Capitolo 33

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Nessuno dei due dormii.
Parlammo per praticamente tutta la mattinata ed a pranzo Gus si cimentó nel prepararmi qualcosa, fallii miseramente e mi portò dei pancake con la scusa che sapeva fare solo quelli, gli diedi della testa di cazzo e dell'incapace ironicamente, lui fece spallucce e mi lasció da sola in stanza.
A quel punto lo chiamai e lui disse che non meritavo il suo tempo, voleva farmela pagare, molto probabilmente, però non era ancora arrivato a capire che non era il modo giusto.

N: EDDAI

G: non si parla con gli incapaci

N: ma io stavo scherzando

G: lo so

N: allora vieni

G: alzati, sei a fare la muffa lì da quasi un giorno intero

N: e cosa ci guadagno?

G: un bacio

N: non vengo comunque

G: che palle

N: DAAAAAI

G: no

Continuo a lamentarmi ma quel dannato ragazzo che sta nel salotto di casa mia non si decide proprio a venire da me.
Per come e quanto sono orgogliosa, di certo non gliela lascerò vinta.
Sono infantile? probabile, ma non mi interessa, anche perché il suo atteggiamento è pari al mio, con qualche cambio di programmazione nello scopo.
Un ora dopo comunque arriva lui da me.

G: te la do vinta solo questa volta, alzati

N: no

Non capisco perché deve essere così insistente, che odio.

G: va bene, ho capito, o ti scollo io da sto coso o tu proprio zero

Gli faccio la linguaccia, mentre lui si avvicina, mi bacia appassionatamente e mi prende in braccio, ecco, mi sono fatta fottere così.
Si stacca solo quando siamo in cucina, lui in piedi, io seduta sul tavolo dove mi ha lasciato.

G: pensavo fossi più difficile da fregare

N: e io ti facevo meno rompicazzo, adesso che siamo qui e sto congelando viva, che ti cambia

G: che bello il tuo pigiama

N: GUSTAV

G: che c'è? adoro i panda

Ok, fermate i miei istinti da serial killer.
Io lo ammazzo questo.

N: senti io ho freddo

G: si ma sono le tre e mezzo, quindi ti metti qualcosa di diverso dal pigiama

N: ma te lo scordi

G: ti obbligo

N: ma perché 

G: perché a me piaci sia in pigiama che elegante, ma non credo che gli altri la penserebbero ugualmente

N: gli altri chi?

G: in generale, i tuoi genitori ti romperebbero le palle, lo sai anche tu

Sbuffo e vado in camera, tiro fuori qualche vestito a caso dall'armadio e mi tolgo la maglia, Gus in tutto questo sta blaterando qualcosa, appoggiato allo stipite della porta.

N: sai che non ti sto ascoltando, vero

G: sai che quella maglia non c'entra un cazzo con quella gonna, vero

N: ma non mi interessa

G: a me si, fammi passare

Mi raggiunge e si mette a spulciare nel mio armadio fino a quando non tira fuori una vecchia salopette di jeans nero sgualcita ed una maglia a righe rosa e nere.

G: così starai benissimo

Non perdo nemmeno tempo a contraddirlo ed indosso i vestiti che mi ha scelto, vado in bagno e mi guardo allo specchio, devo dire che sto veramente bene.
Ma col cazzo che gli do soddisfazione.
Torno in salotto dove lo trovo spaparanzati sul divano a guardare uno di quei programmi trash  del primo pomeriggio.

N: non ti facevo uno da detto fatto

G: è divertente, sembrano tutti convinti, specie quelli con il pozzetto blu

N: chi? Ciacci? quello è un mito dai

G: Le pagelle di stile le preferisco di Miccio in ogni caso

N: grazie al cazzo quello è il suo lavoro

G: perché quest'altro cos'altro potrá fare mai nella vita? il clown? credo sia anche il suo lavoro

N: in effetti lo é

G: quindi, non c'è paragone, in ogni caso.

Mi siedo di fianco a lui e lascio al tempo il suo corso, mi perdo a guardarlo mentre gioca con i miei capelli e mi lascia piccoli baci su tutto il viso.

N: sei bellissimo

G: anche tu

N: adesso sembriamo più finiti a dirci quelle frasi fattissime da coppia

G: quanto me?

N: cosa?

G: fattissime

N: GUSTAV

G: dovevo dai

Quando lascia la casa ormai i miei genitori sono in procinto di tornare, ammetto che è strano senza di lui, la sua presenza da una nota di colore a tutto.
Alla fine resto io.
Sola.
Nel silenzio della casa.
A guardare qualche stupido programma trash in tv.

𝐓𝐇𝐄 𝐁𝐑𝐈𝐆𝐇𝐓𝐒𝐈𝐃𝐄 | 𝐋𝐈𝐋 𝐏𝐄𝐄𝐏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora