Capitolo 6

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Danny si svegliò col peggiore mal di testa della propria vita. Si tastò subito il capo, udendo un fischio nelle orecchie. Si voltò di getto, maledicendo la luce del sole che si insinuava nella stanza dal vetro della finestra. Notò solo allora di essere solo. Corrugò la fronte, alzandosi a fatica, e osservò l'orologio. Erano le dieci e trenta, ciò significava che sua sorella aveva già inevitabilmente notato la sua assenza ed era sul punto di chiamare l'FBI per cercarlo. Estrasse il cellulare, e rimase sbalordito nel non trovare alcuna chiamata. Ottimo, probabilmente era successa l'unica cosa peggiore di una crisi di nervi di sua sorella: si era dimenticata di lui. Sorrise amaramente, uscendo dalla stanza da letto. Il bungalow era piccolo, quindi si guardò attorno rapidamente e, notando l'assenza di Brent, riafferrò il cellulare e tentò di chiamarlo. Gli rispose la segreteria, quindi attaccò. Cosa diavolo stava accadendo a tutti? Iniziò a pensare di essere in una sorta di film post-apocalittico, nel quale era l'unico sopravvissuto sulla faccia della terra. Devo trovarmi un cane con il quale condividere il resto dei miei giorni, pensò. Si annusò le ascelle, facendo una smorfia. Puzzava in una maniera esagerata di un misto tra sudore e alcol, quindi aprì la porta del bagno e si infilò sotto la doccia. Ne uscì cinque minuti dopo, rimettendosi purtroppo i vestiti sudati della sera prima. Tentò ancora una volta di contattare Brent, ma nuovamente non ottenne risposta, quindi sistemò come poteva il letto e si accertò di raccogliere tutti i propri effetti. C'era veramente qualcosa di strano in tutto ciò: non vi era nulla di Brent. Né il telefono, né il portafogli – che tendeva a dimenticare ovunque – o la giacca. Era come se non fosse mai stato lì, ma Danny ricordava chiaramente che era stato lui ad accompagnarlo. Afferrò le chiavi dell'auto e uscì dal bungalow, chiudendosi la porta alle spalle. Quando l'ebbe fatto, corrugò la fronte, osservando l'ennesimo elemento di stranezza di quella mattina: nella toppa, dal lato esterno, erano inserite le chiavi. Le ruotò, per chiudere l'uscio, e le estrasse, passandosele tra le mani. Si voltò e si guardò attorno, notando solo alberi, udendo cinguettii e null'altro.
«Brent, ci sei?» provò a gridare, non ottenendo alcuna risposta. La sua auto, però, era ovviamente lì parcheggiata. Dove sarebbe potuto andare a piedi? Se fosse andato a correre, avrebbe lasciato la giacca in stanza, ma così non era. Con una strana sensazione addosso, si sedette in auto e chiuse ermeticamente le portiere. Cercò il numero di casa di Brent tra i contatti e fece partire la chiamata. Dopo un paio di squilli, sentì la voce di Serena Howe rispondere.
«Pronto?» disse la donna.
«Signora Howe? Sono Danny. Volevo chiederle se Brent è lì a casa» fece il ragazzo. Dall'altro capo si udirono dei rumori, poi lei rispose.
«No, ho appena controllato al cellulare. L'ultimo suo messaggio è di stanotte, mi avvisava che avrebbe dormito da te. Va tutto bene?» domandò. Danny scosse il capo. No, non andava bene. Aveva la chiara sensazione che fosse accaduto qualcosa, ma non voleva allarmare la madre prima che fosse dimostrato il suo sentore.
«Sì, non si preoccupi. Sarà stata solo un'incomprensione. Quando torna, può dirgli di chiamarmi?» tentò di tranquillizzarla.
«Certo. A presto, Danny» si congedò la donna, attaccando. Danny mise in moto il veicolo e procedette lungo il sentiero, sino a raggiungere la strada principale. Guidò per pochi minuti, prima di fermarsi alla stazione di polizia. Parcheggiò e scese dal veicolo, poi entrò nella struttura. L'anziana donna alla hall gli sorrise.
«Ciao, Danny. Come stai?» chiese. Si trattava dell'inconfondibile Sharon Cross, la poliziotta che, da anni, era addetta a gestire gli arrivi alla stazione.
«Salve, signora Cross. Bene. C'è mio fratello, per caso?» domandò il giovane. Lei annuì.
«È appena tornato. Brutta roba, quella che è successa oggi» commentò. Danny sentì il cuore accelerare improvvisamente. Cosa era accaduto? Era possibile che fosse qualcosa che coinvolgeva Brent? Improvvisamente, sentì le forze mancargli e si appoggiò alla parete. Se fosse stato qualcosa di grave? Se Brent fosse morto? Come poteva vivere senza di lui? «Va tutto bene? Sembri pallido»
«Io... sì, mi scusi. Cosa... cosa è accaduto oggi?» tentò di capire, cercando di reggersi autonomamente in piedi. Tra i postumi della sbornia e quella situazione, non sapeva come potesse non crollare a terra da un momento all'altro.
«Non l'hai sentito? È stato trovato un cadavere nel bosco. Non posso dirti altro, per ovvi motivi di indagini» spiegò lei. Danny si sentì mancare. Il bosco era esattamente dove si trovava il bungalow, e con Brent introvabile, il collegamento fu istantaneo. Tentò di esibire un sorriso, poi superò la postazione della donna e accelerò il passo lungo il corridoio che lo separava dallo spazio comune. Sbucò dalla porta e si guardò attorno: quattro agenti stavano confabulando al centro, e uno di essi alzò il capo e lo guardò, quindi diede una gomitata a Jack, che si accorse quindi della presenza del fratello e si congedò dal gruppo, raggiungendolo.
«Danny, non è giornata» esordì lui. Il più giovane lo guardò negli occhi.
«Jack, ti prego, dimmi che non è Brent. So che non potresti farlo, ma ti prego, sono tuo fratello» lo pregò. Jack corrugò la fronte, allungando un braccio e afferrandogli la spalla.
«Di cosa stai parlando? Stai bene?» chiese. Danny scosse il capo, col cuore che batteva a mille. Aveva bisogno di sentirsi dire che non era di Brent il cadavere ritrovato, altrimenti non sarebbe stato per nulla bene.
«Il cadavere che avete trovato nel bosco, è Brent?» domandò direttamente.
«Cristo, no. Dio, come puoi pensare che... cioè, te l'avrei detto subito, cazzo. Perché pensavi fosse Brent?» cercò di capire il poliziotto. Danny sentì il cuore alleggerirsi e sospirò, chiudendo per un momento gli occhi e lasciando scorrere una lacrima che aveva trattenuto fino a quel momento.
«L'avete trovato nel bosco. Io... ero al bungalow del signor Rush con Brent stanotte. Ma è da questa mattina che non so dove lui sia, ha il telefono spento e a casa non è stato» raccontò. Jack gli strinse ancora la spalla.
«Va tutto bene, Danny, il corpo è di una donna di sessantotto anni. Pensiamo sia un attacco di cuore, probabilmente alloggiava in uno degli altri bungalow del posto. Comunque, è strano che Brent non si trovi» commentò il più grande. Danny avvertì ancora quella sensazione.
«Puoi aiutarmi a cercarlo? Lo so che hai altro da fare, ma... ho bisogno di sapere che sta bene» tentò. Jack si guardò attorno, poi si voltò ancora verso il fratello.
«Dammi cinque minuti e andiamo» decise, allontanandosi e tornando verso i colleghi. Danny si sentì sollevato, e sperava che tutto fosse una semplice disavventura da raccontare ai nipoti, anche se, onestamente, il suo istinto gli diceva altro.

Erano passate due ore, e Danny e Jack avevano cercato ovunque. Erano stati a casa di Brent, allarmando così Serena. Avevano spiegato la situazione alla madre, che li aveva aiutati come poteva. Avevano deciso, quindi, di tornare al bungalow e osservare la situazione. Non v'era traccia di Brent, anche se Jack aveva trovato alcune impronte che sembravano dirigersi verso la zona centrale di Allenstown. Così, dopo quei flop, non avevano potuto far altro che tornare alla stazione di polizia. Jack si era rimesso al lavoro, promettendo a Danny di informarlo se mai avesse scoperto qualcosa nel corso delle indagini, mentre il più giovane aveva deciso di procedere a piedi verso casa. Così, percorse solitario le vie di Allenstown, cercando di calmare le proprie emozioni. Il freddo di novembre si insinuava oltre il proprio abbigliamento, con un vento gelido che soffiava sbattendo le imposte e infrangendosi contro i pesanti portoni delle case. Quando vide un volto conosciuto infondo alla via, scosse il capo, sperando di non incrociarlo. Procedette, però, per la propria strada, avanzando verso Stefan Perkins che, ignaro della sua presenza, era intento a consultare il cellulare mentre camminava. Era decisamente attraente: indossava dei pantaloncini sportivi verdi e una maglietta attillata nera. Era un evidente tenuta da sport: si poteva infatti notare il suo sudore sulla fronte e sull'abbigliamento, probabilmente dettato da una recente corsa. Non appena l'altro si accorse di lui, ripose il telefono in tasca e lo guardò con un'espressione poco felice. I suoi occhi grigi si scorgevano anche a distanza da quanto irradiavano l'ambiente col loro colore unico. Pochi secondi più tardi, si trovarono faccia a faccia. Danny sapeva di doversi scusare, ma non era decisamente dell'umore. Gli avvenimenti di quel giorno avevano fatto passare in secondo piano ogni altra dinamica della sua vita.
«Mi spiace di aver fatto la tipa mestruata ieri sera» esordì, invece, Stefan. Danny sbuffò. Perché si scusava lui? Non aveva colpe, era stato il moro a comportarsi come uno stronzo.
«No, Stefan, sono io che mi devo scusare. Però ti prego, oggi non è giornata» commentò. L'altro corrugò la fronte e si avvicinò di un passo.
«Stai bene?» gli chiese. Danny alzò gli occhi al cielo.
«No, non sto bene. Vorrei solo... non lo so, vorrei andarmene via da tutto e tutti» rispose.
«Cos'è successo? Ti va di parlarne?» indagò il biondo, passandosi una mano tra i capelli per sistemare un ciuffo ribelle.
«Onestamente no, ma tanto lo saprai a breve. Brent è scomparso» spiegò. Stefan spalancò gli occhi, allungando una mano e toccandogli il braccio.
«Dio, Danny, mi dispiace un sacco. La polizia sta indagando?» si informò. L'altro annuì.
«Vorrei non parlarne. Ora scusami, cercavo di fare due passi per... evadere un momento» confessò. Stefan sembrò ragionare rapidamente, quindi sorrise.
«Se me lo permetti, vorrei aiutarti» propose.
«Come?» domandò, a quel punto, uno scettico Danny.
«Vieni con me. Ti porto in un posto speciale. Ti prometto che ti aiuterà a staccare un po', a non pensare» disse poi. Danny rimase interdetto da quella proposta. Una parte di lui voleva accettare quell'aiuto inaspettato, ma l'altra, più razionale, faceva sfornare al suo cervello un elenco piuttosto corposo di motivazioni per le quali non era sensato farlo. Prima tra tutte: sino a quel momento, tra loro, le cose non erano andate benissimo. Che senso aveva impelagarsi in un'altra situazione nella quale avrebbero discusso o peggio? Poi, sentì quasi la voce di Brent che gli diceva di accettare, di buttarsi. Poteva immaginarlo lì, in quel momento. Tanto tu per ritrovarmi non puoi fare nulla ora. Allora, tanto vale accettare, no? Vai, divertiti e portati i preservativi, avrebbe detto.
«Non lo so» rispose però lui. Il suo cuore era frastornato da una serie di emozioni per la recente sparizione di Brent, e non riusciva a capire se gli stesse mandando dei segnali.
«Decisione tua, Danny. Hai due possibilità: startene qui a rimuginare, a camminare in questo buco di merda, oppure buttarti, seguirmi e, chi lo sa, scoprire che forse non è così male stare con me. Quindi, Danny Myers, cosa decidi di fare?»

Il Tempo di una SigarettaWhere stories live. Discover now