Capitolo XXIX

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Capitolo XXIX

Il centauro chiuse la porta dietro di loro confinato nella sedia a rotelle.
I ragazzi che non avevano mai visto quel posto si guardarono attorno stupiti.
I due più giovani sussultarono quando il ghepardo soffiò nella loro direzione.
- Avevi promesso di non dire niente a nessuno- sussurrò il più grande del gruppo alla ragazza dai capelli biondi mentre lei annuiva colpevole socchiudendo appena gli occhi grigi.
- Chirone almeno doveva sapere e aveva anche già dei sospetti- rispose lei avvicinandosi alla figura seduta sulla sedia a rotelle che gli fece cenno di sedersi.
Loro si sedettero sul divano il più lontano possibile dai due.
- Che cosa sa su di noi?- domandò il bondo guardando attentamente l’uomo.
Lui sospirò capendo di dover dare prima delle spiegazioni.
- Tutto quello che c’è da sapere- rispose semplicementelui accennando a quanto appena avvenuto.
- E so anche che quando il vostro genitore divino non vi riconoscerà in quanto non semidei il resto del Campo Mezzosangue comincierà ad vere dei ospetti sul vostro conto. Già adesso, osservando il vostro modo di combattere sulla collina, hanno avuto dubbi ma se non verrete riconosciuti entro una settimana desterete grandi sospetti. Siete già soprà l’età stabilita- non fece in tempo ad aggiungere altro perché la porta venne spalancata senza troppe cerimonie.
- Le odio- sussurrò una voce riferendosi alle Arpie della pulizia.
- Concordo pienamente. Non potevate chiamarci domani?- domandò  il corvino sedendosi su una poltrona lì vicino.
L’altro rimase in piedi a fissare con occhi attenti l’unico che avesse già visto per più di due minuti.
Il ragazzo si mosse agitato sul divano schiacciandosi di più contro il materasso cercando di pasare inosservato.
- So che è contro i vostri ideali usare delle armi ma- venne prontamente interrotto dal ragazzo più grande.
- No. Non se ne parla. Non so che cosa decideranno Helena, Zeno e Kosmos, ma io non impugnerò mai un’arma che non sia l’arco della mia armatura- disse lui deciso spostando la mano posta a palmo aperto verso l’uomo che aveva posto per interromperlo - Semplicemente va contro ciò che mi è sempre stato insegnato- disse riaprendo gli occhi azzurri rispondendo alla sua muta domanda.
- Armatura? Ideali? Cioè che ti hanno insegnato? Arco dell’armatura?- sussurrò stupito Percy guardandolo confuso - Si può sapere di che cosa state insegnando?
Lui non rispose.
- Nemmeno io intendo utilizzare una ville arma- disse la ragazza dai capelli blu squotendo la testa ed alzandosi in piedi.
- Io lo stesso- disse Zeno convinto.
- Io l’ho già usata- ammise Kosmos abbassando appena lo sgurdo.
- Come?- fece stupito il corvino voltandosi a guardare l’amico.
- Ti ricordo che io prima d arrivare al Grande Tempio ero già venuto al Campo.
Lui annuì riflettendo su ciò che aveva appena detto guardando i campi di fragole brillare sotto i raggi della luna.
- Ma dovete imparare a difendervi dai mostri- protestò il ragazzo dagli occhi verde mare.
- Non ci serve- borbottò lui osservando l’altro negli occhi.
- Come? A tutti i semidei serve imparare a difendersi dai mostri.
- Beh a noi no- rispose cocciuta al ragazza incrociando le braccia al petto sollevando appena il mento in una posizione orgogliosa, facendo scintillare gli occhi bicolore pericolosamente.
- Percy ascoltali- disse Chirone calmo cercando di convincere il ragazzo.
Lui continuava a guardarli dubbioso.
- Percy sanno quello che fanno e fidati se ti dico che sanno difendersi anche molto bene- disse Nico sollevandosi dalla parete uscendo dalla penombra.
Lui però non sembrava affatto convinto.
- Che cosa dobbiamo fare per provarti, cocciuto d’un ragazzo, che sappiamo difenderci anche senza una lama?- sbottò alla fine la ragazza mentre si solevava un vento innaturale che fece sbattere le finestre e smuoverle i capelli le mani che brillavano nascoste nella veste e gli occhi che mandavano scintille.
- Helena- la richiamò pacato il biondo poggiandole una mano sulla spalla trovandola calda.
- Ricordati che cosa ti hanno insegnato. Non puoi permetterti di perdere il controllo di te stessa- disse lui continuando a parlare tranquilamente come se stesse spiegando che due più due fa quattro ad un bambino piccolo e per niente pericoloso.
Lei prese un respiro profondo risedendosi mentre il vento calava e il bagliore attorno alle mani si spegneva lentamente.
Gli occhi bicolore però rimasero a scintillare pericolosamente guardando con astio il ragazzo corvino seduto sulla poltrona come se non fosse successo niente.
Prese una ciocca di capelli blu rigirandosela ripetutamente fra le dita sbruciacchiandola appena senza pensarci, screndola notevolmente mentre scappava dallo strano fermaglio.
Lo sciolse risistemandolo subito dopo.
- Scusate- disse debolmente lei accennando alla perdita del controllo avvenuta poco prima.
- Niente tranquilla- rispose pacato il centauro - Ma ora dovreste spiegarmi bene che cosa è successo. Come mai non volete impugnare le armi ma solo indossare le vostre armature?- aggiunse poi guardandoli attentamente.
- Come ha già detto lei va contro i nostri principi. Alla dea Atena non piace l’uso delle armi, così noi, intesi come noi cavalieri, abbiamo sviluppato un particolare metodo di combattimento- disse Zeno recitando a memoria una delle lezioni del suo maestro.
- Bravo. Finalmente hai detto qualcosa di sensato- commentò sarcastica, complimentandosi con lui, la ragazza dai capelli blu con un leggero sogghigno stampato sulle labbra sottili.
- Grazie Helena. Gentile come sempre- rispose lui sorridendo appena per non darle soddisfazione.
- Ti pare. E’ stato un vero piacere- commentò lei sorridendo apertamente.
Lui le rispose con una leggera smorfia mentre la figlia di Atena si schiariva la gola.
- Preferirei evitare di parlarne davanti a tutti- disse il cavaliere del sagittario accenanndo con gli occhi ai due ragazzi dai capelli corvini e alla ragazza dai capelli biondi.
Lui annuì - Potreste aspettare di là?- fece lui guardando in tre interessati.
Loro annuirono opo pochi istanti di di esitazione per poi aviarsi nella stanza accanto, la ragazza in testa al gruppo sempre dubbiosa.
- Che cosa è successo?- domandò preoccupato il centauro avvicinandosi con la sedia a rotelle.
- Forse sarebbe meglio se lei non sentisse- disse lui guardando la ragazza dai capelli blu.
- No. Sagitter ho aspettato due anni per sapere. Tutti continuano a parlaredel fatto che il mio maestro non era il mio maestro e francamente non ci sto caendo più niente.
- Helena ti spigherò tutto più tardi- disse lui crando di convincerla. Avrebbe dovuto dire delle cose spiacevoli sul conto del padre della ragazza e preferiva rivelargliele in un momento più calmo. Non voleva dirglielo proprio quando aveva quasi appena perso il controllo davanti a tutti.
- E’ una promessa Sagitter?
- Sì Helena- si arrese lui guardando la ragazza ucire dalla stanza trascinandosi dietro glialtri due capendo le intenzioni del ragazzo. Parlare da solo con Chirone.
- Vi hanno cacciati?- domandò stupita una voce quando raggiunsero la stanza accanto.
- Sì- boffocchiò lei amaramente spostando lo sguardo fuori dalla finetra sulla baia di Long Island.
- Come mai? Voi non le sapete queste cose?- loro scossero la testa.
- A me non le vogliono rivelare per via del mio maestro e a loro non lo so.
- Guarda che noi potevamo restare lì- protestò Kosmos.
- No che non potevate- lo sgridò lei - Non hai capito le intenzioni di Sagitter? Voleva parlare da solo con Chirone.
- Sagitter è Micene giusto?- domandò la bionda mentre li annuiva - Sagitter come la costellazione del Sagittario- continuò poi facendola deglutire.
- Già- disse lei cercando di non far trapelare nessuna emozione quasi inutilmente - Che strano cognome non è vero?- fece lei seguendo poi una risatina nervosa.
- Anche il nome di qello che chiamate Gemini è strano. Gemini sta per la costellazione dei gemelli per caso?- proseguì la ragazza mettendola alle strette. Lei la guardò disperata chiedendole di parlarne poi in privato mutamente, solo con lo sguardo bicolore mentre lei annuiva con una scintilla di vittoria nello sguardo grigio tempesta.
- Come funziona comunque? Il vostro metodo di cmbattimento intendo?- domandò il figlio di Ade avvicinandosi appena.
Lei rimase un attimo in silenzio a pnderare le parole.
- Non so come spiegarlo senza rivelare troppo- disse guardando di soppiatto Percy.
- Puoi dirlo. Ti puoi fidare- sussurrò una voce nella sua mente che riconobbe come quella di Isabel di Toule.
- Noi- fece una piccola pausa per prendere fiato.
- Tutto ha inizio secoli fa- decise di incominciare.
- Quando la civiltà greca era ancora agli albori Atena doveva essere rotetta da Ade e Poseidone che volevano distruggere l’umanità.- venne interrotta da Percy.
- Come? Perché mai mio padre vorrebbe distruggere l’umanità?- disse confuso.
Nico rimase in silenzio ripensando a quanto scoperto nei suoi viaggi.
- Questo è ciò che ci è stato detto figlio di Poseidone- disse lei rimarcando l’appellativo - Come stavo dicendo- riprese lei - Aena doveva essere protetta. Ma non amava la guerra anche se era la dea della strategia militare- Annabeth annuì - Così non dotò i suoi cavalieri di armi ma solo di armature e loro si dovettero arrangiare come potevano. Così svilupparono una capacità particolare chiamata cosmo.
- Aspetta il comso come quello dello spazio?- domandò Percy mentre lei annuiva.
- Questo potere era strabiliante in grado di spaccare le montagne e spazzare via gli eserciti. Ma alcuni se ne approfittarono, anche se questa è un’altra storia. Tornando a noi, bastava un pugno per sgretolare qualsiasi cosa si potesse distruggere.
- Com’è possibile questo?- domandò cunfuso il ragazz mentre lei sorrideva comprensiva.
- Così- disse mentre la lampada accanto a loro esplodeva schizzando via in mille pezzi. Per loro fortuna i due ragazzi ormai abituati avevano già alzato una bariera di protezione con la quale si andarono a schintare le scheggie.
- Come hai fatto?
- Tutti nel mondo è fatto di atomi no?
La ragazza annuì cominciando a capire.
- Anche noi siamo fatti di atomi- proseguì lei mentre l’altra si faceva un’idea sempre più precisa.
- Quando questi atomi si spezzano si libera il cosmo- disse lei per poi aggiungere - Da quello che ho capito. Non lo so, non l’ho ascoltato tanto Gemini quando me l’ha spiegato- disse lei pensierosa, squotendo poi la testa.
- Un po’ come l’atomico?- domandò confuso Percy.
- Sì credo di sì- disse lei dubbiosa.
- Quidi saremmo delle bombe atomiche?- si preoccupò il ragazza dai capelli corvini studiandosi le mani chiare.
- Non lo so sinceramente Zeno. Credo che la prossima volta che torniamo al Grande Tempio sarà meglio chiederglielo per sicurezza- disse lei annuendo pensierosa.
Gli altri li guardarono confusi.
- Vi dobbiamo spiegare anche la struttura gerarchica e non dei cavalieri?
- No- disse Annabeth - Dovete spiegarci chi sono i cavalieri veramente e da che cosa prendono le loro armature e i loro nomi.
Lei annuì.
- Dalle stelle, dalle costellazioni- intervenne Kosmos dopo qualche minuto di silenziò.
- Come?- fece il figlio di Poseidone stupito mentre l’idea che si era fatto in testa si sbriciolava in un momento.
- Lui ad esempio è Pegasus- disse indicando con lo sguardo al corvino - Non quello famoso-specificò quello - Non se ne hanno più notizie- aggiunse poi tristemente.
- Il ragazzo nell’altra stanza è Sagitter- aggiunse lei mentre la bionda prendeva fiato per fare una domanda.
- Ma come? Cioè, quello non è il suo vero cognome giusto?- lei annuì - E suppongo che sia iù potente- anche a quel punto la ragazza s vide costretta ad annuire all’osservazione dell’altre mentra la figlia di Atena continuava il suo discorso - Come mai?
- Ci sono i cavalieri di bronzo, i meno potenti, poi ci sono i cavalieri d’argento gli intermedi, infine ci sono i cavalieri d’oro, i più forti. Raggiungono la velocità della luce e hanno le armature iù forti. Il loro cosmo è immenso e a volte può essere quasi paragonato a quello di una divinità. Il loro nome come Sagitter e Gemini dervivano dalle costellazioni dei segni zodiacali.
La ragazza rimase in sienzio confermndo la propria teoria.
- E voi?
- Io non sono nessuno- disse Kosmos.
- A me hanno dato una maschera perché dicono che sono una ragazza e bla bla bla e bla bla bla- fece lei facendola comparire sul suo volto.
Scomparve dopo poco lasciando la visuale di un volto evidentemente scocciato.
- E’ fastidiosissima. Secondo me è più comoda l’armatura- disse poi osservando l’amico chinare lievemente il capo.
Un battito leggero sul pavimento seguito dal suono delle rotelle di una sedia a rotele annunicarono la fine della conversazione.
Spuntarono fuori dalla stanza un ragazzo dai capelli biondi e un uomo di meza età seduto sulla carrozzina.
Lo sguardo di tutti cadde poi su una figura esile appesa per i polso avvicinati fra di loto e stretti nel pugno alzato del ragazzo.
La figura si dibatteva continuamente cercando di liberarsi.
Lo mise giù lentamente con più delicatezza di quanto ci si sarebbe potuta aspettare.
- Alex- esclamò lei stupita - Si può sapere che succede?
- Succede che tuo cugino ha deciso di farsi mangiare dalle Arpie- disse severo l Cavaliere d’Oro del sagittario incrociando le braccia al petto e guardando serio il ragazzo.
- Dovresti stare più attento- gli raccomandò lui - La prossima volta fatti spiegare da tua cugina come usare la magia di tua nonna e la velocità di tuo padre- detto questo sorrise legermente facendosi un po’ indietro per uscire dalla stanza seguito poi da tutti gli altri.
- Tanto sapevo già quasi tutto- mentì lui - Cioè, non mi aspettavo che tu padre, cioè, che Gemini- siccrresse fulminato con lo sguardo dalla cugina - Si fosse fatto legare come un salame- fenne interrotto dalla ragazza che gli mollò un pugno ritto in pancia.
- Ahia- disse lui - Da quando in qua sei così manesca?- domandò poi massaggiandosi la pancia guardandola negli occhi bicolore.
- Da quando insulti il mio maestro- disse lei improvvisamente suscettibile.
- E dai Helena- fece lui scherzoso mentre anche Annabeth spariva dietro la porta - Stavo solo scherzando- cercò di giustificarsi lui mentre lei metteva su il broncio e si avviava vero la porta seguita a ruota dal ragazzo.

I Cavalieri dello Zodiaco - La figlia dello ZodiacoWhere stories live. Discover now