Capitolo 20

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Mentre Stefan si allontanava, Danny non riusciva a smettere di guardarlo. Fissava la sua figura muoversi, avvolta dal freddo di quella notte invernale in una maniera quasi suggestiva. Era bellissimo, anche nel modo in cui camminava, come metteva i piedi uno avanti all'altro. Il suo portamento era qualcosa di unico, di una sicurezza quasi inscalfibile. Anche se, quella notte, la parte più fragile di lui, venne fuori. E Danny aveva dato retta alla sua razionalità, mandandolo via. Eppure, non riusciva a chiudere quella porta, anche se il freddo lo stava facendo tremare. Era vero: Stefan l'aveva usato, manipolato e Dio solo sapeva cos'altro. Ed era altrettanto vero che, se si fosse concesso, con ogni probabilità il ciclo si sarebbe ripetuto. Per quello aveva seguito la scelta più egoista, quella più logica per lui. Ma il suo cuore, ancora scosso da ciò che era accaduto con Liam, non riusciva ad accettarlo.
«Aspetta» gridò, quasi senza rendersene conto. Inizialmente pensava che fosse un pensiero, un urlo avvenuto solo nella sua mente, ma quando il biondo si voltò, capì che era tutto vero. E sentì un tuffo al cuore, che gli segnalò che stava prendendo una cantonata. Non doveva lasciarlo andare via. Perché era vero che, probabilmente, sarebbe ricaduto nel suo gioco. Ma c'era pur sempre una possibilità, seppur remota, che Melissa avesse ragione, giusto?
«Sono tutt'orecchi, Myers» lo invitò Stefan. Danny scosse il capo.
«Vaffanculo. Entra» disse poi, spalancando l'uscio e facendo qualche passo indietro. Passarono pochi secondi, poi il biondo comparve con due valigie e uno zaino. Entrò, chiudendosi la porta alle spalle, e si strinse nella giacca.
«Faceva freddo, là fuori» commentò. Danny annuì, spostandosi lungo il corridoio.
«Ti faccio qualcosa di caldo. Cosa preferisci?» domandò. Stefan lo seguì, guardandosi attorno attentamente. Era già stato a casa sua, ma non aveva avuto il tempo di osservarla più di tanto.
«Quello che vuoi, anche una tisana va bene» rispose, raggiungendolo in cucina. Danny mise a scaldare l'acqua, poi si voltò. Stefan aveva ancora indosso la giacca, e lo guardava con un sorriso dipinto sul viso.
«Cosa c'è da sorridere così?» tentò di capire. L'altro alzò le spalle.
«Mi hai aiutato. È una cosa... gentile» spiegò. Danny roteò gli occhi, sforzandosi di non arrossire.
«Questo non cambia il fatto che tu sia uno stronzo» puntualizzò, comunque, il ragazzo. Il biondo annuì ancora.
«Assolutamente» lo schernì, superandolo e togliendosi la giacca. Si accomodò, quindi, su una delle sedie della cucina, accavallando le gambe e osservando l'altro ragazzo. «Come sta Brent?»
«Non ricordarmi che sto ospitando la persona che l'ha fatto espellere dalla squadra» rispose però Danny, ignorando la domanda.
«Hai ragione. E mi dispiace per come ci siamo lasciati l'ultima volta. Era una pessima giornata e... mi pento, di quello che ho fatto a Brent. Non lo meritava. E mi pento di come ti ho trattato in quella discussione» disse Stefan, come un fulmine a ciel sereno. Si stava scusando, senza alcun preavviso. Danny rimase attonito per qualche momento, prima di riscuotersi per spegnere l'acqua che bolliva. Prese due bustine di tisana al mirtillo e riempì due tazze con il liquido caldo, quindi ne diede una all'ospite e poggiò l'altra dal suo lato del tavolo, accomodandosi.
«Cosa c'è sotto?» chiese poi, soffiando sulla propria tazza per raffreddarne il contenuto. L'altro corrugò la fronte, continuando a fissarlo.
«Non puoi semplicemente accettare delle scuse, vero? Devi rendere tutto complicato, giusto?» lo apostrofò, ridendo. Danny scosse il capo, guardandolo di sbieco.
«Non sei il tipo che si scusa facilmente. Quantomeno, non con me. Anche se non è la prima volta che succede, e questo forse dovrebbe farti pensare che dovresti essere meno impulsivo e più gentile quando ti relazioni con me» commentò. Stefan annuì.
«Hai ragione anche su questo. So che può non sembrare, ma essere me non è facile. Indubbiamente ci sono persone in situazioni peggiori, ma se pensi che io abbia una vita facile ti sbagli di grosso. E, a volte, sbaglio, come tutti» fece, passandosi una mano sul volto. «Posso farti una domanda?»
«Sentiamo» acconsentì Danny, leggermente in ansia per il quesito che gli avrebbe avanzato. Stefan sorrise, abbassando lo sguardo.
«Di cosa... di cosa avete parlato tu e Melissa?» domandò. Danny scoppiò a ridere. La situazione era esilarante: Stefan era ansioso di sapere di quella discussione, e Danny era terrorizzato dal parlarne perché, in un certo qual modo, Melissa gli aveva dato delle speranze che avrebbe fatto volentieri a meno di avere.
«Mi ha detto che a letto fai schifo. Io le ho risposto "tesoro, lo so"» scherzò. Anche Stefan, che precedentemente aveva un'espressione crucciata, si mise a ridere.
«Andiamo, sono fantastico a letto» si incensò. Danny alzò gli occhi al cielo, tentando di sorseggiare la propria tisana.
«Dipende. Quando dormi, decisamente» rispose ironicamente. Anche biondo iniziò a bere la propria tisana, mandandola giù a grandi sorsi. «Come mai non le hai detto di quella volta alla villa?»
«Io non... è complicato» dribblò la domanda, posando la tazza inspiegabilmente vuota. In dieci secondi aveva bevuto tutta la tisana senza ustionarsi?
«Non ti forzerò a parlarne. Soprattutto ora, che avrai la bocca in fiamme» rispose Danny. Stefan si alzò in piedi, sgranchendosi gambe e schiena.
«I tuoi fratelli non ci sono?» chiese. Danny scosse il capo, terminando velocemente la tisana anch'egli. Mandò giù il liquido caldo il più velocemente possibile, e sentiva la gola chiedere pietà.
«No, Cindy è partita e Jack fa il turno di notte» chiarì. Stefan annuì, indicando col capo il salotto.
«Cosa ne dici di metterci a dormire?» propose. Danny sospirò, alzandosi in piedi. Lo superò, avanzando a rapidi passi verso le scale. Salì i gradini, raggiungendo la propria stanza, quindi si accomodò sul letto, lanciando la giacca sulla sedia. Stefan arrivò poco dopo, guardandolo e sorridendogli. «Non è un problema se mi spoglio, vero?»
«Figurati, al massimo potrebbero scapparmi le mani ogni tanto. Tutto normale, comunque» acconsentì tentando di sdrammatizzare un imbarazzato Danny. Nonostante fossero stati insieme due volte, non era certo abituato ad avere un ragazzo così bello nel letto con lui. Lo osservò spogliarsi, mettendo in mostra il suo fisico perfetto. Rimase in boxer e si fiondò sotto le coperte, stendendosi a pancia in su.
«Buonanotte, Danny» lo salutò. L'altro spense la luce, poi si voltò dall'altro lato.
«Buonanotte, Stefan.»

Il Tempo di una SigarettaWhere stories live. Discover now