Capitolo III

49 0 0
                                    

Capitolo III

L’imponente casa dell’Ariete si stagliava in tutta la sua imponenza di fronte loro.
- Cristal, che cosa ci fai qui?- domandò una voce alle sue spalle, bloccando il suo passo immediatamente.
- Mur- disse lui, voltandosi, con il volto e la testa come unica parte del corpo visibile e non nascosta dall’armatura.
- Credevi veramente di passare di qui così facilmente?
- No, affatto- rispose quello, cercando di restare neutro.
- Porti un ragazzo con te. Chi è?
- Non lo so. Lo ha trovato Pegasus.
- Tu sai dov’è?
- No, per nulla. Non se ne sa più nulla.
- Immaginavo. Venite. Ho saputo delle cose interessanti sul tuo conto. E’ vero ciò che si dice?
- Sì, ho scoperto delle cose interessanti- disse, serio, fissando il ragazzo dai capelli lilla negli occhi.
- Credo che ad Atena farà piacere sentirle.
- Ci sono notizie degli altri?
- No. Silenzio da quattro anni.
Nel mentre il più giovane si guardava intorno, spaesato, cercando di capire chi fosse quell’uomo.
- Chi sei tu?- domandò infine, schietto.
- Io sono Mur. Cavaliere d’oro dell’ariete- si presentò lui.
- Cavaliere? Non dovresti avere una spada?
- Ad Atena non piacciono le spade o le altre armi- spiegò il biondo, gli occhi azzurri ben sicuri di loro.
- Per caso- fece per cominciare Cristal, mentre l’altro cavaliere scuoteva già da subito la testa.
- No, mi spiace. E’ ricomparso sì Gemini, ma di Acquarius non si sa nulla.
Lui chinò il capo.
Risollevò lo sguardo, ringraziando, per poi fare cenno a Zeno di seguirlo.
Dopo un po’ di tempo passarono quasi tutte le case, giungendo fino alla casa dell’acquario.
Preso un bel sospiro superarono anche quella casa, senza incontrare nessuna resistenza.
Giunsero infine al sagrato di Atena, dove trovarono un ragazzo in armatura dorata intento a parlare con uno più giovane di qualche anno.
- Ioria- chiamò il cavaliere del cigno, quando l’altro se ne fu andato.
- Cristal- disse quello, cordialmente - Ci sono novità?- domandò poi, vedendo lo sguardo serio dell’altro.
- Sì, purtroppo. Coloro che ci hanno traditi stanno per attaccare. Si stanno preparando, ed in grande. DA quello che ho sentito dovrebbero arrivare fra qualche mese- non fece in tempo ad aggiungere altro perché un urlo lacerante squarciò l’aria, proveniente dal cielo.
Tutti e tre i presenti si voltarono con la testa rivolta verso l’alto, mentre una figura esile precipitava rovinosamente verso il suolo.
Si vedeva che stava in tutti i modi cercando di evitare di sfracellarsi al suolo, tentando di rimettersi dritta sui piedi, in verticale, in modo tale da cercare di evitare il più possibile i danni.
Il cavaliere dall’armatura dorata cercò di rallentare la caduta, afferrandola per un polso, quasi inutilmente.
Il polso era troppo sottile e, macchiato di liquido rossastro, era anche scivoloso e quindi quasi impossibile da tenere.
La caduta almeno non fu mortale, ma bastò per farle perdere i sensi. Si sentì un tintinnio metallico, ma nessuno vi fece apparentemente caso. Per il resto il luogo cadde nel silenzio più totale.
Una figura atterrò lì accanto. I capelli neri e gli occhi rossi brillavano sul viso pallido.
- Gemini- esclamò quello, avvicinandosi.
- Si può sapere che ti prende?
Quello non rispose e si avvicinò anch’esso, chinandosi poi a raccogliere il fermaglio strano, fatto per la parte superiore di cuoio e con un singolo bastoncino con una sfera su una parte, di ferro.
Vi era inciso un simbolo sopra, ma era ricoperto quasi interamente di polvere.
Il ragazzino, l’unico nuovo arrivato da settimane, tremava come una foglia, sul posto, osservando il sangue uscire dalle molteplici ferite o tagli sparsi sul corpo della ragazza.
La figura dinanzi a loro scosse la testa un attimo, come risvegliandosi da un sogno strano, mentre i capelli e gli occhi mutavano il loro colore, divenendo entrambi blu.
Passò una mano sopra l’oggetto, spazzando via la polvere, rivelando il simbolo dei gemelli.
Studiò con attenzione i capelli bluastri della ragazza, osservandone i tratti.
- Tieni- disse, chinandosi, poggiando un ginocchio a terra.
- Questo dovrebbe essere tu. Scusa per poco fa- detto questo si rialzò e si allontanò, evidentemente scosso alla vista degli occhi bicolore della ragazza.
Uno era viola e lillà con poche pagliuzze azzurre, mentre l’altro l’esatto opposto.
La ragazza riprese il fermaglio e, alzatasi, prese a trafficare abilmente con le ciocche scure dei capelli lunghi sotto le spalle.
Li raccolse tutti, come se volesse fare una coda, prendendoli poi nella pinza di cuoio.
- Scusate la franchezza, ma non mi interessa minimamente dove siamo piuttosto vorrei essere riportata a casa- disse lei, ostentando sicurezza.
- E dove di preciso?- domandò il ragazzo più giovane, quello che aveva appena ritrovato l’uso della parola, ricordandosi di una ragazzo molto simile a lei vista qualche anno prima.
- In Grecia- rispose vaga lei, senza però girarsi a guardarlo, osservando con fierezza il Cavaliere d’Oro difronte a loro, nonostante facesse ancora fatica a reggersi in piedi.
- Mi dispiace, ma questo non è possibile- disse una voce alle loro spalle, facendoli voltare tutti.
- E perché no, di grazia?- domandò lei, beffarda, mascherando bene il suo stupore e la sua perplessità.
- Per via del tuo cosmo- disse quello, facendosi avanti.
- Il che?- domandò, curiosa e confusa al tempo stesso.
- Il cosmo. E il tuo non è affatto indifferente- disse, scostandosi dalla colonna alla quale era appoggiato.
- Che cos’è il “cosmo”?- domandò.
- Te lo spiegheremo più avanti- scartarono la questione.
- Comunque, come diceva Cristal, non puoi andartene.
- E perché no?
- Te lo hanno appena spiegato- si aggiunse una terza voce, proveniente dal cavaliere del leone, l’armatura dorata scintillante.
- CIoè, ricapitolando. Io sono tranquilla a casa mia, arriva un pazzo con una strana armatura bicolore che mi attacca e vengo catapultata qui, in questo strano posto, dove mi dite che non posso andarmene di qui,per una strana cosa chiamata cosmo, che per giunta sembra essere una cosa spaventosa se è quello che ho intuito essere.
- E che cos’è che sarebbe, secondo te?- domandò la figura davanti a lei, osservandola attentamente.
- Uno strano potere che fa fare cose spaventose a certe persone. Comunque, voi chi siete?- domandò, ancora.
- Noi siamo i Cavalieri dello Zodiaco, i Cavalieri di Atena- spiegò il cavaliere del leone.
- Che sarebbero?- domandò lei, osservando impaurita la ragazza che si stava intanto avvicinando, lo scettro in mano e la veste bianca.
Lo sguardo del cavaliere del cigno continuava ad alternarsi dubbioso fra i due dai capelli blu.
Sembrava sospettoso, ma nessuno se ne curò.
- Tu, comunque, chi sei?- domandò, avvicinandosi, osservando come a calcolarne le mosse - Hai un cosmo potente- disse, guardando poi di sottecchi la figura dai capelli blu dietro di lei.
Questo sembrò infischiarsene altamente.
- Non sono tenuta a darti una risposta- rispose sfacciata lei, appoggiandosi la muro accanto con una mano, reggendosi in piedi a stento.
Il sangue continuava a macchiarle i vestiti sporchi.
- Chi sei?- ripeté, secco, osservandola negli occhi bicolore, apparentemente indifferente a questo fattore.
L’aria prese a raffreddarsi senza che lui lo volesse.
Con uno scatto fulmineo il cavaliere dei gemelli si mise davanti alla ragazza, stendendo un braccio all’indietro, come per assicurarsi che rimanesse nella sua ombra, quindi fuori da una possibile portata di tiro del ragazzo.
Restò fra  i due nonostante lo sguardo stupito di tutti, mentre l’armatura prendeva a brillare e gli occhi a scintillare.
- Fermatevi!- esclamò Atena, intromettendosi, non che nessuno avesse intenzione seriamente di attaccare.
Quelli si fecero indietro, Gemini un poco riluttante nel dover riesporre ad un possibile pericolo la ragazza.
- Si può sapere che succede?- domandò severa, guardando i due negli occhi, facendo brillare i suoi verdi, facendo deglutire i due.
- Vorrei parlare in privato con Gemini, devo assicurarmi che non ci siano problemi per tutti- disse, accennando alla ragazza. Lui annuì, avvicinandosi ed inchinandosi con un ginocchio poggiato a terra.
Gli altri si dileguarono, andandosene via tutti.
Le uniche cose che riuscirono a captare i due dal discorso fra i ragazzi e la ragazza nuova, furono poche frasi.
- Quindi?- domandò lei, appoggiata al novellino, non riuscendo a restare tanto bene in piedi da sola.
- Quindi- incominciò il cavaliere d’oro - Inizierai il tuo addestramento, così come lui- disse, indicando il ragazzo accanto a lei.
- E che cos’è che dovrei imparare, scusate?- domandò, cercando di restare pacata.
- A governare il tuo cosmo- rispose con naturalezza quello, cominciando a scendere il ponticello sospeso, posto in una mezzo pendenza.
- Farò finta di capire- disse lei - Ma chi è che dovrebbe insegnarci?
- Con lui non lo so- disse, osservando il ragazzo che aveva al collo la piastrina con l’armatura di Pegasus - Mentre te, invece, credo che vorrà occuparsene personalmente Gemini, il Cavaliere d’Oro dei Gemelli- disse, alludendo a qualcosa che lei però non capì, ovviamente. Si limitò ad annuire, passandosi distrattamente una mano sul fermaglio di cuoio.
In quel momento scomparvero dalla vista dei due, così lei incominciò a parlare.
- Non credo che tu le voglia fare del male. Ma comunque, dovrò metterti in guardia.
- In guardia da cosa?- domandò confuso.
- Da te stesso. E’ già un po’ di tempo che la osservo. Non è forte come sembra o come vuol far sembrare. Cioè, sì, lei è potente- concesse, quando lui la guardò stupito, ripensando al cosmo che aveva percepito provenire dalla ragazza - Ma non è emotivamente o mentalmente ancora pronta a questo mondo, o soprattutto a venire catapulta così velocemente nel nostro mondo. Sono sicura che con il tempo capirà, ma non credo che ora si possa subito incominciare l’addestramento più forte o più intensivo.
Lui annuì, chiudendo gli occhi blu.
- Quindi, ti chiederei di addestrarla tu stesso, anche se immaginavo ci avessi già pensato tu.
- Sì- rispose lui, annuendo e dandole così conferma dei suoi dubbi.
- Ma fai attenzione.
- E ti volevo chiedere anche il perché di una cosa- proseguì lei, voltandosi a guardare il tramonto.
- Che cosa?- domandò lui.
- Perché. Perché ti sei messo davanti a lei, come se se l’avessero colpita avrebbero colpito anche te.
- Questa è una domanda alla quale non posso rispondere- disse lui, chinando il capo.
- Capisco. Puoi andare, comunque- disse lei.
Lui si rialzò e, chinato il capo in segno di rispetto, se ne andò.
- E confido nel fatto che tu non le voglia fare del male- aggiunse, quando era ormai a metà strada con la fine del sagrato.
Non attese nemmeno una risposta che si incamminò pure lei, nella direzione opposta, mentre lui rimase lì, fermo, a fissare l’orizzonte.
- Non potrei mai fare del male a quella che credo sia mia figlia- disse lui, fra sé e sé, voltando gli occhi al cielo ed osservandone le sfumature lillà.

I Cavalieri dello Zodiaco - La figlia dello ZodiacoWhere stories live. Discover now