Capitolo 14

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«Sì, mamma» ripeté per l'ennesima volta Danny, guardando Cindy negli occhi. Lei sbuffò nuovamente, sforzandosi evidentemente di non lanciare qualcosa.
«Anziché dire di sì e prendermi per il culo, spiegami perché non dovresti andare a quel fottuto college. Se non mandi la domanda in fretta, non potrai proprio essere ammesso!» urlò lei, passandosi una mano tra i capelli.
«Questo l'hai già detto» gli ricordò Danny, a testa china davanti a lei.
«Va bene, ci rinuncio. Hai vinto. Anzi, sai che ti dico, io mi sono stancata. Da oggi sono fuori» annunciò. Danny aggrottò la fronte, guardandola di sbieco.
«Fuori da cosa esattamente?» chiese. Lei alzò le spalle.
«Dalla tua vita. Avevo già deciso di farlo, ma aspettavo la conferma definitiva. Ho preparato le carte, il bed and breakfast rimane chiuso fino a data da destinarsi, e io ho già le valigie pronte» spiegò. Danny sentì il proprio ritmo cardiaco incrementare notevolmente. Quella era una delle follie di sua sorella.
«E dove vorresti andare?» tentò di capire.
«Ho già contattato una vecchia amica, me ne vado a New York. Tu e Jack dovrete cavarvela senza di me» chiarì. In un contesto normale, Danny avrebbe esultato per quella decisione, ma in quel caso pensava che, in un modo o nell'altro, sarebbe rimasto svantaggiato.
«Penso sia una soluzione drastica» ammise. Lei scoppiò a ridere.
«È per la mia salute mentale. Se continuo a rimanere qui, impazzirò» rispose. Danny le avrebbe voluto dire che era già pazza, ma si trattenne.
«Se questa è la tua decisione, buona fortuna» concluse. Lei scosse il capo.
«Non tenti nemmeno di fermarmi. Assurdo» commentò. Danny sorrise. Sapeva che, alla fine, in qualche modo sarebbe rimasto svantaggiato. Ecco che Cindy era pronta a fare i suoi giochi psicologici per farlo sentire in difetto.
«Non rimarrò qui a sentire le tue stronzate» annunciò però il ragazzo, superandola di fretta e uscendo dalla porta principale. Non sapeva se Cindy avesse realmente deciso di partire o fosse tutta una messa in scena fatta per spronarlo a iscriversi al college, ma non gli importava. Era adulta e aveva la facoltà di decidere della propria vita. Se fosse andata a New York, tutti ne avrebbero beneficiato. Altrimenti, tutto sarebbe rimasto come sempre. Il freddo di gennaio lo punse immediatamente, obbligandolo a stringersi nella propria giacca. Il sole era luminoso quella mattina, e irradiava la strada insinuando i propri raggi tra gli alberi e riflettendosi sulle superfici abbastanza lucide da permettergli di brillare anche sulla terra stessa. Afferrò il cellulare e selezionò il contatto di Brent, certo che non gli avrebbe mai risposto. Per sua grande sorpresa, però, sentì degli squilli e pochi secondi dopo, la voce dell'amico gli riempì le orecchie.
«Ehi, Danny, mi hai anticipato. Ti stavo per chiamare» esordì questi. Danny si sentì immediatamente meglio, accantonando la rabbia provata per Cindy e la tristezza ancora presente per la situazione con Stefan.
«Brent, non sai quanto sono felice di parlarti» confessò.
«È successo qualcosa?» domandò l'amico. Danny chiuse gli occhi un momento, ragionando sul da farsi. Era mattina presto, e sarebbe dovuto andare a scuola. Decise di andarci a piedi, così da poter parlare con Brent mentre camminava.
«Cindy ha dato di matto. Non ho capito se parte o meno, ma pare abbia intenzione di andarsene. Cazzo, tutto si sta sgretolando qui. Non vedo l'ora che torni» disse sinceramente, optando per la versione breve ma onesta.
«Dio, Danny, mi dispiace. Ancora non so quando torno, ma cercherò di anticipare il più possibile. Siamo fratelli, dopotutto, no?» rispose. Danny contrasse la mandibola. Era egoista a volere che lui tornasse? Doveva forse lasciarlo stare e fargli godere il periodo con sua madre in pace?
«Sì. Grazie, Brent, lo apprezzo molto» acconsentì poi.
«Eppure sento che non è tutto» commentò, però, l'amico. Danny sorrise, stiracchiandosi leggermente mentre continuava a camminare.
«Cindy è un problema, poi c'è la questione sentimentale. Fatico a superare la cosa con Stefan. E, cazzo, non so veramente come andare avanti» annunciò.
«Ehi, amico, credo che tu debba solo aspettare. So che stai vivendo momenti duri, ma la lontananza aiuta. E se vi riavvicinaste, assicurati che lui abbia buone intenzioni, altrimenti sarò io per primo a dargli una lezione quando torno. In caso contrario, appunto, la supererai col tempo e trovando dei chiodi che scaccino il chiodo» spiegò Brent. E aveva ragione, come sempre, ma a parlare erano bravi tutti. Danny viveva quella situazione in prima persona, ed era uno schifo totale.
«Ho conosciuto un ragazzo. Oddio, conosciuto è un parolone. Ci siamo scontrati in corridoio. Non l'avevo mai visto, eppure sapeva il mio nome. Mi ha intrigato tanto» disse poi. Brent rise.
«Perché ti interessa? È figo almeno un quarto di Stefan Perkins?» domandò quindi. Danny arrossì per quelle domande imbarazzanti. Lui e Brent parlavano di qualsiasi cosa, ma non era mai stato a suo agio a discutere di ragazzi col suo amico totalmente eterosessuale. Gli sembrava quasi una forzatura, come se lo obbligasse a pensare a cose che, nella sua mente, probabilmente non erano nemmeno contemplabili.
«Io... non lo so. Mi ha colpito. È un ragazzo strano, è biondo e ha gli occhi azzurri. E sì, è figo. Decisamente, cazzo. Non quanto Stefan, lui è perfetto. Ma non importa, è già oltre la mia portata. Ma non so nemmeno se sia gay o come si chiami, so solo che, in qualche modo, mi ha colpito» tentò di chiarire il ragazzo.
«È stato un colpo di fulmine, come con Stefan. Probabilmente, a te succede così. Ognuno di noi si sente attratto da altre persone con tempi e modi molto soggettivi. Tu, probabilmente, senti subito qualcosa. Una sorta di istinto interiore che ti dice che lui, in qualche modo, ti interessa. È bello che sia così, e credo tu debba scoprire di più su questo ragazzo. Metti in campo le tue doti da stalker e sorprendimi» lo incoraggiò. Danny sorrise ancora.
«Grazie, Brent. Ti lascio andare. Ci sentiamo» si congedò, attaccando il telefono. Il suo amico aveva ragione anche su quello: doveva scoprire di più di quel nuovo ragazzo. Chissà che, conoscendolo meglio, non sarebbe riuscito veramente a smettere di pensare a Stefan.

Il Tempo di una SigarettaWhere stories live. Discover now