Capitolo I

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Capitolo I

Il passo lento e ritmato del ragazzo si disperdeva nell’aria di quel pomeriggio di fine autunno.
Si fermò improvvisamente, come colpito da un ricordo improvviso.
Alzò gli occhi al cielo, guardando attentamente i piccoli fiocchi di neve che cadevano leggeri sul selciato caldo, sciogliendosi subito dopo.
- Dove vai?- domandò improvvisamente una voce alla sue spalle, facendolo sussultare.
Si voltò, trovandosi difronte un ragazzo alto, dai capelli biondi, poco più grande di lui, di neanche quattro anni.
- E tu chi saresti?- domandò quello, spaventato, quando i raggi pallidi del sole illuminarono la piastrina che portava appesa al collo.
- Chi sono non ti importa ora- disse schietto, avvicinandosi cautamente, ma mantenendo sempre una certa distanza. I passi erano silenziosi, quasi impossibili da udire, tant’è che il più giovane si domandò se stesse volando - Quello che mi preme dirti è di stare attento. Non andare in quella direzione- disse, accennando alla stradina che si buttava in un porticato.
- Perché non dovrei?- domandò lui, facendo un passo indietro quando l’altro che fece uno in avanti.
- Perché- riprese con voce fredda e priva di ogni emozione - C’è qualcosa di strano in quel posto- continuò, parlando quasi più a se stesso che al ragazzo.
- Scusa, ma ti sembra normale che uno sconosciuto venga qui e mi dica di non andare a casa del mio amico?- domandò l’altro, arretrando sempre di più, avvicinandosi alla via che era stata pericolosamente descritta.
- Non farlo- disse quello, guardando però non più il ragazzo, ma una figura dietro di lui.
- Perché?- domandò una voce gracchiante, facendolo voltare di scatto.
- Perché non sei in te- disse quello, la voce pacata a tratti.
- Oh, no. Io invece mi sento benissimo. E sai che cosa ordina il capo- disse, guardando maligno il giovane, che fece un balzo in avanti, o indietro, dipende dai punti di vista.
- Non puoi uccidere questo ragazzo- disse, avvicinandosi pericolosamente, gli occhi che scintillavano.
- Non sei più tornato dal capo- disse, con la sua solita voce stridente, guardando malamente l’altro, che sorrise ancora di più, la maglietta blu a maniche corte nonostante il freddo sembrava dargli ancora di più quell’aria di indifferenza che già ostentava in passato.
- E perché avrei dovuto?- domandò, spalancando di colpo gli occhi, mostrando le iridi azzurro vivo.
Quello si lanciò, veloce, verso il ragazzo, menando un pugno, che venne però bloccato.
- Avrai anche parato il mio colpo, ma non credo che riuscirai a difenderti da questo- disse, ridendo di gusto.
L’altro non fece neanche in tempo a scansarsi, perché un pugno partì veloce verso la pancia, incassato in piedi, seguito da un altro, un altro ed un’altro ancora.
Indietreggiò, barcollando, rimettendosi però in posizione di difesa, guardando attentamente il ragazzo, incitandolo con gli occhi a scappare.
Quello scosse il capo, deciso.
Ma quel momento di distrazione gli costò caro, perché un calcio potente partì, colpendolo dietro la schiena, facendolo cadere al suolo.
- Che cosa sperava di fare un bronzino, venendo qui?- domandò divertito l’avversario.
- Che cosa può mai fare uno come te ad un cavaliere d’argento?- domandò, mentre l’altro, incassava un colpo dietro l’altro.
- Per di più senza la sua armatura. Che sprovveduto- sorrise fra sé e sé. Guardò davanti a sé, studiando attentamente il ragazzo steso a terra.
- Sai, mi aspettavo di meglio da colui che Ha sconfitto Acquarius. Ma sarà stata solo fortuna- ragionò fra sé e sé, allontanandosi e voltando le spalle.
- Già, anche io mi aspettavo di meglio da un cavaliere d’argento così pomposo- disse lui, sorridendo beffardo, sollevandosi in piedi, aiutandosi con le mani.
- Non capisci mai niente- disse quello, scuotendo ripetutamente la testa coperta dall’elmo.
- No, e nemmeno tu. Dovresti saperlo che i tuoi pugni sono piume- sorrise il ragazzo più giovane, avvicinandosi sicuro, tirando fuori la piastrina che portava al collo e lanciandola in aria.
- Si può sapere che cosa stai dicendo?- domandò l’altro adirato.
- Sto semplicemente dicendo che dovresti mettertici più di impegno, cavaliere- disse, facendo un balzo in aria, mentre l’armatura del cigno lo ricopriva.
- Vediamo se ti piace questo.
Si avvicinò minaccioso, mentre l’elmo andava a coprirgli tutto il volto, tranne che per gli occhi.
Stese un braccio, la mano chiusa a pugno, mentre anche il volto dell’altro spariva dietro al casco scuro.
Un’esplosione scoppiò accanto al ragazzo, che si vide costretto a scansarsi, rinunciando così al tiro.
- Mi pare che tu non sia molto stabile in fatto di fiducia. Prima tradisci i tuoi amici cavalieri di bronzo per unirti a noi e poi ci tradisci per tornare dalla loro parte- disse quello, accennando con uno sguardo disgustato al ragazzo che li guardava impietriti.
- Non ti riguarda, disse a denti stretti, gli occhi semichiusi. Dai pugni stretti si levava un vento glaciale, mentre la neve aveva preso a scendere più forte e più fitta.
- Oh, invece sì che mi riguarda.
- E perché mai?- domandò, incominciando a perdere la pazienza, metre l’aria intorno a lui cominciava a scendere notevolmente, abbassandosi di molti gradi.
- Perché il capo mi ha mandato ad ucciderti.- detto questo partì all’attacco, sferrando un colpo con ambedue le mani.

I Cavalieri dello Zodiaco - La figlia dello ZodiacoWhere stories live. Discover now