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La suoneria della sveglia mi svegliò già di cattivo umore.
«E finiscila».
Spensi quell'affare di plastica scocciata dal fastidioso rumore che emetteva, e mi alzai dal letto strusciando i piedi a terra.
Mi toccava continuare la mia recita a scuola, sfoggiando il miglior sorriso a qualsiasi persona come si aspettavano tutti.
«Buongiorno papà»
gli dissi sbucando dalla porta di camera sua.
«Buongiorno Akira»
«Aspetta, ora ti porto le medicine».
Andai in cucina e presi le scatoline bianche dal mobiletto apposito. Riempii un bicchiere d'acqua e portai tutto a mio padre, lasciandoli sul tavolino lí vicino.
Tornai in cucina per far colazione, scaldai un po' di latte e mangiai dei biscotti al volo. Lavai la tazza e andai in bagno a prepararmi per "un nuovo e bellissimo giorno di scuola".
Acconciati i capelli, diedi un'ultima occhiata allo specchio.
"No, non va bene".
Sospirai abbassando la testa, per poi rialzarla con un bel sorriso splendente.
"Ecco, meglio".
«Papà, io vado a scuola e agli allenamenti, torno tardi».
«Sei l'ereditaria del nome Katō, dovrai mostrare a tutti chi-».
Chiusi la porta e roteai gli occhi, era diventata una rottura sentire questa frase.
Uscii di casa tirando fuori le cuffiette dalla tasca, sperando di distrarmi con un po' di musica.

Nemmeno mi accorsi che fossi già arrivata all'entrata, fin quando qualcuno non mi tolse un'auricolare dall'orecchio.
Atsuko «Buongiorno fenomeno della pallavolo»
«Non chiamarmi mai più così»
risposi con uno sguardo assassino alla ragazza. Atsuko era una mia cara compagna di squadra, un'ottima alzatrice. Con le altre ho sempre avuto un buon rapporto, niente di più, ma con lei...diciamo che mi trovavo meglio.
Atsuko «Ok, ok, scusami! Allora, come va? Dopo vieni agli allenamenti?»
«Ah lo sai, sempre il solito. Purtroppo sì, altrimenti il coach mi mangia se non si presenta la "forza della squadra"».
Imitai la voce dell'uomo con una smorfia, ricevendo in risposta una risata dalla ragazza.
Atsuko«Beh entriamo!»
«Sii, forza andiamoo, ugh»
Atsuko«Sai che il palleggiatore della squadra maschile è un totale figo? È al terzo anno eppure è capitano ed è bravissimo!
Ne parlano tanto dall'inizio dell'anno, quasi quanto parlano di te»
«Mh, e chi è?»
Atsuko«Oikawa Toru»
Rispose con un sorriso sognante.
"Oikawa Toru...in effetti si, l'ho sentito in giro".
«Non lo conosco, ma buon per lui»
dissi varcando la soglia della porta della classe. Entrambe ci sedemmo ai propri posti, tirando fuori i quaderni.

Coach «Bene, potete andare a casa. Ottimo lavoro a tutte».
Infilai la giacca del Seijoh e uscii dalla palestra insieme alle altre, rimanendo in disparte.
Appena furono abbastanza lontane, sgattaiolai di nuovo nell'edificio dalla finestra. Tirai fuori la cesta, buttai a terra la giacca e presi un pallone in mano.
Andai a fondo campo, pronta per fare una "battuta omicida", come diceva il coach.
Tirai un respiro profondo, presi la rincorsa e saltai, schiacciando con più forza possibile la sfera colorata. Mi faceva bene sfogare la frustrazione così, colpendo la palla.
"La miglior schiacciatrice del Giappone".
Boom.
"Miracle Girl".
Boom.
"La forza della squadra".
Boom.
"Mamma".
BOOM.
Atterrai male e caddi a terra, ormai sfinita e senza forze.
???«E io che pensavo di essere l'unico di allenarsi fino allo stremo».
Alzai il viso per vedere di chi fosse quella voce, e in lontananza vidi un ragazzo alto, con dei capelli castani e scombinati.
Piano mi alzai con una risatina.
«A quanto pare no».
Mi avvicinai verso il castano, per vedere meglio il suo viso.
«E tu sei...?»
???«Oikawa Toru, piacere di fare la tua conoscenza».
Rispose con un sorriso smagliante.
"Quindi, è lui".
Lo guardai attentamente, ed effettivamente affascinante come dicevano.
«Katō Akira»
Oikawa«Quella Akira? Akira Katō? Una delle giocatrici migliori del paese?»
«Si, ma ti prego, chiamami solo Akira.
Odio questi soprannomi»
Oikawa«Oh, d'accordo grande Akira Katō».
Sulle sue labbra si stampò un ghigno provocatorio, e questo mi aveva accesa.
«Huh?»
dissi sorpresa.
"Vuoi le provocazioni? Che provocazioni siano".
«Ho sentito parlare molto di te. Com'è che ti chiamano, "Il grande Re"?
No aspetta, "Oikawa il grande", scusami»
risposi con lo stesso tono e ghigno.
Oikawa«Vedo che sei informata, già cotta?»
«In realtà fino a stamattina non sapevo nemmeno che esistessi, ma sai, la mia amica è una tale chiacchierona.
E poi, mi sono trasferita qui al secondo anno e non ti avevo mai incontrato, non conosco tutti i miei senpai».
Oikawa«Come mi hai chiamato?»
«Senpai».
Vidi il ragazzo sorridere maliziosamente, e solo dopo capii che fosse meglio non pronunciare quella parola.
«Beh, io devo andare».
Raccolsi la giacca da terra e posai la palla.
«Ci vediamo grande re».

Angolo autrice <3
Hihi
Eh niente
Bye
Alla prossimaaa

𝑂𝑟𝑎 ℎ𝑎𝑖 𝑚𝑒 𝑎𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑓𝑖𝑎𝑛𝑐𝑜 -Oikawa Toru-Where stories live. Discover now