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Atsuko «Oggi l'amichevole contro la Shiratorizawa, eh?».
Mentre parlava guardava pensierosa le nuvole.
Mi fermai sul posto, mi ero completamente dimenticata della partita.
«Cazzo la partita!».
Mi diedi un piccolo schiaffo sulla fronte, coprendo anche un po' gli occhi.
«Non ho voglia di affrontare quella faccia da cavallo di Ushijima».
Solo a ripensare al volto della ragazza in questione, il nervosismo cominciava a salire.
Atsuko «La odi proprio tanto» disse divertita.
Atsuko «E pensare che il fratello è uno dei tre migliori assi del Giappone e lei stessa è al secondo posto delle femminili»
«Beh io sono al terzo!!!».
Mi pavoneggiai come una diva, ricevendo in risposta una risata di fianco a me.
Atsuko «Si si, beh è solo un'amichevole».
La campana della fine della pausa pranzo aveva appena posto fine a quei pochi minuti di relax che potevo godermi, imprecai mentalmente e mi alzai dalla panchina seguita dall'alzatrice.

La squadra della Shiratorizawa era appena arrivata, quelle divise bianco-porpora erano orribili da vedere in palestra.
Cominciammo il riscaldamento: schiacciate, palleggi, bagher, battute, tutto al 120%. Anche se era una semplice amichevole, ci tenevo a vincere. Quando c'era in ballo una sfida, che sia carte o pallavolo, non mi tiravo mai indietro.
Non riuscivo ad accettare una sconfitta, soprattutto da quella lí.
Diciamo che il rapporto tra me e Ushijima Hitomi è un odio innato, semplicemente se ci guardavamo sentivo un fastidio dentro di me crescere.
Non sono mai riuscita ad accettarla, che fosse gelosia?
Probabile, era nata con una forza indescrivibile in quelle schiacciate, anche riceverle faceva male.
La forza era proprio era uno dei fattori che mi mancava, anche se col duro allenamento i muscoli erano allenati la mia esile corporatura non lasciava trasparire la forza.
"Oggi vinceremo noi brutto cavallo".
Posai il pallone nella cesta nel sentire il fischio alla fine del riscaldamento, pronta per entrare in campo.
Coach«Nakamura in 1, Yoshida in 2, Saitō in 3, Katō in 4, Matsumoto in 5 e Yamashita in 6». Tutte e sei eravamo pronte, non avremmo perso per nulla al mondo.
Presimo posto tra le due linee che dividevano il campo, vedendo dall'altra parte della rete la Shiratorizawa.
Fischio d'inizio, battuta per noi.
Le battute di Yamashita erano un bel problema, un float così preciso ad ingannare gli avversasi.
E infatti, ace. Il libero dalla divisa porpora sbagliò a prenderla. Partiamo proprio bene.
«Nice serve!».

Terzo set, 24-21 Aoba Johsai
Il primo set lo avevamo perso, per due dannati punti, ma nel secondo ci mettemmo messo l'anima. Eppure le avversarie erano ormai al match point, bastava una schiacciata di Hitomi per vincere.
Atsuko«Buon serivizio!».
Sentii la mora gridare alle mie spalle per incoraggiarmi, ma ormai ero diretta verso la linea del bordo campo.
Tirai un respiro profondo e chiusi gli occhi, raccogliendo tutta la concentrazione in quel preciso istante. Li riaprii puntando a Ushijima.
"Questo è proprio per te".
Sentii il fischio dell'arbitro così lanciai la palla in aria, prendendo la rincorsa. Saltai come meglio potevo fare colpendo la sfera in direzione del bersaglio.
"Elevazione perfetta, dovrebbe essere andato bene".
E infatti vidi la mora buttarsi per recuperare il pallone, mettendola fuori gioco. Ora mancava solo attaccare. Corsi subito verso la mia posizione, pronta a ricevere l'impatto. Nakajima, il centrale delle bianco-porpora, schiacció una veloce che però fu ricevuta dal nostro eccezionale libero, Murakami. Atsuko recuperó la palla, e prima di toccarla ci scambiammo un veloce sguardo d'intesa. Un pipe dalla seconda linea, era necessario.
Cominciai a prendere la rincorsa, mentre l'alzatrice inizió a dirigere la palla verso di me. Tutto perfetto, il punto dovrebbe essere nostro, ma maledetto centrale, non poteva capitare qualcuno di incapace?
"Non può essere finita così".
Certo che no, Nakamura non si arrenderebbe tanto facilmente.
Nakamura«Coprite!».
"È il momento giusto".
Tutte e tre, le migliori attaccanti, cominciammo a correre, insieme, nello stesso momento. Ci eravamo capite, e proprio questo era il nostro punto di forza.
Ero pronta a colpire quella palla, pronta a schiacciarla in faccia a Hitomi, ma l'alzata andò da Matsumoto, che però fu murata. Vidi la palla andare lontano, punto perso eh?
Non per me.
Corsi verso il fondo campo, strisciai a terra con la speranza di recuperarla, ma cadde proprio a un centimetro prima della linea.
«Maledizione!».
Un urlo si alzò per tutta la palestra, la Shiratorizawa aveva vinto.
Mi alzai sulle braccia con un'espressione di enorme disprezzo, mi ero sentita fortunata, sentivo di poterla vincere.
Matsumoto «Sei stata brava Akira»
Atsuko «Sei stata brava Akira»
«MERDA!».
L'unica cosa che mi partí spontanea fu imprecare ad alta voce, partí lo sfogo.
Mi precipitai verso la rete, vedendo la mia acerrima nemica sorridere vittoriosa proprio lí.
«Non è finita Ushijima».
Mi girai di scatto e andai nello spogliatoio impaziente di tornare a casa. Avevo fallito, avevo mandato a monte una prova così importante ma stupida.
«Ciao ragazze».
Cercai di nascondere il più possibile la rabbia nel mio tono, ma credo fosse impossibile.
Aprii di fretta la porta verde che dava al fresco panorama di Miyagi, dell'aria pulita mi ci voleva proprio.
??? «Sei stata brava».
Mi bloccai al sentire quella voce tanto sconosciuta quanto familiare, girando la testa verso di lui.
«Non abbastanza per batterla».
Lo vidi uscire dalla piccola ombra in cui si era nascosto, ed eccolo lí, in tutta la sua statura, Oikawa Toru.
Oikawa«Beh almeno so per certo che tutti i complimenti che ti fanno non sono falsi.
Hai davvero un enorme talento»
«Ti prego ne ho abbastanza, non anche tu»
Oikawa «Cosa c'è, non ti piace essere lodata?»
«Non mi piace essere definita soprannaturale, così grande, così fantastica. Sono solo brava a giocare a pallavolo, nient'altro. E per di più, ho anche perso»
Oikawa «Wow, sei il primo asso che incontro che non ama essere al centro dell'attenzione»
«Mh.
Beh io vado, ci si vede Oikawa il grande»
Oikawa «Ciao ciao miracle girl».
Uscii dal cancello della scuola e mi incamminai verso casa, ma vidi il ragazzo seguirmi in lontananza.
"Magari dovrà semplicemente fare lo stesso tratto di strada".
Continuai a camminare, e lo vidi seguirmi ancora.
Possibile che abitassimo nella stessa via?
Nemmeno l'abbia detto che appena presa la via di casa, anche Oikawa svoltó.
Ormai di fronte casa mia, lo vidi fermarsi alla casa esattamente di fronte.
«Quindi, abiti qui?» gridai.
Oikawa «Beh si. Siamo anche vicini» rispose sorridendo.
«Non montarti la testa».
Tirai fuori le chiavi e le inserii nella serratura.
Prima di entrare dentro casa senti il castano dire qualcosa, ma non capii.
«Sono tornata!».

Alla prossimaaa

𝑂𝑟𝑎 ℎ𝑎𝑖 𝑚𝑒 𝑎𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑓𝑖𝑎𝑛𝑐𝑜 -Oikawa Toru-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora