Capitolo XX

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Capitolo XX

- Che cosa succede?- domandò il maestro, vedendola distratta, smettendo di spiegare e sedendosi accanto a lei.
- Niente- borbottò lei, assonnata dopo la lunga giornata.
- Sicura?
- Sì- rispose lei, passando la mano su quello stesso fermaglio di annuì prima.
Lui annuì, come ad una domanda immaginaria.
- Passiamo alla pratica?- domandò lui, capendo che a continuare a parlare e a cercare di spiegarle modi per difendersi non avrebbe ottenuto nulla.
- D’accordo- rispose lei, riprendendosi.
Si alzò in piedi di scatto.
Il ragazzo sorrise, pensando a quanto fosse strana certe volte lei.
Saltò indietro, mettendosi in posizione di difesa.
- Questa volta incomincia tu- disse lui, cogliendola di sorpresa, facendole spuntare un sorriso sincero sulle labbra.
Si lanciò in avanti, facendo una finta verso una spalla. Il ragazzo fece finta di cascarci, parando il colpo. Quella, allora, visto lo spazio libero fra le braccia ne approfittò per colpire, solo che si fermò un attimo prima di colpire la maglietta blu.
Saltò di nuovo indietro, arrabbiata.
- Però non è valido. Voi non ci mettete neanche un po’ di impegno. Anzi, voi ci mettete impegno, ma mettete impegno nel farmi uscire senza neanche uno scapellotto.
- Preferiresti uscirne rotta come il tuo amico, che ti trattassi come fa Cristal con Zeno?
- Sì- urlò lei, per farsi sentire sopra il rumore che proveniva da una sacca lì accanto.
- Si può sapere che cos’è quello?- domandò lui, osservando con attenzione la sacca.
- E’ la borsa di Kosmos- disse lei, abbassando notevolmente il tono di voce.
- E che cosa ci fa qui la borsa di Kosmos?
- Diciamo che se l’è dimenticata qui?- domandò lei, ma l’altro incrociò le braccia al petto, aspettando la verità.
- E’ una storia lunga- fece per sviare il discorso lei, ma l’altro non battè ciglio.
- E va bene- si arrese lei - Sentite, non arrabbiatevi- disse lei, la paura velata dietro le iridi chiare. Lui annuì.
- Gli ho fregato la borsamentre non guardava, lui non sa che è qui.
- Sai che sarebbe qualcosa tipo reato? Ti dice niente la parola “rubare”?
Lei annuì, pensandoci solo in quel momento.
- Ma almeno adesso possiamo scoprire che cosa nasconde.
Lui la guardò severo, ma lei continuò imperterrita, avvicinandosi alla borsa.
- Non può non ammettere che è strano e sospetto- disse, accennando al suono acuto che proveniva da lì.
Lui annuì, avvicinandosi anche lui, restando però a debita distanza, facendole segno di non avvicinarsi troppo.
Si avvicinò invece lui, aprendo infine la borsa, trovando l’oggetto che faceva tanto rumore.
Lo sollevò, trovandovi dentro una collanina a spirale, che la fece sussultare ed arretrare.
- Pensavo di essermene liberata- sussurrò lei, prendendolo in mano, mentre quello smetteva di fare rumore.
- Si è riparato. O qualcuno lo ha riparato- disse lei, rilegandoselo al collo, come in trance.
- Non farlo- disse lui, afferrandola per un polso.
- Mi dispiace, ma è più forte di me- disse lei, deglutendo.
Sela legò al collo, osservando con occhi cupi il suo maestro.
La nascose sotto la felpa, nascondendola, cercando di riparare al danno ommesso.
Ficcò la mano nella borsa, trovando un oggetto strano, come una specie di piccolo bracciale, dalla catenina sottole.
Lo prese in mano, facendoselo rigirare un po’ fra le dita affusolate, stringendo poi una piccola nedaglietta a forma di spada greca.
Quella si estese, diventando l’arma che aveva visto poco tempo prima puntata verso di lei.
Storse la bocca, guardando di sottecchi il suo maestro, che annuì cupo, capendo dove volesse andare a parare la ragazza.
- Vado io- disse lei, facendo er avviarsi, mentre la spada ritornava normale.
- No, aspetta. Vediamo che cosa succede domani quando si accorgerà della scomparsa della borsa. Però poi dovrai rendergliela, sono stato chiaro?- domandò infine, fermandola appena sull’uscio.
Lei annuì, ritornando dov’era prima, legando la borsa alla sedia con una corda.
Lui la guardò stupito e lei scrollò le spalle.
- Non si sa mai.
Lui annuì, per poi avviarsi verso la sua stanza, ma vedendo la ragazza ferma nel punto dov’erano poco prima capì che sarebbe rimasta lì anche tutta la notte e tutto il giorno dopo ad aspettare di allenrasi. Dopo tutto era indietro di parecchie lezioni, viste le continue assenze.
Partì lei, schiavndo però quasi subito un colpo.
Sembrava che avesse messo il turbo.
La ragazza sorrise, intuendo chenon avrebbe mai fatto del suo meglio, in quanto lei si sarebbe trovata a terra stravolta dopo tre secondi.
Però era felice che non andasse del tutto a rilento.
Si dovette chinare un paio di volte per schivare dei colpi semplici, fatti apposta per vedere a che punto di concentrazione era.
- Non le farà mai dare il meglio di sé. Questo è poco ma sicuro-  borbottò una voce, senza farsi sentire dai due.
- Decisamente- rispose un’altra - Secondo me questa storia lo ha influenzato. Se non la spinge a dare il meglio di sé lei non capirà mai le sue vere potenzialità.
- E tu che cosa proponi? Di allenarla tu stesso?- domandò leggermente sarcastico il cavaliere del cigno.
- Sì, perché no? Così non otterrà mai grandi risultati.
- Sai vero che se ci provassi magari lui non ti direbbe niente, ma se provassi a torcele un solo capello non la passeresti tanto liscia- lo avvisò lui, ripensando alla chiacchiareta di due anni prima.
- Lo so- brobottò il cavaliere del leone, andandosene.

I Cavalieri dello Zodiaco - La figlia dello ZodiacoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant