18.In Pieces

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18.

Shattered to pieces, you found me
Am I someone that's worth saving anymore?
(Citizen Soldier-In Pieces)

Alycia POV

Quando mi sveglio, Eliza non c'è. Faccio spallucce e mi stiracchio. Vado in bagno e poi scendo di sotto. Mi sento stranamente serena, come non mi accadeva da tempo. Mi reco in cucina e trovo Eliza e Lindsey sedute al tavolo che discutono animatamente. Non appena mi notano, si quietano. Eliza si morde il labbro e si volta verso Lindsey.
«Ho interrotto qualcosa?» chiedo.
«No, stavamo solo parlando.» minimizza Eliza. Non me la bevo per nulla. Ho il sospetto che la loro discussione c'entri con ciò che ha spinto Eliza a venire da me stanotte e ho paura che si tratti di qualcosa di grave. Solo ora realizzo che la mano di Lindsey è fasciata.
«Che hai fatto?» domando, preoccupata. Lindsey sgrana gli occhi e stringe il braccio di Eliza. Mi ricorda una bambina colta con le mani nella marmellata. Eliza scuote il capo. Sembra infastidita.
«Io... Ieri eravamo da Marie.» comincia a raccontare Lindsey. Mi picchietto il mento con le dita, invitandola a proseguire.
«Potrei aver pestato Jessica Harmon. Potrei.». Spalanco la bocca. Non posso credere alle mie orecchie. Non che Jessica mi sia particolarmente simpatica, ma non mi sarei mai aspettata questa vena aggressiva in Lindsey. Rimango immobile, sbigottita e anche un po' spaventata.
«Aly, avevo bevuto e...»
«Smettila, Linz!» la zittisce Eliza. Si alza e tira una manata al muro. Non riesco a capire cosa stia succedendo.
«Eli, credo che debba saperlo.». Sapere cosa? Cos'è successo ieri? Perché non me lo vogliono dire? Vedo Eliza sospirare e stringere forte i pugni. Si gira verso di me. Ha paura di ferirmi, glielo leggo negli occhi.
«Aly, ieri Lindsey ha cercato di difenderti.». La guardo confusa. Difendermi? E da cosa? La invito a continuare.
«Sanno tutti della tua crisi sul set dello spot. Jessica continuava a dire che era tutta scena, che stai facendo la bambina viziata. Ero un po' brilla, ma l'avrei colpita anche senza alcol in corpo.» spiega Lindsey. Strizzo più e più volte gli occhi, incredula. Mi sento le gambe molli. Non mi reggono più e crollo a terra. Eliza mi afferra al volo, prima che mi schianti al suolo. Mi accompagna in soggiorno e mi fa stendere sul divano. Perché? Perché tutto questo dolore? Che cosa si aspetta il mondo da me? Che cosa devo dimostrargli? Sono così stanca. Mi vogliono appesa ad una croce per schernirmi, deridermi, sputarmi addosso. Perché? Non sono forse un essere umano tale e quale a loro? Cosa sono? Chi sono? Ho bisogno di qualcuno che mi risponda. Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a scoprire chi sono.
«Mi dispiace.». Mi volto. Alla mia destra, seduta sul pavimento, Eliza veglia su di me. Ha gli occhi lucidi. Ho un nodo in gola. Perché mi guardi così? Perché non vai via? Perché non mi guardi con disgusto? Perché non mi deridi?
«Non chiederti perché io sia qui.». Pare leggermi nel pensiero. Apro la bocca per ribattere, ma la voce non esce. La mia testa mi urla che l'abbandono è tutto ciò che merito. Eppure, Eliza continua a dimostrarmi il contrario e tutto ciò mi destabilizza non poco. Sto perdendo l'unica certezza che avevo, quella di essere un semplice rifiuto, meritevole di ogni male. A poco a poco, Eliza mi sta aiutando ad abbandonare questo rifugio pregno di dolore che ho costruito attorno al mio cuore. Eliza mi sta chiedendo di provare a sentire qualcosa di nuovo. Non so se posso fidarmi. So solo che voglio farlo. Le prendo la mano, come un bambino bisognoso di un contatto con qualcuno di conosciuto.
«Sono qui.» bisbiglia Eliza. Scoppio a piangere, non so bene nemmeno per quale motivo. Forse perché ho scoperto quello che dicono di me? O perché, nonostante tutto, non mi sento più abbandonata a me stessa? Non lo so. Non ne ho idea. Semplicemente, le lacrime mi inumidiscono le guance, inarrestabili. Eliza resta ferma, la sua mano nella mia. Intona una canzone, forse di Joni Mitchell. Mi perdo nella melodia, così accogliente. Poi, il buio.

Eliza POV


Alycia si è addormentata e io e Lindsey ci spostiamo nuovamente in cucina. Non la vedevo in queste condizioni da un po' di giorni. Sono tentata di avvisare la Craven, ma lascio perdere. Per ora, Alycia non andrà comunque da nessuna parte e non correrà il pericolo di essere intervistata da qualche giornalista inopportuno. Quello che veramente mi preoccupa è il gossip fatto da riviste e siti internet. Ho paura che Alycia non riesca a reggere la pressione. Mi ritrovo con la testa fra le mani, disperata. Non so proprio cosa fare. Lindsey si siede accanto a me. Anche lei sembra molto a terra.
«Dovevamo dirglielo, Eli.» esordisce.
«Lo so.» confermo, mogia. «Ho paura si spezzi definitivamente, Linz. Quello che ha detto Jessica ieri è stato orribile, ma sappiamo che è ciò che pensa la gente. Che cosa succederà quando si troverà faccia a faccia con queste persone? O, peggio, come reagirà se certe stupide teorie su di lei dovessero iniziare a circolare sulle riviste scandalistiche o su internet? Sono seriamente preoccupata, non possiamo tenerla sotto una campana di vetro per sempre.». Lindsey annuisce. Ho ragione e ne è consapevole. Si gratta la nuca, in cerca di un'idea o, più semplicemente, di qualcosa da dire. Rivolgo uno sguardo al soggiorno. Alycia sta ancora dormendo. È così inerme, indifesa. Non voglio che soffra ancora. La vita le ha chiesto fin troppo e non posso permettere che le accada qualcos'altro. Parlo come se potessi comandare il destino. Che sciocca illusione. Sono pienamente convinta che il libero arbitrio esista fino ad un certo punto. Destino e possibilità di scelta viaggiano di pari passo e, per quanto il primo sia influenzato dalla seconda, non c'è una vera e propria via di fuga. Alycia non ha scelto di essere ferita in un modo così disumano. Sorrido. Non ha nemmeno scelto che io, Marny, Lindsey e Maia le stessimo accanto. Eppure, una piccola decisione ha dovuto prenderla e, probabilmente, è stata decisiva. Alycia ha scelto di farsi aiutare da noi. Non ho idea di ciò che porterà tutto questo. Non ho il potere di cambiare il destino. Non potrò proteggerla per sempre, non sarò in grado di impedire al mondo di essere malvagio. Eppure, posso scegliere di starle accanto, qualunque cosa succeda. Non riesco ad immaginare una vita diversa.
«Per ora lei non deve uscire, no?» mi distoglie dai miei pensieri Lindsey. 
«Come, scusa?»
«Dicevo: non deve uscire adesso. Abbiamo tempo per renderla più forte.». Non è una proposta bislacca, anzi.
«Grazie, Linz. Per tutto.». Lindsey mi abbraccia, con fare affettuoso.
«E di cosa? E poi, io ci guadagno. Ormai cucini sempre tu e devo dire che mangiare a scrocco dei buoni piatti mi rende molto felice.». Scoppiamo a ridere. Lindsey riesce sempre a far emergere il lato positivo delle cose ed è esattamente ciò di cui ho bisogno in questo momento.
«A proposito, preparo il pranzo.» dichiaro. Mi alzo e mi metto ai fornelli. Sto pulendo della verdura, quando sento la porta d'ingresso aprirsi. Marny entra, trafelata. Io e Lindsey la squadriamo, sorprese di vederla. Le facciamo segno di restare in silenzio per non svegliare Alycia. Ci raggiunge in cucina. È pallida.
«Che diamine ti è successo alla mano?» domanda, notando le bende sulle nocche di Lindsey.
«Storia lunga.» risponde quest'ultima, evasiva. «Tu, piuttosto, perché sei qui? Oggi è il nostro turno.». Marny si passa una mano fra i capelli. È agitatissima.
«Mi ha chiamata Pete. Ha provato ad opporsi, ma la CW non ha voluto sentire scuse. Credo sia anche colpa di Jason, deve essersi messo in mezzo in qualche modo.». Io e Lindsey ci scambiamo un'occhiata interrogativa. Non capiamo.
«Se si tratta dello spot, direi che non è proprio il caso.» asserisco. Marny si appoggia al muro. China il capo. Rimane così per qualche secondo, poi stringe i pugni e rialza lo sguardo.
«Non si tratta dello spot. Alycia... La CW la vuole al comic-con di San Diego.».

Angolo dell'autrice
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Vi auguro buon Natale, spero riusciate a passarlo nel modo più sereno possibile, nonostante tutto.
A martedì!

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