s i x t e e n

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Altro giorno, altra delusione.
Ormai è così no?
Era ormai il terzo giorno che mi svegliavo completamente sola a casa, in un silenzio rilassante ma allo stesso tempo...maledettamente assordante. Era di routine passare nella camera del vecchio, e mancare quello step in qualche modo mi aveva lasciato un vuoto dentro.
"E se non dovessi farcela...dovrei vivere per sempre con questo silenzio?
Ogni mattina e sera sarà così papà?".
Sospirai e finii di vestirmi.
Cuffie nelle orecchie e via.
Stamattina mi svegliai veramente di cattivo umore. Ero così stanca e non riuscivo più a farcela mentalmente, riuscivo anche a sentirlo.
Volevo solamente tornare nel letto e continuare a dormire almeno per oggi, iniziavo a sentire che ogni giorno mi pesava sempre di più.
"Una pausa. Da tutto e tutti"
Oikawa«Akira? Ma sei tu?»

Oikawa's pov

Da lontano sembrava la figura di Akira, che camminava trascinandosi sui suoi stessi piedi.
Ma quando mi avvicinai...non sembrava nemmeno lei. La pelle era quasi biancastra, più pallida del suo solito, profonde occhiaie viola segnavano il suo viso, e lo sguardo era quello di una persona sofferente.
Mi stringeva il cuore guardarla, era visibilmente frustrata.
"E ti capisco...dopo tutto quello che hai passato".
Akira «Huh?».
Giró il capo ed incrociammo lo sguardo, poi si tolse una cuffietta accennando un lieve sorriso.
Un sorriso orribile, forzato solo per l'apparenza.
Akira «Oh hey Oikawa...»
«Ti senti bene Akira? Non sembri tu...»
Akira«Ma certo. Perché mai dovrei sentirmi male?».

Akira's pov

La verità?
La verità è che non c'è la facevo più.
Avevo dormito a malapena, semplicemente non avevo sonno. Non sentivo più il corpo talmente che era a pezzi. E soprattutto, non riuscivo a resistere a continuare a camminare facendo finta di nulla, le lacrime cercavano di uscire con forza.
Iniziai a tossire anche se non avevo nemmeno preso freddo, così subito mi allontanai dal ragazzo per evitare che lo immischiassi di un nuovo tipo di depressione contagiosa, forse.
«Sto bene, non si vede?»
Oikawa«Akira...».
Si avvicinò e mi avvolse tra le sue braccia, stringendomi forte contro il suo petto, con il mento poggiato sulla mia testa.
Oikawa«Ti prego non mentirmi.
Stai bene?».
Lentamente ricambiai l'abbraccio. Ma cosa potevo mai dirgli?
"Molto probabilmente sono in una crisi nervosa. Il motivo?
Ho mio padre chiuso in ospedale, con un grosso punto interrogativo per quanto riguarda la salute, un peso sulle spalle di dover diventare la cazzo di pallavolista più famosa del Giappone e non ho più una figura materna da tre anni".
«Certo Oikawa, sta tranquillo».
Non glielo avrei mai detto, non lo avrei mai detto a nessuno.
Odiavo parlare dei miei sentimenti, parlare di tutte queste situazioni e uscire allo scoperto così. E poi, sarebbe mai riuscito a consolare una persona così distrutta nell'anima?
Un semplice mi dispiace ora non bastava, e sentire tutti quei discorsi senza principio era ancora più snervante.

"Ho capito, non me lo dirai.
Anche se ho una vaga idea di quello che ti sta succedendo" pensó il ragazzo prima di mettersi a camminare di fianco la pallavolista.

Malgrado la mia fottuta (nel vero senso della parola) perdita della stabilità mentale di quella mattina, l'allenamento parve ricaricarmi.
Finalmente sentii un briciolo di adrenalina. Anche se ormai la classificavo come peso o dovere, la pallavolo in sé era la mia droga.
Se avessi una resistenza fisica adatta, tutto il tempo lo passerei a palleggiare e schiacciare quella palla.
E ancora una volta la colpii dal fondo campo, per poi atterrare in perfetto equilibrio.
Ma quello che successe dopo...non avrei mai potuto immaginarlo.
Persi totalmente il controllo del mio corpo, caddi in ginocchio e poi mi sedetti sul freddo pavimento.
Delle lacrime iniziarono a scendere lungo il mio viso, senza nemmeno accennare a smettere.
«Perchè....perché sto piangendo?».
Non stavo più capendo cosa diavolo mi stesse succedendo, ma menomale che ero sola in palestra. Tentai di asciugarmi le lacrime con le dita, e mi guardai le mani che erano leggermente più rosse per le forti botte date.
Ma la cosa non accennava a smettere.
"Però è quello che mi serve no? Finalmente posso sfogarmi".
«Papà...».
Riuscii a pensare solo a lui.
Era l'unica famiglia che mi era rimasta, e dopotutto, se oggi ero così, con un nome, una passione, era solo grazie a lui.
«Non c'è la faccio più...non ci riesco».
Ormai avevo gettato la spugna e lasciai andare tutto, tutte le emozioni che da tempo avevo rinchiuso.
«Non diventerò mai la migliore del Giappone, non se all'improvviso crollo così.
Mi dispiace, mi dispiace di doverti deludere, ma perdi la speranza in me.
Sono solo una delusione, qualcuno di troppo complicato da crescere.
Vero mamma...?».
Sentii una mano toccarmi la spalla, e qualcuno accovacciarsi di fianco a me.
Non ebbi nemmeno il tempo di alzare lo sguardo che due braccia mi avvolsero completamente, spingendo la testa contro il petto.
Ma riconobbi subito quel dolce affetto.
Oikawa «Non sei una delusione, non lo sarai mai.
Riuscirai ad arrivare alla vetta, riuscirai a diventare la migliore del Giappone. Perché tu Akira, ne sei capace».
Mi bloccai a sentire quelle parole, e rimasi sorpresa che fosse proprio lui ad avermi trovato.
Oikawa «Avevo capito che c'era qualcosa che non andasse, fin dall'inizio.
Però tu comunque non hai parlato. Posso almeno sapere il perché?»
«Perché...ti saresti preoccupato inutilmente per me. Non sono nessuno di così speciale da prendere il tuo tempo...».
Sentii le sue mani arrivare alle guance e alzarmi il viso di fronte al suo.
Rimasi completamente spiazzata quando vidi i suoi occhi colmi di lacrime...e tutto per colpa mia.
Oikawa «Per favore Akira non dire così, non dirlo mai più. Ognuno merita delle attenzioni, tutt-»
«Quanto hai sentito di quello che ho detto?».
Lo guardai seria e con un minimo di speranza, forse non aveva sentito tutto, forse potevo ancora negare.
Oikawa «Ho sentito tutto quanto Akira...e mi spezza il cuore vederti così.
Mi spezza il cuore sentire come sminuisci te stessa, sentire quanto tu pretendi da te stessa.
Tu sei già abbastanza così, non serve che continui a farti a pezzi anche dopo gli allenamenti. Perché l'ho notato, ho notato che rimani sempre qui ad allenarti fin quando non cadi sfinita, e non voglio che tu commetta i miei stessi errori.
Non voglio che anche tu pensi che sei uno zero assoluto, che in confronto agli altri sei quella rimasta indietro, e quindi devi continuare e continuare ad ammazzarti lentamente.
Perché so cosa si prova. Si prova una sensazione orribile».
Mi strinse di nuovo contro il suo petto con una nota di disperazione.
«Oikawa...ma perché sei qui?
Perché continui a parlarmi? Perché continui ad insistere a consolarmi?».
Sapevo da quando avevo appena aperto gli occhi che oggi sarebbe stata una giornata no.
Ma questa....questa è qualcosa di più.
Sentii una morbida e calda presenza poggiarsi sulle mie labbra e premere in una maniera adorabile.
Man mano ricambiai anch'io quel tenero bacio, anche se piuttosto inesperta in materia.
Forse proprio questo mi mancava...forse era questo ciò che doveva riempire le mie giornate.
Prolungó il bacio, ma senza malizia, quasi come se volesse togliere tutta la sofferenza con un gesto tanto gentile.
Riuscivo a sentire la sua frustrazione, quanto l'avesse ferito in realtà tutto quello che fosse appena successo.
Si staccó per riprendere fiato e appoggió la fronte contro la mia.
Sentii le guance diventare sempre più calde e un calore in tutto il mio petto mandarmi fuori controllo.
Oikawa«Akira...io sono innamorato di te».

Angolo autrice
Eh si ragazzi,se io torno devo creare casini ehehehh.
Sto in realtà pensando di finire la storia con la dichiarazione di Oikawa così almeno da non lasciare l'opera incompleta...ma allo stesso tempo vorrei chiarire un paio di questioni come ad esempio il passato della nostra protagonista. Vedrò cosa fare!
Alla prossimaaa

𝑂𝑟𝑎 ℎ𝑎𝑖 𝑚𝑒 𝑎𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑓𝑖𝑎𝑛𝑐𝑜 -Oikawa Toru-Where stories live. Discover now