20.Learning To Breathe

695 66 7
                                    

20.

Learning to breathe
I'm learning to crawl
I'm finding that you and you alone can break my fall
[...]
So this is the way I say I need you
(Switchfoot-Learning To Breathe)

Alycia POV

Il cancello. Sono due mesi e mezzo che non lo varco. Ho paura. Cosa mi aspetta lì fuori? Ci sarà qualcosa per me? Non ho risposte, solo domande. Sento una mano appoggiarsi sulla mia. Eliza è di fianco a me e mi sorride. È così rassicurante. Non posso mentire, con lei mi sento al sicuro. E, nonostante fatichi ad accettare lo sguardo di bene che ha su di me, devo ammettere che non mi dispiace .
«Andrà tutto bene.» mi rassicura. Mi aiuta a respirare in modo corretto e mi scorta verso la strada. Quando i miei piedi incontrano l'asfalto, indietreggio.
«Aly, ci sono io con te.» sussurra Eliza. Mi accoccolo a lei.
«Non ce la faccio.» mormoro. Ho il respiro corto e mi sento le gambe molli. Mi volto. Casa mia mi sta richiamando, vuole che io torni da lei. Non posso continuare, non ci riesco. Faccio per avviarmi verso la porta d'ingresso, ma Eliza mi attira a sé. Perdo un battito. I suoi occhi si incatenano ai miei. Sono così accoglienti. Mi stanno chiedendo di andare avanti, nonostante tutto ciò che io voglio in questo momento sia tornare indietro.
«Fidati di me.» mi supplica Eliza. Le sue mani carezzano le mie, con dolcezza. Non mi accorgo nemmeno di aver ripreso a camminare. Un passo dietro l'altro, piano. Trattengo il respiro. Chiudo gli occhi. Non so nemmeno io di cosa ho paura. Del mondo, probabilmente. Non voglio farmi male di nuovo. Non posso. Alzo il piede destro. Lo sento andare avanti e poi andare giù, sempre più giù, fino ad incontrare l'asfalto. Il sinistro lo segue poco dopo. Resto con gli occhi chiusi. Non ho il coraggio di aprirli. Ho troppa paura. Qualcosa di morbido e caldo mi sfiora il viso. È la mano di Eliza. Sussulto a quel contatto, ma poi lo ricerco. So che è di fronte a me. Mi muovo verso di lei. Non la vedo, ma la percepisco.  Decido di provare a schiudere gli occhi. Subito, il blu mi investe. Mi si mozza il respiro. Eliza mi sorride. È fiera di me. Sento il cuore gonfiarsi nel petto. Sono... Sono contenta?
«Ce l'hai fatta.» gioisce lei. Annuisco, un po' confusa. Mi sento ubriaca, un turbinio di emozioni diverse alberga dentro di me. Le mie gambe cedono, per un attimo. Eliza mi prende al volo e mi aiuta a rimanere in piedi. Di nuovo i nostri occhi si perdono gli uni negli altri. Eliza si morde il labbro. Devo smetterla, le sto rendendo tutto così difficile. Mi sistemo e distolgo lo sguardo.
«Andiamo? Lindsey e Marny ci aspettano.». Annuisco. Ci incamminiamo in silenzio. La paura non mi ha abbandonata. Mi guardo intorno, come se dovesse spuntare un mostro da un momento all'altro.
«Non succederà niente, stai tranquilla. Ci sono io con te.» mi rassicura Eliza. Resto scettica. In fin dei conti, anche alla festa lei c'era. C'erano tutti, eppure nessuno ha visto l'orrore che si stava consumando in quel bagno. Nessuno ha assistito alla mia morte. Nessuno è venuto al mio funerale. Perché dunque ora volete vedermi risorgere? I dubbi continuano ad assalirmi e non so come fermarli. Non riesco a lasciarmi andare e mi sento terribilmente in colpa per questo. Non posso farci nulla. Un contatto inaspettato mi distoglie dai miei pensieri. Eliza mi ha presa per mano.  Deglutisco. Qualcosa di nuovo sta cominciando ad insinuarsi in me. Non so dargli un nome, ma è così intenso che mi toglie il respiro. Faccio finta di nulla e continuo a camminare. Arriviamo a destinazione dopo una decina di minuti in cui non ci siamo dette nemmeno una parola. Lindsey e Marny ci aspettano poco lontane dall'ingresso del parco, sedute su una grande coperta a quadri. Inspiro ed espiro. Eliza mi si para davanti, senza lasciare la mia mano.
«È solo un parco. Non c'è tanta gente e non sarai costretta a muoverti da quella coperta. Io sarò accanto a te ogni minimo secondo.». Annuisco. Voglio provare a fidarmi. Quando arriviamo all'erba, però, mi irrigidisco. Sento il mio respiro farsi sempre più corto. Eliza stringe forte la mia mano. Vuole che io percepisca la sua presenza. Ci sto provando, eppure mi sembra sempre più lontana. Chiudo di nuovo gli occhi, come se quel gesto potesse proteggermi da chissà quali pericoli.
«Aly, guardami.» ordina Eliza. Obbedisco con riluttanza. Il suo sorriso continua ad accogliermi e io, per l'ennesima volta, mi chiedo cosa mai lei veda in me. Mi stringe anche l'altra mano e mi accompagna per il parco, fino a raggiungere Lindsey e Marny. Mi fa accomodare sulla coperta e mi si siede accanto. Non riesco a crederci, sono in un parco. Il mio sguardo ruota da una parte all'altra, totalmente disabituato a tutta quella gente. Eliza mi circonda il volto con le mani e mi obbliga a concentrarmi su di lei.
«So di non essere il massimo, ma guarda me.» mi dice, scherzando. Mi lascio sfuggire un timido sorriso e mi perdo tra le sue iridi blu. Non avevo mai notato quante sfumature adornassero quegli occhi. Deglutisco. Mi ha chiesto qualcosa, ma non ho capito. A dirla tutta, non credo di aver ascoltato una sola parola di quelle che ha pronunciato finora. Non mi sono mai sentita così, cosa mi sta succedendo?
«Ti ho chiesto se ti va un po' di insalata di riso.»
«Uh, io... sì, certo.» rispondo, in evidente difficoltà. Non capisco più cosa mi agiti. La situazione? Le persone intorno a me? O, più banalmente, la presenza della persona che dovrebbe, invece, tranquillizzarmi? Quando abbiamo deciso di andarci piano pensavo di aver bisogno di tempo per imparare a provare dei sentimenti. Dio, come mi sbagliavo. Non ho idea di come fare per gestire tutto questo. Sono come un bambino che sta imparando a camminare e il terrore di cadere mi divora. Ho paura di non riuscire ad alzarmi più se mai dovesse succedere.
«Linz, a chi stai scrivendo con quel sorriso da ebete?» chiede Eliza. Ci voltiamo tutte a fissare Lindsey, la quale diventa bordeaux per la vergogna.
«Nessuno.» risponde, evasiva.
«Pfff, Morgan sei una pessima bugiarda.» la prende in giro Marny.
«Non esiste più nessuno che si fa i fatti propri? Prendete esempio da Alycia.» ribatte Lindsey, indicandomi. Tento di mascherare il mio imbarazzo e mi nascondo dietro ad Eliza. Marny si sporge in avanti e mi accarezza il capo. Ripenso a ieri, a questo istinto che ho di respingere tutti. Eppure, loro restano. Sto finalmente capendo che Eliza ha ragione, devo smetterla di chiedermi perché. Non credo esista, nonostante la mia mente ne abbia bisogno. Sì, mi vogliono bene, ma non è comunque abbastanza. Anche la mia famiglia mi ama, ne sono sicura, eppure non è qui con me. Cosa c'è di diverso in loro? Perché non mi lasciano? No, non c'è una risposta razionale.  Osservo di sottecchi Eliza. Sta litigando con una bottiglietta di aranciata. Sorrido. Non le ho mai raccontato della mia famiglia, forse lo farò un giorno.
«Te la apro io.» mi propongo. Alza lo sguardo dalla bottiglietta, stupita da questo mio spirito di iniziativa. Me la porge e io gliela stappo agilmente. Non mi  ha mai tolto gli occhi di dosso e non so come sentirmi a riguardo. Le restituisco la bottiglietta. Per poco non mi cade di mano quando il suo blu incontra il mio verde. Marny e Lindsey sono poco distanti da noi e stanno giocando a pallavolo. Siamo solo io e lei. Le basterebbe così poco. La vedo tentennare. Sa che potrebbe davvero farmi tutto ciò che vuole. Si lecca le labbra. Siamo entrambe in apnea. Il mondo intorno a noi è svanito. Esistiamo solo noi due. In questo parco, sotto questo cielo,  solo il mio verde ed il suo blu. Che cosa stiamo facendo, Eliza? Siamo davvero pronte? Sono davvero pronta?
«Attente!». Mi volto, ma è troppo tardi. Un dolore fortissimo si espande per tutta la mia faccia. Mi ritrovo stesa per terra, nel panico.
«Aly! Aly, come ti senti?» mi soccorre prontamente Eliza, agitata quasi quanto me. A lato della mia testa, un pallone da calcio mi guarda, sornione.
«Mi dispiace! Signorina, come si sente?» mi chiede qualcuno. Non vedo molto bene e non riesco a capire chi sta parlando. Sento solo il respiro farsi sempre più affannato. Eliza mi aiuta a mettermi seduta. Accanto a lei, un ragazzino sui tredici anni continua a chiedermi se sto bene. No, mi sembra evidente. Mi stringo ad Eliza, in un modo quasi infantile. Penso solo a come si starà sentendo quel ragazzino in questo momento. Eliza mi culla, sussurrandomi parole che non comprendo molto bene. Non voglio precipitare nell'abisso, non di nuovo. Mi aggrappo con forza ad Eliza. Ho bisogno di un appiglio. Non pensavo l'avrei mai ammesso, ma ho bisogno che non mi lasci andare.
«La p-prego, m-mi scusi.» piagnucola il ragazzino. Mi sento un mostro.
«Non ti preoccupare, non l'hai fatto apposta. Ora le passa, tranquillo.» lo rassicura Eliza. Intona una canzone e sento il respiro farsi sempre più regolare. Sono ancora scossa, ma effettivamente mi sento meglio.
«Scusi.» mormora il ragazzino, contrito.
«F-fa n-niente.» balbetto. Mi osserva, scettico. Eliza gli fa segno di tornare a giocare e lui obbedisce, non senza essersi sincerato per un'ultima volta che io stia bene.
«Torniamo a casa?» supplico. Eliza si volta verso Lindsey e Marny. Nemmeno mi ero accorta che ci avessero raggiunto. Fanno cenno di sì.
«Preferisci andare a piedi o in macchina?.» mi chiede Eliza.
«Macchina.» rispondo. Eliza mi sorride. Si fa dare le chiavi da Lindsey e mi accompagna a casa.
«E Linz?» domando, perplessa.
«Marny l'accompagnerà qua, non ti preoccupare.» spiega Eliza. Annuisco. In effetti, Marny e Lindsey ci raggiungono dopo poco. Restano per cena e se ne vanno subito dopo, vedendomi stanca. Restiamo nuovamente solo io ed Eliza. La osservo mentre finisce di sparecchiare. Sorrido. Mi sento serena ed è così strano per me.
«Io vado.» annuncia poi. Non so perché, ma sento un peso allo stomaco. No, Aly, smettila di mentirti. Il motivo lo conosci eccome. Chiudo gli occhi, cercando di trovare la forza per chiederglielo. Devo farlo. Ne ho bisogno.
«Aly, stai bene?» si preoccupa Eliza. La ignoro. Stringo i pugni.
«I-io... T-tu...» farfuglio. Eliza mi osserva, confusa.
«Grazie.» dico, infine. Stupida idiota, non era questo quello che doveva uscire dalla tua bocca.
«Non c'è di che.» risponde Eliza. Noto delusione nella sua voce. Si avvicina alla porta e avvolge la maniglia con le dita. Ora o mai più. Mi avvicino e la costringo a voltarsi verso di me. Il tempo si ferma e io sento il cuore battere all'impazzata. Faccio appello a tutte le mie energie. Solo una parola, una stupida e semplice parola.
«Resta.».

Angolo dell'autrice

Buon anno nuovo a tutti! Spero siate riusciti a festeggiare. Vi auguro che questo 2021 possa, in qualche modo, compensare un po' il disastro che è stato il 2020. Vi ringrazio per i voti ai capitoli precedenti e spero che questo vi sia piaciuto.
A martedì!

Something To Hold On ToWhere stories live. Discover now