Capitolo XXVI

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Capitolo XXVI

- Che succede?- domandò una voce facendoli voltare precipitosamente.
- L’ha fatto di nuovo- rispose semplicemente lui appoggiando la ragazza su una sedia.
Il volto sembrava andare a fuoco.
- L’ultima volta non era così- contestò quello prendendo una pezza bagnata.
- Hanno provato a darle del nettare.
- Ma sono impazziti?- urlò lui facendo scintillare gli occhi blu.
- Forse. Ma là sembra quasi normale da come si comportavano. Ci hanno anche chiesto se per caso serviva dell’ambrosia- scosse la testa come a scacciare un pensiero spiacevole.
- Vado a chimare Atena. Magari lei può fare qualcosa- fece poi avviandosi velocemente spiccando il volo.
- Si può sapere che cos ati è passato per la testa?- domandò lui passandole un’altra pezza.
- Avevano detto che era acqua e zucchero- rispose con voce roca lei la gola impastata.
Dopo poco due figure di altezza diversa arrivarono velocemente verso di loro.
- Che succede?
- Nettare- risposero loro velocemente mentre Zeno portava altre due pezze.
Lei annuì socchiudendo gli occhi verdi.
Dopo poco una strana luce si sprigionò dalla mano appoggiata sulla spalla della ragazza che sembrava l’unica cosa non bollente.
Piano piano il rossore scomparve e la temperatura scese di nuovo.
La ragazza riprese a respirare normalmente quasi subito scostando una ciocca blu da davanti agli occhi.
- Grazie- sussurrò con voce bassa cercando di rimettersi in piedi fermata prontamente dall’amico e dal maestro.
- Tu non ti muovi di qui- disse il corvino guardandola negli occhi.
Lei sbuffò sonosamente ma si rimise seduta.
- Toriamo al Campo domani- disse il più grande sorridendo.
- Ma così si insospettiranno. Soprattutto Annabhet. E’ la più sveglia la dentro da quello che ho capito.
- Sono fatti loro.
- No. Sono fatti nostri Sagitter- sbottò lei scattando in piedi.
Le girò la testa all’improvviso facedola appoggiare alla sedia e risedersi.
Si risollevò dopo poco sfiorando il fermaglio che portava fra le ciocche blu.
Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni uno strano sacchetto che avrebbe potuto contenere di tutto.
Ne tirò fuori una cordina sottilissima.
Quando la prese in mano rimase a qualche centimetro di distanza da entrambe le dita così come quando la legò al polso che rimase sollevato su tutti i lati di qualche centimetro.
Il ragazzo più giovane dl gruppo capì le intenzioni della ragazza e cercò di afferrarla per un polso ma sembrava diventata quasi impalpabile come un ologramma con le ciocche blu mosse dal vento.
Venne poi risucchiata da una specie di vortice, trasportata velocemente dall’altra parte del mondo.
- Possibile che tutte le volte ce ne dimentichiamo?- borbottò il cavaliere dei gemelli alzandosi e spiccando un salto agguantando per una mano Zeno subito seguito da Micene e Kosmos.
Atterrarono dopo poco sulla costa di Long Island.
Risalirono il pendio trovando la ragazza inginocchiata accanto ai corpi svenuti dei cavalieri.
Si avvicinarono trovandola china su uno di essi in particolare.
I capelli erano spazzati dal forte vento che aveva preso a soffiare e gli occhi bicolore scintillavano e piccole lacrime cadevano dai lati degli occhi.
Nessuno sembrava capire quello che stava succedendo.
Le iridi chiare di lei scintillavano pericolose.
Improvvisamente quello spalancò gli occhi mentre l’oro scompariva velocemente.
La ragazza lo abbracciò stretto lasciandolo stupito.
- Helena?- domandò lui scostandosi appena per poterla guardare negli occhi.
- Sì può sapere che cosa ci fai qui?- domandò lui ma lei scosse la testa.
- Alex ti presento i miei amici- il ragazzo sorrise a tutti quanti ma quando vide lo sgguardo che si era rabbuiato sul volto del cavaliere dai capelli blu sbiancò improvvisamente.
- Mia zia aveva delle tue foto- esclamò lui saltando in piedi sorretto dalla ragazza quando lo vide barcollare.
Lui annuì - Tu sei Alexander? Suo cugino?- disse accennando alla ragazza.
Lui annuì.
- Ti avevo visto solo una volta e devo dire che le circostanze non erano affatto piacevoli- fece lui accennando ad un sorriso.
- Io non mi ricordo di te però me ne hanno parlato tanto.
- Perché?- fece lei confusa guardando il cugino sorridendo.
- Perché?- domandò lui stupito - Helena è tuo padre e tu mi chiedi perché ne ho sentito tanto parlare?-si accorse dell’errore commesso troppo tardi.
Fu il turno della ragazza di barcollare tanto che si dovette sedere sull’erba fresca.
Un sasso si levò accanto a lei scagliandosi da solo in acqua.
Non volle più incrociare lo sguardo del suo maestro per una decina di minuti mentre calava un silenzio teso.
Venne rotto dopo pochi istanti da il verso di un uccello passato lontano ma subito ricadde quello strano silenzio rotto dal vento.
- Tu stai scherzando vero Alex?- domandò lei voltando il capo verso il ragazzo con gli occhi lucidi.
- No io- fece per dire lui ma si interruppe quando vide lo sguardo chino del resto del gruppo. Tutti cercavano di evitare di guardarlo tutti tranne la cugina che si appigliava a lui come se fosse un’ancora in mezzo al mare.
- Sì Helena- fece lui sorridendo ma non riuscendo a convincere del tutto la ragazza.
Aveva riaperto una vecchia ferita e fatto riaffiorare a galla dei dubbi sommersi da altri pensieri a fatica.
Lei si alzò velocemente non guardando più nessuno, asciugandosi le lacrime e incamminandosi verso il pino di Talia.
Sorpassò velocemente la barriera affiancata dall’amico che però non proferì parola.
Le passò un fazzoletto che lei accettò volentieri nascondendoci il volto chiaro coperto da piccole lentiggini.
Micene e Kosmos li seguirono dopo poco lasciando i due da soli.
- Scusa io non volevo. Non pensavo che prendesse così male la storia del padre- fece lui subito interrotto dall’altro.
- Tranquillo. Ti ringrazio per aver cercato di rimediare al tuo errore. Tanto prima o poi quei dubbi sarebbero ritornati fuori di nuovo.- fece lui cercando di sorridergli per rassicurarlo - Non glielo avevo mai detto- disse lui serio - Forse ho sbagliato non lo so- disse pensieroso squotendo la testa - Non glielo avevo mai detto perché conoscevo il rancore che provava verso di lui, anzi, verso di me. Ero semplicemente il suo maestro e non aveva motivo di odiarmi credo non dicendoglielo. Suo padre sarebbe rimasta una figura astratta che sapevo avrebbe cercato di allontanare il più possibile da me- disse continuando a guardare l’orizzonte.
- Comunque è meglio andare- fece lui.
- Se vuoi puoi restare- disse il ragazzo mostrando la maglietta arancione.
Lui scosse il capo.
- Non appartengo a questo posto di semidei. E tu lo sai Alexander.
Il ragazzo annuì sconsolato preparandosi ad affrontare la cugina.
- Ci si vede- disse il più giovane mentre l’altro annuiva e rispondeva con un cenno del capo per poi spiccare il volo sparendo fra le nuvole.
Si avviò verso la barriera attraversandola senza esitazioni.







I Cavalieri dello Zodiaco - La figlia dello ZodiacoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora