con le proprie slitte lisciate per l'occasione a fare discese mortali sulle colline e le strade sterrate. Vera era il maschiaccio della famiglia. Amava stare solo all'aperto e non le piaceva mettere cose femminili. Se non fosse stata obbligata a portare i capelli lunghi, sicuramente li avrebbe avuti anche più corti dei miei.

Arrivate a casa con fatica per via della neve, ci siamo intrufolate in casa al caldo. Nonna schiacciava un pisolino e nonno rullava la solita sigaretta con carta da giornale. Io e Vera ci siamo accasciate davanti alla stufa a muro accesa e abbiamo sorseggiato del tè nero riscaldandoci in silenzio. Passando poco prima davanti casa dei miei padrini, ho avuto un brivido sulla schiena e non sono riuscita a ricacciare indietro alcuni maledetti ricordi.

È usanza in Moldavia avere un padrino e una madrina per il battesimo. Devono essere persone esemplari. Se venivi scelto per questo ruolo e accettavi, ciò significava che potevi permetterti un regalo abbastanza costoso o perlomeno che non eri un poco di buono.

I miei genitori si erano sposati in fretta e furia per cui non avevano né voglia né tempo di fare delle ricerche accurate, così avevano scelto una coppia di vicini che abitavano qualche casa più in alto rispetto a quella di mia nonna. Erano una coppia abbastanza avanti con l'età e non possedevano niente, né terre né animali.

Avevano solo una bella casa curata con un giardino pieno di rose rosse. Era mia abitudine andare a trovarli da piccola e la madrina Maria era molto gentile con me. Mi dava sempre delle caramelle o dei biscotti glassati fatti da lei. Il mio padrino invece lo avevo visto due volte fino all'età di dieci anni. In tutte e due le occasioni era stato gentile come sua moglie, anche se lui puzzava sempre di uva acerba.

Ricordo che la mia madrina era una donna in carne con i capelli sempre legati in uno chignon sfatto, mentre lui era molto magro e ossuto con una postura instabile ma resistente e i capelli grigi vicino alle tempie. Erano tutti e due sdentati e questa cosa mi faceva ridere.

Io sono una persona che quando vede qualcuno farsi male, prima di aiutarlo, ride a crepapelle. Per rispetto, mia madre mi aveva incalzata diverse volte di non ridere dei loro denti. Erano poveri e non potevano permettersi una dentiera. Avevo pensato che se potevano permettersi dolci zuccherati e un giardino pieno di rose, sicuramente avrebbero potuto rifarsi i denti, ma non era così.

99 TᕼIᑎGᔕ I - ᖇITOᖇᑎO ᗩᒪᒪE OᖇIGIᑎIWhere stories live. Discover now