Capitolo 8

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«Non vedo perché dovremmo parlarne» rispose Danny, alzandosi in piedi. Stefan lo imitò, sorridendogli e osservandolo attentamente.
«Cosa facciamo, stiamo qui senza parlare?» domandò il biondo, afferrando la coperta.
«Suggerisco di andare sul letto, penso possa essere più comodo» lo provocò il moro. L'altro sorrise ancora, passandogli davanti con la coperta in mano. Salì le scale, mentre Danny lo seguiva, osservando ogni centimetro del suo corpo e beandosi di quelle immagini che, probabilmente, non avrebbe mai più potuto vedere.
«Okay, ma poi?» chiese Stefan, aprendo la porta di una delle due camere da letto. Danny vi entrò e notò che era completamente al buio. Il biondo gli indicò il materasso. «Accomodati.»
«Non pagate nemmeno la bolletta della luce?» lo schernì il moro. Stefan sbuffò.
«Hai paura del buio, Myers?» ribatté poi. No, ho paura di cosa potrei cercare di farti se rimaniamo insieme al buio, pensò Danny.
«Sì, papà, proteggimi» rispose invece, facendo ridere l'altro. Questi chiuse la porta alle sue spalle, calando l'oscurità sulla stanza, poi si lanciò sul letto accanto all'altro e stese la coperta su di loro.
«Inizierò io: sì, ho fatto sesso diverse volte nella mia vita» confessò il biondo. Danny scoppiò a ridere.
«Davvero? Non l'avrei mai detto!» commentò. Stefan sospirò, stendendosi sulla schiena e guardando il soffitto.
«La prima volta avevo dodici anni. Sono stato violentato da mio zio» disse poi. Danny sbiancò. Sentì il cuore rallentare e una sensazione orrenda alla bocca dello stomaco.
«Io... oddio... Stefan, mi dispiace. Non lo sapevo e... Cristo» riuscì a dire. Il biondo si voltò e scoppiò sonoramente a ridere.
«Vorrei tanto vedere la tua faccia in questo momento. Dio, sei veramente un credulone» lo prese in giro. Danny sbuffò, tentando di tirargli un pugno senza grandi risultati. Non era una persona portata alla violenza, tanto meno sul corpo perfetto di Stefan Perkins.
«Sei uno stronzo! Ci sono persone che veramente hanno subito violenza nella loro vita, non dovresti prendertene gioco così» urlò. Stefan si mosse in qualche modo, spostando l'aria nella stanza.
«Hai ragione, ma non ho resistito. Allora, la prima volta avevo tredici anni ed è successo ad una festa. Lei si chiamava Gayle, credo, e aveva due anni in più di me. Non penso di averla più rivista da allora» raccontò. Quella era indubbiamente una versione che più gli si addiceva. «Tocca a te.»
«La prima volta è stata con la mia ex, Bess, all'età di quattordici anni» confessò. Stefan gli tirò una spallata.
«Hai capito Danny Myers. E com'è? Carina?» chiese poi. Danny sospirò rumorosamente, quindi afferrò il cellulare e aprì instagram. Selezionò il proprio profilo e allungò il dispositivo all'altro. Questi iniziò a scorrere la pagina, mentre l'illuminazione del cellulare mostrava il suo volto.
«Amico, ma è una figa pazzesca. Non ho capito perché l'hai mollata» commentò quindi Stefan, scorrendo il profilo instagram di Danny. Questi alzò le spalle, stiracchiandosi sotto la coperta.
«Non l'hai capito perché non te l'ho detto. È una storia complicata e noiosa che ti risparmio volentieri» disse solamente. Era vero, la storia era molto complicata e partiva dalla sua probabile omosessualità, ma con quale coraggio avrebbe potuto dirlo al ragazzo col quale era sotto le coperte in quel momento? «Ma ora smettila di guardare.»
«Geloso?» domandò, continuando a scorrere. In realtà, era solo imbarazzato dal fatto che Stefan "il ragazzo perfetto" Perkins stesse guardando le sue foto, scendendo così tanto che avrebbe trovato pose imbarazzanti di lui e Brent che perfino Zuckerberg si era dimenticato che fossero sul suo profilo. «Ma quanti anni avevi qui?»
«Troppo pochi. Posso riavere il telefono?» chiese, allungandosi ma non riuscendo ad afferrare l'oggetto. Stefan era evidentemente divertito, e cercava di sfuggire ai tentativi di Danny di riprendersi il cellulare.
«Vediamo cosa nascondi, Danny Myers» rispose, chiudendo instagram e aprendo la galleria. Danny spalancò gli occhi e fece un brusco movimento per cercare di riprendersi il telefono, finendo completamente sopra a Stefan che scoppiò a ridere, lasciando andare il cellulare e passandosi le mani tra i capelli.
«Se volevi scopare, bastava dirlo» ironizzò sulla posizione nella quale erano finiti, con Danny riverso sulla zona pubica del biondo e intento ad afferrare il suo cellulare ricaduto sul letto. Il moro arrossì violentemente, ma per sua fortuna la stanza era troppo buia perché Stefan lo notasse.
«Non dire stronzate» tentò di ribattere, tornando nella sua posizione originale.
«Perché, non lo faresti?» domandò Stefan. Danny sentì il proprio cuore incrementare improvvisamente la frequenza dei battiti e si accorse di star sudando freddo.
«Io non... cioè... perché mai dovrei...» biascicò, facendo ancora scoppiare a ridere il biondo che, come se nulla fosse, si voltò e lo guardò dritto negli occhi. Danny non poteva vederlo, ma sapeva che lo stava fissando. Sentiva quelle pupille bellissime posizionate su di lui. Poteva immaginare il loro colore, talmente vivo e brillante da far sembrare poco splendente persino la luna di una bellissima notte estiva.
«Andiamo, Danny, vuoi farmi credere che in anni di amicizia con Brent, non sia successo proprio nulla tra voi?» insistette. Il moro serrò la mandibola, cercando di calmare il proprio cuore che sembrava voler esplodere, uscire dal petto e raggiungere Stefan, per farsi abbracciare caldamente.
«No. Perché sarebbe dovuto succedere?» riuscì a rispondere, con una voce più ferma e sicura di quella che immaginava di avere. Sentì Stefan fare qualche movimento strano, ma non riuscì a capire cosa stesse accadendo finché non percepì la sua presenza a pochi centimetri da lui. Si stava avvicinando sempre di più.
«Penso sia normale. Due ragazzi nel pieno degli ormoni giovanili, un legame forte e indissolubile. E poi... chi vuoi che lo sappia? Una toccata qua, una là...» sussurrò, sfiorandogli l'avambraccio. Erano forse delle avance? Sembrava troppo coinvolto per una normale conversazione. Soprattutto tenendo conto che erano sostanzialmente nudi sotto le coperte. Non ne sapeva molto di "discorsi della squadra", ma non credeva che parlassero di quelle cose con quel tale trascinamento.
«Dove vuoi arrivare?» tentò di capire, mettendosi sul fianco anche lui.
«Da nessuna parte» rispose, avvicinandosi ancora. I loro volti erano quasi attaccati, potevano sentire i rispettivi respiri sulla pelle. L'alito di Stefan era profumato. Ovviamente, pensò Danny. Non poteva certo avere un difetto. Aveva il cuore che batteva all'impazzata e delle sensazioni fisiche che gli comunicavano che qualcosa sarebbe potuto succedere, ma si domandava ancora perché. Cosa spingeva Stefan a fare così? Si stava, sostanzialmente, approfittando del momento di debolezza di Danny, segnato dalla recente scomparsa del suo migliore amico?
«Io credo che dovremmo... forse i vestiti sono asciutti. Non sembra più piovere così tanto, potremmo provare a tornare indietro» commentò, cercando di raffreddare i bollori.
«Oppure potremmo rimanere qui. È sera, qui c'è un letto, una coperta calda e... potremmo stare bene, no?» propose, invece, il biondo. Danny serrò la mandibola, inebriandosi del piacere dato dalla sua vicinanza. Era combattuto. Una parte di lui, quella meno riflessiva e più eccitata avrebbe voluto saltargli addosso, baciarlo, stringerlo e stare lì tutta la notte. L'altra, però, quella più razionale e cinica, vedeva una chiara situazione di pericolo. Stefan voleva divertirsi, ma era sicuramente eterosessuale, fidanzato e felice. L'aveva percepito quando avevano parlato di Melissa, sapeva che Stefan l'amava. Quindi, perché si comportava in quel modo con lui?
«È solo una mia impressione o sta succedendo qualcosa?» si decise a chiedere, rischiando anche di sembrare uno sfigato o, addirittura, di far venire fuori i dubbi sulla sua sessualità, ma non poteva permettersi né di continuare con quella situazione rischiando di concludere addirittura qualcosa, né di perdere quella possibilità più unica che rara. Voleva semplicemente capire, in modo anche da classificare qualsiasi cosa sarebbe potuta succedere.
«Quando ti trovi in un letto con qualcuno, le uniche cose che succedono sono quelle che si vuol fare accadere. Almeno, con persone come me e te, anche se c'è chi il consenso non lo chiede. Ma non siamo in quel caso, no?» spiegò. Parlava di consenso, quindi tutti i pensieri di Danny erano veri. Aveva davanti a sé l'opportunità di una vita, avrebbe potuto passare una notte con Stefan Perkins, il più bel ragazzo che avesse mai abitato Allenstown. Eppure, c'era sempre qualcosa che lo frenava, c'era sempre quella parte più razionale che non voleva cedere agli impulsi del suo corpo.
«Perché dovremmo volerlo?» scelse con cura quelle parole, che erano dirette e chiare. Poté giurare di vedere il sorriso di Stefan nel buio, quell'espressione sorniona e consapevole che solo lui sapeva fare.
«Ci fu una volta, a North Hampton, in una piovosa notte autunnale. Due ragazzi erano in un letto. Quei due ragazzi condividevano qualcosa, un'amicizia, forse. Un legame li univa, un intento li accomunava. Quel che successe fu solo figlio di quel qualcosa. Ma stabilirono una regola: ciò che accade nella villa di North Hampton, rimane nella villa di North Hampton. Ora, Danny, sta a te decidere. Saranno riusciti i due ragazzi a far succedere qualcosa?» rispose. Danny deglutì. Parafrasando, cercava divertimento per una notte? E lo faceva con un uomo? Tutti i suoi sensi razionali gli dicevano di rifiutare, di alzarsi, vestirsi e chiedere di essere portato a casa. Pensa a Brent, si disse. Ma c'era quella piccola vocina dentro di lui. Quel lontano sussurro che, quasi, il ragazzo non si accorse di star udendo. Lì, sperduta in quell'angolo della sua mente, dove le paure, i rimorsi, i timori e le incertezze non potevano entrare. Lì, qualcosa gli diceva di buttarsi, di lasciarsi andare. Che una notte con Stefan Perkins era, comunque, meglio di zero. Che avrebbe capito tutto sulla sua sessualità, che era un'occasione imperdibile. Che qualsiasi cosa pensava di sentire per lui, non sarebbe esplosa in una singola notte. Non l'avrebbe costretto a piangere in stanza ogni sera, a desiderarlo costantemente, a sentire la sua mancanza in ogni momento delle proprie giornate. Non l'avrebbe mai amato, per una sola notte di sesso. Quella voce glielo garantiva, ed era talmente accogliente da invitarlo a entrare in quella stanza che non aveva mai aperto. Così lo fece: si sporse e lo baciò. Non seppe descrivere la quantità di emozioni che provava in quel momento. Erano talmente tante che si chiese se fossero vere, reali. Quell'impeto lo travolse completamente, rimase sopraffatto dalle sensazioni, dai sentimenti che avvertiva per quel semplicissimo bacio. Tutto ciò che accadde dopo fu solo la conseguenza di quel piccolo gesto che, nella sua spettacolarità, Danny avrebbe ricordato per sempre. E fu in quel momento che capì che la voce gli aveva mentito, che quella stanza era, in realtà, un groviglio di falsità e bugie. Ma non importava, perché ormai aveva iniziato, e non si sarebbe potuto fermare. Così passarono la notte insieme, e Danny, nonostante conoscesse le conseguenze, si sentì vivo: quel giovane anonimo e dall'esistenza semplice, quel ragazzo pieno di dubbi e di incertezze, quella persona sola e costantemente spaventata da ogni cosa, per la prima volta in tutta la sua vita, si rese conto di saper amare.

Il Tempo di una SigarettaWhere stories live. Discover now