Epilogo

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Aveva appena smesso di piovere quando Brent raggiunse la stazione. Ansimò, correndo all'interno e osservando il tabellone dei treni. Scorse i vari nomi, non trovando quello che, invece, sperava di leggere. Una sensazione gli esplose nel petto: si sentiva solo. Non si era mai sentito così tanto solo in vita sua. Uscì dalla stazione, cercando di riprendere il fiato consumato durante la sua corsa disperata. La sua mente, però, continuava a pensare a Danny, a correre tra le parole che aveva appena letto. Tirò fuori dalla tasca la lettera che gli aveva scritto, passandosela tra le mani. Avanzò di qualche passo, fermandosi davanti alle poste. Gli occhi gli caddero ancora tra quelle righe, e non riuscì a evitare che le lacrime gli rigassero il volto. Danny era partito. Se n'era andato, l'aveva fatto sul serio. L'aveva perso, per la prima volta nella sua vita. Era la sua famiglia, tutto ciò che aveva sempre avuto. Era contento che avesse trovato Liam, meritava quella felicità. Però, non poteva non domandarsi cosa avrebbe fatto senza di lui da quel momento in poi.
«Sei venuto» sentì poi dire da una voce inconfondibile alle sue spalle. Brent si voltò di scatto, sorridendo.
«Non sei partito?» domandò a Danny, asciugandosi le lacrime. Questi ricambiò il sorriso, avvicinandosi a lui.
«Non potevo farlo senza salutarti. Ma prenderò il prossimo treno, Liam mi aspetta già ad Hampton» spiegò il giovane. Brent annuì, sentendo nuovamente quella tristezza assalirlo.
«Sono veramente contento per voi due» ammise. Danny gli mise una mano sulla spalla, guardandolo dritto negli occhi.
«Siamo sempre stati insieme. Noi due contro tutto il resto. Migliori amici è riduttivo, non c'è un'etichetta che sia in grado di descriverci. Se mi chiedi di restare, lo farò» rispose l'amico, capendo come sempre le emozioni dell'altro. Brent scosse il capo.
«No. Tu devi andare. Io... la supererò. È giusto così. E poi, ehi, non scompari. Ci scriveremo, ci chiameremo. E tornerai, o verrò io da te» si oppose. Danny abbassò lo sguardo, sospirando rumorosamente.
«Come faccio a lasciarti sapendo che soffrirai? Cristo, pensavo fosse più facile. Non avrei dovuto aspettare. Non posso farcela...» protestò poi, evidentemente in conflitto con sé stesso. Brent avrebbe desiderato con tutto il suo cuore che Danny restasse, ma non poteva chiederglielo. Lui gli voleva talmente tanto bene, da metterlo davanti a sé. Voleva che lui fosse felice, e sapeva che, rimanendo, non lo sarebbe mai stato. Liam era tutto ciò che aveva sempre cercato, e non poteva perderlo in quel modo, non per rimanere con Brent.
«Io sono felice se tu sei felice. Lo so, è scontato dirlo, ma è così. Devi partire, non hai altra scelta, o ti metterò di peso su quel treno» minacciò. Danny tornò a guardarlo, e Brent vide nei suoi occhi tutta la sofferenza e l'indecisione del suo amico. Preso dalle proprie sensazioni, non aveva minimamente pensato a quanto lui fosse stato combattuto. Dopotutto, Brent l'avrebbe perso, ma anche Danny avrebbe perso il suo amico.
«Quando sei partito con tua mamma, sono stato davvero male. Se tu soffrirai il dieci percento di quanto ho sofferto io, non potrei mai perdonarmelo» disse nuovamente. Brent sorrise, avanzando e abbracciandolo forte. Dopo qualche secondo di esitazione, Danny ricambiò quel contatto.
«Non lasciare che la paura di cadere ti impedisca di volare. Prendi quel treno, fallo per me ma, soprattutto, per te stesso. E non guardarti indietro, o sarà facile scendere alla prima fermata e tornare qui. La vita è fatta di scelte, e questa è la migliore che tu possa prendere. Sei una persona intelligente, forte e che sa quello che fa. Quindi, non tornare sui tuoi passi solo perché sembra più facile. Scegli la strada difficile, è la tua via. Il tuo destino» gli sussurrò, allontanandosi poi di un passo. Notò che Danny aveva gli occhi lucidi, quindi sorrise ancora e indicò col mento la stazione. «Sta arrivando.»
«Grazie» rispose semplicemente l'amico, voltandosi repentinamente. Afferrò la sua valigia e si diresse verso la stazione, raggiungendola pochi secondi dopo. Brent lo vide fermarsi e girarsi verso di lui ancora un momento. Gli sorrise, da lontano, poi si voltò ed entrò nella struttura. Un minuto più tardi, Brent notò chiaramente il treno fermarsi. Rimase in stazione pochi secondi, poi ripartì. Il ragazzo si piegò un momento sulle ginocchia, sentendo le lacrime che ricominciavano a scendergli, copiosamente, sulle guance. Si rialzò subito, afferrando ancora quella lettera che Danny gli aveva lasciato. Accarezzò il foglio, l'ultima cosa che aveva di lui. Scosse il capo, accartocciandolo e gettandolo a terra. Era una cosa stupida, attaccarsi a quelle parole. Avrebbe dovuto fare pace con l'idea che Danny se n'era andato, e sperare che, prima o poi, sarebbe tornato.
«Tutto bene?» sentì domandare da una voce accanto a lui. Alzò il capo, osservando un ragazzo che aveva qualcosa di famigliare. Sembrava più grande di lui, ed era abbastanza certo di conoscerlo, ma non ricordava dove l'avesse già visto. Alzò le spalle, asciugandosi le lacrime. Non gli importava della pessima figura che stava facendo, era irrilevante in quel momento. «Vuoi un po' di compagnia?»
«Non serve, grazie» rispose subito, cercando di evitare che la sua voce fosse troppo instabile. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era parlare con uno sconosciuto – o, forse, conosciuto in qualche modo – di ciò che era accaduto.
«Come mai sei qui, davanti all'ufficio postale?» chiese ancora. Brent si voltò, guardando la posta alle sue spalle. Non si era reso conto di essersi fermato lì. Il suo cervello non ragionava bene, ogni volta che provava a pensare a qualcosa, la sua mente lo riportava a Danny. Avvertì un vuoto allo stomaco, ma si impegnò per non darlo a vedere.
«Hai una sigaretta?» decise poi di domandare. Brent non fumava, ma Danny sì. Se il ragazzo ne avesse avuta una, allora significava che il destino gli stava dicendo qualcosa. Questi sorrise, estraendo un pacchetto di malboro dallo zaino e tirandone fuori due. Una se la infilò in bocca, l'altra la porse Brent, che se la rigirò un momento tra le mani. Ad un certo punto, si decise e se la infilò tra le labbra. Tirò fuori l'accendino che teneva sempre in tasca – perché Danny era solito dimenticarlo – e la accese, poi fece lo stesso con quella dell'altro ragazzo.
«Mi dici una cosa?» chiese, ancora, il ragazzo. Brent alzò le spalle, facendo un tiro e chiudendo per un momento gli occhi. Paradossalmente, quel gesto lo faceva sentire vicino a Danny. Lo immaginava, su quella barca, mano nella mano con Liam. Era felice, nei suoi sogni, e quello, un po', riusciva a tirarlo su di morale.
«Perché?» fece quindi, cercando di riprendersi.
«Credo sia solo... voglia di dare una mano» rispose l'altro. Brent sorrise. Ne avrebbe avuto tanto bisogno, ma non era una persona che, solitamente, chiedeva aiuto. Però, quella era una giornata particolare. Decise di tentare, tanto non avrebbe mai rivisto quel giovane.
«Chiedimi quello che vuoi, c'è solo una regola» annunciò. l'altro corrugò la fronte.
«Quale?» cercò di capire. Brent fece un altro tiro, chiudendo ancora gli occhi. Danny si sarebbe divertito a fare quel gioco.
«Giusto il tempo di una sigaretta» chiarì, indicandosi le mani. Il ragazzo sembrò pensarci per un momento, poi si fece coraggio e la sua bocca si mosse, pronunciando le tanto agognate parole.
«Perché piangi?» gli chiese. Brent sorrise. Il tempo di quella sigaretta non sarebbe mai bastato. Come poteva raccontargli tutta la sua vita in un minuto? Come poteva spiegargli cosa significasse Danny per lui, in quel breve momento? Anche con tutto il tempo del mondo, non sarebbe riuscito a far capire a qualcun altro la particolarità del loro rapporto.
«La vita è fatta di momenti belli e momenti meno belli. È fatta di scelte difficili, di errori, di recriminazioni. È solo questo... avrei voluto chiedergli di rimanere, ma ormai è tardi. Certo, lo so, se lo avessi fatto, immagino che non sarebbe riuscito a prendere quel treno. Vedi, quanto eravamo legati?» rispose, in maniera un po' confusa. L'altro deglutì.
«Non capisco» ammise. Brent sorrise ancora. Era ovvio. Nessuno avrebbe potuto capire. Si asciugò gli occhi, osservando la sigaretta. Non avrebbe finito di fumarla, non faceva per lui. La spense, rigirandosela tra le mani, poi raccolse da terra il pezzo di carta che aveva appallottolato poco prima. Lo guardò attentamente, porgendolo poi all'altro ragazzo.
«È impossibile che tu capisca» disse. L'altro afferrò la lettera di Danny, quindi Brent sospirò e lo superò, incamminandosi verso casa senza guardarsi indietro. Mentre, quel ragazzo che, forse, conosceva, iniziò a leggere qualcosa che non avrebbe mai potuto capire.

Brently, lo so, sarà una doccia fredda. Quando leggerai questa lettera, probabilmente sarò già sul treno per Hampton. Ho deciso di fare una pazzia, ho deciso di volare, di seguire il mio istinto e di andare in Europa. Ti volevo scrivere due righe per dirti quanto tu sia importante nella mia vita. Sei sempre stato l'unica cosa che mi ha tenuto in piedi e, per anni, ho fatto affidamento unicamente su di te. Anche per questo, ora devo partire. Devo cominciare a imparare a fare affidamento su me stesso, e devo seguire il mio cuore. Non è un addio, però. È un arrivederci, perché tornerò. Siamo collegati, dopotutto. Ti ricordi quando ho iniziato a fumare? Avevamo dodici anni, e tu – neanche a dirlo – eri assolutamente contrario. Ti ho mai detto che sei sempre stato schifosamente perfetto? Comunque, quel giorno ho rubato le sigarette dal cassetto di mio fratello, e ne abbiamo fumate due. Io non riuscivo a farlo, continuavo a tossire, e tu non capivi perché io fossi così ostinato. Però, mi hai aiutato lo stesso. Mi hai obbligato a impegnarmi, hai inventato quello stupido gioco. Possiamo dire che, se sono un fumatore, è solo colpa tua. Perché ti cito questo episodio? Perché rappresenta tutto ciò che tu sei per me. Persino in una cosa così stupida, sei stato perfetto. Mi spaventa non averti più tra i piedi, e mi spaventa ancor di più non poter contare su di te ogni giorno. Il nostro legame è sempre stato più di un'amicizia. Come definirlo? Non ne ho idea. Non serve, non è mai servito. Ci siamo sempre sostenuti a vicenda, siamo sempre stati noi due contro il mondo. So che sarai triste nel leggere queste righe, ma ti prego, non esserlo. So che ti sentirai solo, perché vale lo stesso per me. So che sarà dura, ma la supererai. Quindi, come hai fatto tu quando avevamo dodici anni, questa volta voglio aiutarti io. Ti do un minuto per essere triste, per pensare a me, per renderti conto di ciò che è successo. Poi, devi tornare ad essere lo stesso Brent di sempre. Stai vicino a Jack, che ne avrà bisogno, e lega con Stefan, che non è una brutta persona. Sei pronto? Accendi una sigaretta e, per una volta, non essere così schifosamente perfetto. Hai fatto? Bene, ora fumala. E lasciati andare. Ma, mi raccomando, hai giusto il tempo di una sigaretta...

Il Tempo di una SigarettaWhere stories live. Discover now