Capitolo 23

295 34 18
                                    

«Quindi, questo è l'emozionante lavoro di un poliziotto ad Allenstown?» chiese Danny, dopo circa due ore di appostamento. Jack sorrise, afferrando un'altra patatina e divorandola. Aveva ceduto alle disperate richieste di suo fratello, e si era prestato a realizzare, assieme a lui, quella noiosissima attività.
«Devi entrare nella mood del poliziotto. Pensa che quando uscirà di casa, dovremo seguirlo. Un pedinamento!» rispose, con un preoccupante entusiasmo, Jack. Danny alzò gli occhi al cielo, non comprendendo quale adrenalina potesse dare tutto ciò.
«Posso uscire a fare due passi, o siamo reclusi qui?» domandò. Jack scosse il capo.
«Assolutamente no. Poi, è un momento per parlare un po'. Raccontami, come ti vanno le cose?» fece il più grande. Danny, che si sentiva incastrato, sbuffò rumorosamente.
«Tutto bene» tentò di liquidare il discorso. L'agente scoppiò a ridere, dandogli una pacca sulla spalla.
«Andiamo. Mi sono accorto che è circa un mese che non abbiamo più per casa quel soggetto di Stefan Perkins» commentò. Ed era vero: era un mese che avevano discusso, e Danny non l'aveva quasi mai nemmeno incrociato a scuola. Stesso destino, in realtà, era stato riservato a Liam, col quale Danny non parlava da tanto tempo, ormai. Eppure, il suo cuore non si era ancora ripreso del tutto da quei due ragazzi che, in maniera diversa l'uno dall'altro, avevano preso una parte di lui e l'avevano distrutta.
«Avevi ragione, è uno stronzo. Fine del discorso» ribatté. Jack, però, scosse il capo.
«Andiamo, voglio più dettagli, abbiamo ancora ore da passare assieme» pretese.
«Abbiamo fatto sesso tre volte in tutto. Io volevo di più, ma lui mi ha spiegato gentilmente di avermi sempre usato. Senza fare drammi, l'ho cacciato di casa e, da vero uomo, ho superato la vicenda, tutto qua» minimizzò.
«Quindi il preservativo che ha trovato Felicia nel cestino un mese fa era tuo o suo?» chiese. Danny arrossì violentemente. Come mai attendeva un mese per chiedergli quelle cose? Da quando, suo fratello, era interessato così tanto alla sua vita privata?
«Jack, ti prego. Piuttosto, tu sei ancora single alla veneranda età di venticinque anni. Non hai conosciuto nessuna ragazza?» tentò di cambiare discorso.
«La mia ultima relazione si è conclusa un anno fa. Ti ricordi Darlene? Quella che ha rubato a casa nostra» ricordò. Danny scoppiò a ridere. In quello, effettivamente, loro due erano uguali: provavano sentimenti per persone sbagliate. Darlene, una gentile ragazza di Concord, si era rivelata un'eroinomane, che rubava in casa dei suoi amanti per rivendere gli oggetti e comprarsi la droga. Sì, forse a Jack era andata leggermente peggio di Danny, a pensarci bene.
«Darlene! Come scordarla!» gridò il più giovane. L'altro lo fissò attentamente.
«No, comunque, ora ti farò una domanda seria» annunciò. Danny deglutì, preoccupato. Poche volte Jack acquisiva quella serietà, e il più piccolo non poteva che esserne terrorizzato.
«Okay» acconsentì, irrigidendosi. L'altro distolse lo sguardo, probabilmente per ponderare meglio il quesito, poi tornò a fissarlo negli occhi.
«Sei attivo o passivo?» domandò. Danny sbatté le palpebre un paio di volte, poi scosse il capo e aprì la portiera, scendendo dal veicolo.
«Dopo questa, penso che continuerai l'appostamento da solo» gli comunicò, mentre Jack rideva a crepapelle.
«Andiamo, sono domande importanti» continuò a schernirlo. Danny lo guardò di sbieco, poi chiuse la portiera dell'auto e si voltò, allontanandosi a passo svelto da quel delirio. Suo fratello era molto più spigliato, certo, ma non era pronto a intraprendere quei discorsi con lui. Così prese a passeggiare, accendendosi una sigaretta e godendosi l'aria primaverile che gli sferzava il volto, mettendolo definitivamente di buonumore.

Il corpo di Danny era teso come non mai. I muscoli, al lavoro, flettevano e si contraevano continuamente. Il ragazzo corse velocissimo lungo la linea della dieci iarde, poi curvò e si diresse al fondocampo. Varcò la soglia del touchdown e si arrestò, afferrando il cronometro e stoppandolo. Ancora troppo tempo. Doveva essere più veloce, se voleva entrare nella squadra. I lanci non erano un problema, ma la corsa sì. Aveva bisogno di migliorare il suo fisico, altrimenti non avrebbe avuto possibilità. Aveva deciso di dedicarsi al football, seppur non apprezzasse molto quello sport. Era effettivamente l'unico praticato ad Allenstown, e, in quel mese, l'aveva spesso aiutato a non pensare a Stefan o Liam. Si piegò sulle ginocchia e ansimò, poi si rialzò e fece qualche saltello sul posto. Guardò il cronometro, sospirò e lo avviò, ricominciando a correre lungo il campo. Un lampo squarciò il cielo cinereo che corredava l'ambiente molto caratteristico nel quale era immerso. Sì, nel New Hampshire la primavera era piuttosto piovosa, e i temporali erano abbastanza comuni, anche quelli molto intensi. Ma a Danny non importava, due gocce d'acqua non l'avevano mai fermato. Arrivò a centrocampo e controllò il cronometro, maledicendosi. Aveva peggiorato il tempo di prima. Preso da un impeto di rabbia, lanciò l'oggetto verso gli spogliatoi. Nel farlo, notò una figura in lontananza che sembrava osservarlo. Corrugò la fronte, quindi si diresse a passo svelto verso di essa. Quando fu adeguatamente vicino, riuscì a scorgere i lineamenti dolci e famigliari di Liam. Scosse il capo, arrestandosi immediatamente.
«Cosa ci fai qui?» gli domandò freddamente. Liam avanzò sino a raggiungerlo, poi alzò le spalle. Danny notò che indossava un cappellino diverso: quella volta era rosso, con la visiera alle spalle. I capelli biondi gli scappavano ovunque, contornandogli il volto e dando maggior risalto alle iridi di quell'azzurro dannatamente bello e profondo. Aveva una felpa blu che sembrava stargli molto larga e un paio di jeans scoloriti. Ai piedi, le solite converse che ormai aveva imparato a vedergli addosso.
«Sei in tenuta estiva» constatò Liam, evitando di rispondere alla domanda. Si riferiva all'abbigliamento sportivo che indossava Danny: pantaloncini in poliestere bianchi e una maglietta a maniche corte grigia con il logo della scuola.
«Credo che l'ultima volta che ci siamo visti tu sia stato molto chiaro, e sai cosa ti dico? Avevi ragione da vendere. Quindi, qualsiasi sia il motivo per cui tu sei qui, ti suggerisco di andartene. Sta per venire a piovere» ribadì Danny, ignorando il commento dell'altro. Era deciso a superare la questione, ci stava mettendo un mese ma ogni giorno che passava si sentiva sempre meno legato a quei due ragazzi. Liam non poteva piombare lì e rientrare nella sua vita in quel modo. Il biondo annuì, distogliendo lo sguardo.
«Ti devo parlare di una cosa» annunciò. Il primo rimase qualche momento interdetto nel notare l'atteggiamento dell'altro. Un tuono ruppe il silenzio, e un lampo luminoso squarciò nuovamente il cielo.
«Sarà meglio che tu faccia presto, o ci laveremo entrambi» lo spronò Danny. Liam annuì, tornando a guardarlo. Solo allora, Danny notò che aveva un evidente livido sul volto. Digrignò i denti. Odiava vederlo in quello stato, ma non avrebbe detto nulla. Liam era stato chiaro: Danny doveva rimanere fuori dalla sua vita, e così avrebbe fatto.
«Com'è finita tra te e Stefan?» si decise a chiedere Liam, evidentemente, però, non centrando il punto della discussione che avrebbe voluto originare. Danny scoppiò a ridere, poi scosse il capo violentemente.
«Vaffanculo, Liam» lo insultò, voltandosi e dirigendosi verso gli spogliatoi. L'altro accelerò il passo e gli si parò davanti.
«Aspetta, io... cazzo, non è per nulla facile parlarti» insistette il ragazzo. Danny alzò le sopracciglia, mentre l'ennesimo lampo illuminava la scena a intermittenza, come fosse un'enorme luce natalizia calata dal cielo col potente fragore di un tuono a supporto.
«Io ero qui, nonostante tutto, disposto a sentire cosa avessi da dire, e tutto ciò che sei riuscito a esprimere è una domanda su me e Stefan, totalmente fuori luogo. Quindi, torna a casa prima che piova» lo invitò quindi, cercando di superarlo. Liam gli afferrò un braccio, impedendogli di passare.
«Non me ne frega un cazzo della pioggia. Sono venuto qui per parlarti, devi solo darmi un momento, cazzo» sbraitò quindi il biondo. Danny osservò la mano dell'altro stringergli il braccio e sospirò, guardandolo poi negli occhi. Sentiva una rabbia che aveva pochi eguali. Non si era mai infervorato così tanto come in quel momento: era lì, costretto ad ascoltare Liam parlare, mentre in lui si dividevano due posizioni. La prima, quella più ingenua, voleva starlo a sentire, sperando che si scusasse per come l'aveva trattato. La seconda, invece, voleva spaccargli la faccia, per vendicarsi di tutto ciò che era accaduto, e del fatto che, nonostante fossero lì a discutere, non avesse ancora trovato il coraggio di scusarsi.
«Liam Lamberton, lo dico per il tuo bene, non afferrarmi mai più in questo modo» minacciò poi, divincolandosi dalla presa dell'altro. Liam gli si fece più vicino, sfidandolo. I loro volti erano a pochi centimetri di distanza. Un tuono riempì le orecchie dei due ragazzi, quindi i lampioni si spensero. Era saltata la corrente. Quasi come fosse stato quel contatto, quell'elettricità che scorreva tra i due, a provocare quei danni.
«Se no?» continuò a provocarlo Liam. Danny sorrise, afferrando il suo volto e allontanandolo da sé. Se fosse stato chiunque altro, probabilmente l'avrebbe già colpito. Ma con lui non ci riusciva. Il cuore gli pesava al pensiero di fargli del male, ma se avesse continuato a tirare così la corda, Danny sarebbe stato costretto a farlo.
«Non ti consiglio di rimanere qui abbastanza a lungo da scoprirlo» disse, sinceramente, in un filo di voce Danny. Liam indietreggiò di un passo, con un sorriso strafottente dipinto sul volto.
«Non ho paura di te, Danny Myers» replicò, tutto d'un fiato. La reazione fu istantanea. Danny chiuse il pugno destro e sollevò il braccio, quindi caricò e gli sferrò un fendente dritto in volto. Fu in quell'istante che un altro lampo squarciò il cielo, dando inizio alla discesa della pioggia. Come prima, con l'elettricità. Come se loro due fossero la causa di tutto ciò. E forse, in un certo senso, lo erano. Liam si massaggiò la guancia a terra, sputando sangue, poi tornò a guardare Danny e, senza pensarci su due volte, rispose al pugno, colpendo anch'egli al volto l'altro. L'intensità della pioggia aumentava, e i due ragazzi erano letteralmente fradici.
«Figlio di puttana» rispose Danny, chiudendo un momento gli occhi per far scemare il dolore del colpo appena ricevuto. Il campo stava per diventare una piscina di fango: l'acqua cadeva fragorosamente, inondando qualsiasi cosa incontrasse per la propria strada con una forza impressionante.
«Perché fai così, Danny? Perché sei così arrabbiato?» urlò Liam. Dovette farlo, perché il rumore della pioggia ovattava qualsiasi suono. Danny serrò la mandibola, mentre il vento aumentava di intensità, esattamente come la rabbia che gli montava dentro.
«Sei uno stronzo, Liam. Io ho cercato di aiutarti. Cristo, se non fosse per me, ora saresti in prigione, e tu mi urli contro, mi dici che non dovevo pagarti la cauzione, che non ti frega un cazzo di me, trattandomi come una merda?» gridò, infervorato, Danny. Il vento fece volare il cappellino di Liam che, noncurante, lo lasciò andare via, conscio che non avrebbe mai potuto recuperarlo contro la forza di quella tempesta. Poi, Danny lo vide chiaramente avere una strana luce negli occhi. Durò una frazione di secondo, perché immediatamente dopo si fiondò su di lui, buttandolo a terra. Danny rimase sgomento. Quello che Liam voleva era quello? Picchiarsi nel fango durante una tempesta? In tal caso, non sarebbe certo stato Danny a tirarsi indietro. Quindi si preparò per reagire. Perché Danny Myers era cambiato, dopo aver cacciato Stefan. Non voleva più essere il ragazzo timoroso e anonimo di prima. Voleva essere forte, e il Danny 2.0 non avrebbe mai ceduto il passo, a nessuno. Anche a costo di rendere quell'incontro un bagno di sangue.

Il Tempo di una SigarettaWhere stories live. Discover now