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Mattina.
Scuola.
Inferno.
Un vero e proprio peccato capitale doversi alzare la mattina presto.
Atsuko «Akira-chaaan, mi annoiooo».
Era così buffa, seduta su quella vecchia panchina verde del giardino della scuola a gambe incrociate, con un lungo broncio.
Atsuko«Che facciamoooo?»
«Da quando il -chan?»
Atsuko «Da ora! Ma dimmi, che facciamo mi annoio!»
«Questo l'ho capito. Mh...vediamo.
Un paio di passaggi in palestra?»
Atsuko «Ma sei pazza? Ci metterebbero in punizione!»
«Beeeh, potremmo sgattaiolare in palestra, rubare giusto un pallone e palleggiare sul retro. Oppure annoiarci qui, a te la scelta»
Atsuko «Andiamo in palestra».
Scese dalla panchina di metallo e cominció a saltellare come un coniglio verso la parte Ovest della scuola.
«Che hai mangiato stamattina che sei così allegra?».
Accellerai il passo per raggiungerla, cavolo se fosse veloce.

Entrammo nel vecchio edificio con le chiavi che mi aveva dato il coach tempo prima. Essere capitano non era poi così inutile.
«COSA DIAVOLO CI FATE QUI?».
Per poco non mi presi uno spavento: il grande re stava appeso col busto metà dentro la finestra e metà fuori che cercava disperatamente di entrare, mentre un suo credo...amico? Beh, non importa, ad aspettarlo.
Oikawa«Oh ciao grande Akira»
??? «La puoi smettere una buona volta di fare l'idiota?»
«Concordo con testa a punta».
Il ragazzo era molto...particolare. Espressione incazzata e di chi sopporta anche peggio, capelli mori corti che sembravano essere quasi appuntiti e più o meno alto quanto me. Contando che io fossi 1,75m, lui dovrebbe essere della stessa misura.
Atsuko «Akira, ma chi sono? Tuo-sei sua amica e non me lo hai neanche detto?!»
«COSA? Amica di quello lì?».
Guardai il diretto interessato, e stava ancora ghignando come uno stupido anche se era praticamente incastrato tra due sbarre di ferro.
Atsuko«Oh, beh, Saitō Atsuko, lieta di fare la vostra conoscenza»
??? «Iwaizumi Hajime, piacere».
"Ecco come si chiama".
«Katō Akira»
Oikawa «Oikawa Toru, piacere mio!»
«Una domanda, una sola.
Come diavolo ci sei finito lí?».
Lo vidi pensare per due minuti buoni, forse stava cercando il modo per spiegarlo.
Oikawa«Diciamo che ci serviva una palla, ma il coach le tiene chiuse in uno stanzino a parte di cui io non ho le chiavi, così abbiamo pensato di entrare in quella femminile.
Giuro che lo avrei rimesso dov'era!»
«Non ho parole...».
Non riuscivo a descrivere a parole l'ingenuità di quel ragazzo.
«Aiutiamolo a farlo uscire...».
Tutti e tre afferrammo le braccia del castano e cominciammo a tirarle fuori.
Un tentativo.
Due tentativi.
Terzo, andato a buon fine.
Solo che il malcapitato cadde proprio addosso a me.
Precisamente dove?
Sul petto, proprio lì.
Oikawa«Però sono morbide...»
«Brutto pervertito!».
Con tutta la forza che possedevo me lo scansai di dosso, vedendo che stava cominciando a ridere.
Iwaizumi«Solo...lascialo perdere. È troppo complicato»
«E tu saresti suo amico?»
Iwaizumi«Purtroppo».
Mi faceva anche un po' pena, ma si vedeva che teneva al ragazzo.
Oikawa «Guardate che vi sento!»
Iwaizumi «Menomale»
Oikawa «Una domanda ce l'avrei anch'io. Cosa ci facevate qui alla pausa pranzo?»
Atsuko«Per il vostro stesso motivo»
Iwaizumi «Beh già che siamo qui, perché non facciamo un paio di palleggi insieme?»
«Perché no».
Mi abbassai la gonna consapevole che si sarebbe alzata, arrotolai un po' le maniche della camicia e mi diressi verso la cesta blu colma di palloni Mikasa e Molten.
«Arriva!».
Schiacciai leggermente la palla mirandola proprio verso Atsuko, che la passó ad Iwaizumi.
Iwaizumi «Quindi, in che ruolo giocate?»
Atsuko«Io sono la palleggiatrice, mentre Akira è l'asso!» rispose con un sorriso orgoglioso e gli occhi luminosi.
«Beh, diciamo di si»
Iwaizumi «Ecco perché il tuo nome mi suonava familiare! Sei Katō Akira, la terza migliore del Giappone!»
«Uhm, si...ma non soffermiamoci molto».
Continuammo così finché la campana della fine pausa pranzo non ci fece balzare in aria, avevamo solo due minuti massimo per correre via dalla palestra e rientrare nelle proprie classi.
«VIA VIA!».
Posai di fretta il pallone e corsi fuori la porta, seguita dal trio. Chiusi a chiave la porta e salutai i due ragazzi, trascinando con me Atsuko.
«Cazzo abbiamo pochissimo tempo!».

Sensei«Come mai così tardi ragazze?»
Atsuko«Ci-ci scusi sensei-n-non volevamo».
Poverina, non riusciva nemmeno a parlare dal fiatone per la corsa.
Beh, diciamo che era in parte sua la colpa.
Sensei«Bene, continuiamo con la lezione».

Alla prossimaaa

𝑂𝑟𝑎 ℎ𝑎𝑖 𝑚𝑒 𝑎𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑓𝑖𝑎𝑛𝑐𝑜 -Oikawa Toru-Where stories live. Discover now